Raiola racconta tutti i retroscena dell'affare Nedved

29.01.2015 09:40 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Raiola racconta tutti i retroscena dell'affare Nedved
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Mino Raiola ha raccontato anche del rapporto con Pavel Nedved a Gazzetta dello Sport: "La sua presenza alla Juve è sempre stata per me un fattore contrario. Lui mi ha sempre giurato: “Alla Juve non vado mai”. Poi hai presente quelli che entrano in una setta e dopo poco diventano i capi? Ecco: Pavel è così. Tant’è vero che quando litigai con Jean Claude Blanc e avevo la proposta dell’Inter, facemmo una cena da Moratti e c’era pure Mourinho che gli fece: “Vieni da noi e vinciamo il triplete”. Lui ne parlò con alcuni degli Agnelli: c’è chi gli disse “Vai pure”, e chi invece “Se vai mi spezzi il cuore”. Decise di non andare, poi iniziò a chiamarmi: “Se c’è un dio, l’Inter non vince il triplete”. E io: “No, se c’è un dio l’Inter lo vince”. Pavel è così, se gli dico che ho trovato Maradona so che lo metto in difficoltà, e non lo coinvolgo".


Ecco l'estratto sul passaggio alla Juve sempre da Gazzetta dello Sport: "Pavel e la moglie avevano quest’idea che stavano bene a Roma. Io invece avevo capito che era il momento di portarlo via, quella Lazio non poteva reggere. Così dico a Cragnotti: “Nedved ama la Lazio più di te. Se gli dici che deve andare via per aiutare il club io ce la faccio, ma se gli offri un euro di stipendio per rimanere lui rimane”. Facciamo l’incontro all’Hilton Montemario. Cragnotti è con suo figlio Massimo, ed esordisce: “Pavel, fammi un piacere: non ti posso vendere ma tu riduciti lo stipendio e poi ricontrattiamo”. Escono i giornali e scrivono che Pavel ha rinnovato. Io sapevo che Moggi aveva il cambio di tesseramento in mano, ma non sapevo che Massimo Cragnotti voleva farmi un piacere. Sentite qua: arriviamo a Formello con Pavel tutto contento, con una penna di Cartier che gli aveva regalato la moglie. Guardo le carte e gli dico che può firmare. Lui fa per prendere la sua penna, arriva Massimo e gliene butta un’altra facendo: “Tié, firma”. Pavel mi guarda, e firma con la sua, di penna. Poi esce e fa “Ma guarda questo...”. E io: “Tranquillo, ora metto le cose a posto”. Poteva aver firmato anche dieci volte, ma se non ritiri il cambio di tesseramento l’accordo resta accordo. E chiamo Moggi. Lì Luciano è stato intelligente ma anche furbo. Ci eravamo messi d’accordo per tenere segreta la cosa, lui ha dato la notizia che Pavel era a Torino. Arriva l’aereo privato, e ci sono 40 giornalisti. Io intanto dovevo convincere la moglie: era luglio, a Roma cadevano gli uccelli dall’albero per il caldo, arriviamo lì e la gente girava in pelliccia. Lei esce dall’aereo e attacca a piangere. E io: “No, è solo un giorno così”. Andiamo da Giraudo, lui prende Pavel e gli fa: “Ma lei vuole venire alla Juve? No, perché il suo procuratore non è normale, quindi se vuole venire deve cambiarlo”. Pavel chiede una penna. Io sudo freddo. Pavel fa: “Dov’è il contratto?”. Gli danno un foglio, lui firma e me lo da: “Tieni Mino, questa è la firma, fai quello che vuoi. Io me ne vado”. Così mi giro verso di loro: “A quanto era la trattativa? Mi sa che dobbiamo rifarla”. Pensate che all’inizio faticava perché si allenava troppo. Un giorno mi chiama Umberto Agnelli: “Signor Raiola, mi tolga una curiosità”. Da premettere che sono cresciuto con mio padre che faceva il meccanico e diceva sempre che la Fiat ha rovinato tutte le macchine. E lui: “Vado in ufficio alle 8 e lo vedo che corre, torno a casa alle 19 e lo vedo che corre, mi chiedo se si alleni anche con la Juventus...".