L'IMBOSCATA - Juventus come un vecchio Nokia. E anche con Chiesa e Pogba non cambierà. Allianz Stadium vuoto: c'è un motivo. Allegri-Spalletti: la differenza

Andrea Bosco ha lavorato al “Guerin Sportivo“, alla “Gazzetta dello Sport“, al “Corriere d'Informazione”, ai Periodici Rizzoli, al “Giornale“, alla Rai e al Corriere della Sera.
07.10.2022 00:17 di  Andrea Bosco   vedi letture
L'IMBOSCATA - Juventus come un vecchio Nokia. E anche con Chiesa e Pogba non cambierà. Allianz Stadium vuoto: c'è un motivo. Allegri-Spalletti: la differenza
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di Andrea Bosco

Il tifoso si prende (assieme a Madama) i tre punti, le vittorie consecutive e i sei gol segnati in due gare. L'opinionista “pesa“ le magie di Di Maria, l'anomala prestazione (in positivo con doppietta) di Rabiot, il gol di Vlahovic e altre buone cose. Ma “pesa“ inevitabilmente anche anche lo “scialo“ di Vlahovic (che avrebbe potuto farne tre), valuta la crisi di Kean (la più nitida occasione, sprecata, l'ha avuta lui) valuta i “mancamenti“ di una squadra improvvisamente impacciata anche di fronte a degli onesti “castroni“ come gli israeliani. Valuta le pecche della difesa  (dal portiere ai centrali), valuta l'ennesimo infortunio di De Sciglio, valuta un Kostic leggero come un piumino. Valuta l'opacità (rugbistica) di un Paredes al quale la palla sembra scottare tra i piedi. Valuta un Allegri che non riesce ad entusiasmare. Lo stadio mezzo vuoto non è solo un modo(sbagliato a mio parere) di protestare. Lo stadio mezzo vuoto è anche una domanda posta dai tifosi (sempre a mio parere) ad Allegri: come mai non ti sei aggiornato come sembra aver  fatto Spalletti? Il Napoli è  meraviglioso: un piacere per chi ama il calcio. Più spumeggiante (e senza Osimeh) persino di quello di Sarri. Ma Spalletti non era “questo“. La sua Roma e la sua Inter non giocavano in questo modo. Ora: puoi azzeccare un talento (georgiano) capace di fare quanto la maggior parte dei calciatori in Italia non fa più: dribblare e segnare. Puoi azzeccare gli attaccanti di complemento (Raspadori e Simeone). Ma il resto della squadra (a parte il polacco) è  normale. Si vede la mano dell'allenatore e quella  dei preparatori. 

Quindi, la domanda per Allegri è:  perché la Juve, no?  Magari Allegri potrebbe rispondere: non ancora. Ma lo saprebbe anche lui di svicolare. La Juve sembra un vecchio Nokia: solido ma  privo delle funzioni di uno smartphone. Allegri sembra un  canta-autore che “ha perso la mano“. E ci può stare. Bob Dylan è stato il più grande. Un cantastorie insignito del Nobel per la Letteratura.  Quando si esibiva con chitarra ed armonica in bocca sfornava musica e testi sublimi come “Like a  Rolling Stone“. Poi ha attraversato il periodo “mistico“. Il periodo influenzato dalla filosofia  indiana. E i suoi testi (dimentichi di Woody Guthrie) sono diventati meno freschi, la sua musica (accantonato il folk),  più concettuale. Capita anche agli allenatori:  anche ai più bravi. Prigionieri, quasi sempre, del proprio passato.

La Juve gioca (e continuerà a giocare) “antico“. Anche quando rientreranno Chiesa e  Pogba. Avrà più armi, più talento, più corsa, più tecnica, più peso fisico in mezzo al campo. Ma non cambierà stile di gioco. Magari vincerà, anche largamente, magari lotterà per lo scudetto. Ma non sarà mai il Napoli visto contro il Liverpool e l'Ajax . Una Juve del genere è racchiusa nei ricordi: la stagione nella quale Madama andò a strapazzare con sei reti il Milan al Meazza.

Quel Milan che sabato la Juventus affronterà nella peggiore delle congiunture: una squadra ferita dopo la paga rimediata a Londra contro il Chelsea. Allegri riavrà Milik, ma non avrà Di Maria, vale a dire l'uomo in grado di accendere la luce. Di una cosa la Juve odierna è priva: di fantasia. Quella che aveva Dybala. Quella del Cuadrado che saltava l'uomo. Quella che in regia faceva dirigere le operazioni al genio Andrea Pirlo.  Per rimettere in sesto la stagione di Allegri a Milano servirebbe uno squillo. 

La Champion's resta un Everest da scalare: il pareggio di Lisbona tra Benfica e Psg complica le speranze di rimonta della Juve. In Italia se possibile le cose vanno anche peggio: la muta delle battistrada è consistente. Napoli e Atalanta sembrano dei  Verstappen: regolari e sfacciati.  Ergo Allegri dovrà arrischiare. Magari il naufragio, ma provando a vincere. Solo una vittoria può rinvigorire l'intristita (e siamo solo ad ottobre) stagione della Juve. Solo vincendo a Milano, Allegri  può sperare di riportare i tifosi allo stadio.

Devo delle scuse a Claudio Zuliani: lui ci aveva preso, io avevo sbagliato. Devo convenire che contro il Maccabi il francese ha disputato una gara egregia. Per poter rimontare, alla Juve servono i suoi gol: rari, finora,  come Gronchi Rosa. Il problema è che sabato il genio argentino della lampada non ci sarà. Quindi Rabiot dovrà mettersi in proprio senza attendere gli aiuti altrui . A meno che Allegri non arrischi Miretti: uno al quale difetta certamente l' esperienza, ma al  quale la palla non scotta tra i piedi.  Spiegava  il Vate: Memento audere semper. Vincere al Meazza per dare un segnale al campionato.  Per darlo ai tifosi. Ma soprattutto a se stessi .