Acerbi: "Mi sento triste e dispiaciuto, non mi si può dare del razzista per una parola malintesa. Ho temuto per la mia carriera"

29.03.2024 10:50 di  Giuseppe Giannone   vedi letture
Acerbi: "Mi sento triste e dispiaciuto, non mi si può dare del razzista per una parola malintesa. Ho temuto per la mia carriera"
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Intervistato dal "Corriere della Sera", Francesco Acerbi, difensore centrale dell'Inter, parla, per la prima volta, della sentenza che lo ha assolto dalle accuse di razzismo nei confronti del collega Juan Jesus durante Inter-Napoli: "Come mi sento? Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti.

Parlo solo adesso perché avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c'è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto. 

Sentenza liberatoria? Lo è stata, ma nella liberazione sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per come era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Anche dopo l'assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Questa non è lotta contro il razzismo, non c'è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio Idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora mi emoziona.

Se ho temuto per la mia carriera? Se ti danno dieci giornate e passi per razzista cosa fai? Poteva succedere qualunque cosa: sarei stato finito non come calciatore, che mi interessa fino a un certo punto, ma come uomo. Tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. E non intendo sminuire nemmeno un po’: voglio che sia chiaro".