Castellacci al Corsport propone: "Quarantena di 7 giorni o il campionato non finirà"

02.06.2020 09:40 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
Castellacci al Corsport propone: "Quarantena di 7 giorni o il campionato non finirà"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

L’ex medico della Nazionale Enrico Castellacci, ora presidente della Libera Associazione Medici Italiani del Calcio (Lamica), ha commentato al Corriere dello Sport la ripresa del campionato e l’annuncio del nuovo calendario: “Diciamolo: è già una grande vittoria. Buona parte del merito va alla Figc che non si è fermata ai primi “no” e ai muri che la politica ha alzato in questi mesi. Sta ripartendo il mondo, i locali si riempiono, i negozi riaprono, nelle strade scorre vita. Mi sembra giusto che anche un’industria importante come quella del calcio abbia le stesse possibilità”.

Sul protocollo: “I club che militano nel massimo campionato potranno applicarlo tranquillamente, ma possiedono potenzialità economiche, organizzative, logistiche e umane non paragonabili. Per le altre leghe la vedo più difficile. Come associazione abbiamo portato in Federcalcio due documenti per dare voce ai medici di Serie B e Serie C: i primi hanno delle perplessità, i secondi nel 90% dei casi affermano che difficilmente potranno far rispettare il protocollo. Come trovano i test? Come organizzano i ritiri blindati qualora ce ne fosse bisogno? E poi, scusate se è poco, in Serie C di solito un medico lavora part time. Non riuscirebbe nemmeno a fare la quarantena con il resto della squadra. Non è un caso che la Lega Pro si volesse fermare”.
 
Sulla quarantena per tutta la squadra: “Se volontà federale e volontà politica coincidono e se tutti hanno scelto di andare avanti, come sembra, perché non pensare a una riduzione della quarantena a sette giorni? Soltanto così il campionato potrebbe andare avanti. Le condizioni sanitarie del Paese continuano a migliorare, bisogna accorciare i tempi del ritiro fiduciario dove comunque la squadra, escluso il positivo, continuerebbe ad allenarsi ma senza poter giocare. Quattordici giorni sono troppi e la normativa del ministero della salute è del 21 febbraio. Nel frattempo è mutato lo scenario”.
 
Sui piani B e C: “Questo lo decide la Federcalcio. Io la vedo da un punto di vista medico: la diminuzione della curva epidemiologica ci porta a sperare che non ci saranno nuovi contagi. Potrebbe però accadere il contrario, specialmente quando ripartirà il campionato e ogni turno si muoveranno 3.000 persone in 10 diverse città tra calciatori e addetti ai lavori. Cominciare è un successo, fermarsi di nuovo sarebbe una tragedia”.
 
Sugli stadi a capienza ridotta: “In questo momento la vedo dura. Se c’è l’obbligo di mettere in quarantena 300 persone per un solo caso di Covid-19, figuriamoci cosa potrebbe succedere se entrasse il pubblico negli impianti… Facciamo un passo alla volta”.