Repubblica.it - La rabbia della polizia: "Non ce la facciamo più"

26.04.2015 23:50 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Repubblica.it -  La rabbia della polizia: "Non ce la facciamo più"
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Fulvio Bianchi, su Repubblica.it, ha raccolto le sensazioni del Viminale per gli episodi di violenza registrati nel derby della Mole e non solo: "Rabbia. Impotenza. Frustrazione. La polizia non ci sta più. E' stanca di fare da capro espiatorio. "Non ce la facciamo più", sostengono fonti qualificate. Una battaglia ad armi impari con i violenti da stadio, con molte bande di spacciatori che si stanno impadronendo sempre più delle curve. Una scontro con le istituzioni del calcio che sono lontane o, peggio, assenti. Al Viminale dopo gli ultimi fatti (gli striscioni di Roma, l'assalto al ritiro del Cagliari, le violenze di Torino) si respira una pessima aria. Il timore che la situazione possa peggiorare sempre più. Il rischio che prima o poi qualche bomba carta provochi davvero danni gravi, forse il peggio che si possa solo pensare. Ma come entrano tutti questi artifici (pericolosi e proibiti da tempo) nei nostri stadi? Ci sono filtraggi e prefiltraggi, poliziotti e steward: eppure petardi, fumogeni e addirittura bombe carta sono una (pessima) caratteristica tutta italiana. Dove sono le falle? Chi sbaglia? I nostri stadi sono un colabrodo, spesso indifendibili: molti sono aperti durante la settimana. A Roma, all'Olimpico, ci sono uffici, entrano centinaia di persone. Gli ultrà nascondono petardi e striscioni. Ma ci sono anche dei vili che si servono dei bambini per fare entrare le bombe carta: è successo ad esempio a Napoli. E un padre ieri a Torino era con il figlioletto per mano mentre prendeva a calcio il bus della Juve. Molti petardi sono nascosti nei panini o nella biancheria intima (dei bambini, appunto, e anche delle donne).

"Non possiamo controllare in tutte le mutande...", dicono fonti del Viminale. Nelle partite a rischio ci sono dei camper davanti gli stadi: vengono fatti test a campione. Ma non basta, ci spiegano: come facciamo con migliaia di persone? E' impossibile controllare tutti. I cani lupo e i rilevatori di esplosivi non sono efficaci.
"Nessuna clemenza verso nemici dello sport" ha detto il ministro Angelino Alfano. Ma al Viminale c'è chi ricorda come siano inutili proposte come Daspo a vita (incostituzionale) o Daspo europeo (molte nazioni non ne vogliono sapere). E c'è anche chi ricorda come esiste una legge che prevede un prelievo dall'1 al 3 per cento sui biglietti proprio per pagare gli straordinari i poliziotti: questa legge era stata voluta da Renzi, ma non è mai stata applicata da Alfano, non è mai stato stabilito esattamente quanto va pagato dai club. Perché? Il sospetto (anzi, la certezza) che ci siano state pressioni dei club e delle Leghe di calcio. Al Viminale c'è rabbia contro il mondo dello sport e c'è chi ricorda come al recente congresso alla Sapienza si erano presentati il capo della polizia (Pansa), quello della Task Force (Panico), i vertici dell'Osservatorio (Intini, Forgione, Massucci) mentre le istituzioni calcistiche erano rappresentate da un solo dirigente federale. Chi? Facile indovinare: Lotito. "Ognuno deve fare la propria parte, sostengono fonti del Viminale. Noi ci siamo stancati di mandare migliaia di uomini ogni domenica negli stadi". Ci siamo stancati, ricordano anche, di società (vedi Atalanta) che ritirano la querela contro gli ultrà. A Torino erano decine i tifosi all'assalto del bus juventino (e saranno presto identificati e daspati). A Torino c'erano agenti sotto copertura nelle curve (e ora faranno il loro rapporto). A Roma sono stati presi 4 ultrà per gli striscioni contro la mamma di Ciro Esposito:altri verranno daspati più avanti. A Cagliari il questore Filippo Dispenza sta lavorando sodo per prendere quei tifosi che, con complicità interne (pare di due calciatori), hanno assaltato il ritiro di Assemini.
Ma l'immagine di quel tifoso che a Torino va alla partita col bambino per mano e prende a calcio il bus dei rivali, dei nemici, spiega tante, troppe cose. "Ma così-dicono dal Viminale-non si può più andare avanti".