Ricordate quel giorno? CAGLIARI-JUVENTUS

La rivisitazione di alcune partite giocate dalla Juventus; storie di vittorie e di sconfitte per riassaporare e rivivere antiche emozioni
18.12.2014 11:00 di  Stefano Bedeschi   vedi letture
Ricordate quel giorno? CAGLIARI-JUVENTUS
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© foto di Daniele Liggi/TuttoCagliari.net

Stagione 1969/70 Il sergente di ferro Heriberto Herrera, dopo l’ultima stagione un pochino grigia, non è confermato e la panchina bianconera è affidata ad un comandante di burro, Don Louis Carniglia, che non ci mette molto a far cadere i giocatori negli equivoci e negli ozi che, cinque anni prima, avevano richiesto la presenza di un uomo forte. Carniglia, un argentino che ha già avuto in Italia altre esperienze da tecnico, non ha né il polso né la lucidità per impostare una squadra abbastanza rinnovata e i risultati, che sono lo specchio della situazione, non tardano a dargli torto. Quattro sconfitte nelle prime 8 giornate (fra le quali il derby) fanno decidere il presidente Catella, contro le sue abitudini, a esonerare il tecnico, prima che diventi problematico raddrizzare la situazione. La Juventus, con solamente 6 punti in classifica, è già staccata di 8 lunghezze dal Cagliari del cannoniere Gigi Riva e proprio il Cagliari, la domenica successiva, è la squadra che attende i bianconeri. Prima di cadere in zona retrocessione, una parola che il club torinese non vuole assolutamente pronunciare, è meglio prendere delle decisioni immediate.
Così fra l’ottava e la nona giornata Carniglia lascia il posto e viene adottata una soluzione interna, con il silenzioso e modesto Ercole Rabitti, responsabile del settore giovanile. Proprio in quei giorni, nel mercato di riparazione autunnale, la Juventus perfeziona l’acquisto di un sardo che gioca nel Brescia, tale Antonello Cuccureddu, che va ad aggiungersi alla lista degli arrivi estivi. Lista che comprende, tra gli altri, Francesco Morini e Bob Vieri dalla Sampdoria (in cambio di Romeo Benetti) e un giovane del vivaio di origine siciliana, andato a farsi le ossa a Savona e poi a Palermo, Beppe Furino, allievo di Rabitti.
Contro il formidabile Cagliari di quella stagione la Juventus rialza la testa e proprio con il sardo appena acquistato, Cuccureddu, pareggia la rete di Angelo Domenghini. Dopo quella partita succede l’incredibile: otto successi consecutivi, qualche pareggio meritato e altre vittorie. Insomma, quando nel girone di ritorno il Cagliari capolista si presenta al Comunale di Torino, la Juventus è imbattuta dalla partita di andata. La squadra isolana ha sempre camminato sicura, nel frattempo, ma Rabitti e i suoi ragazzi, con 27 punti totalizzati in 15 giornate, sono ormai a ridosso della capolista: 32 punti contro 34.
Per l’incontro l’attesa è enorme; si decide la diretta TV per accontentare tutti, ma uno sciopero dell’ultimo istante lo impedisce. In campo, Riva si conferma implacabile, ma la Juventus getta tutte le sue energie e va in vantaggio per 2-1, nella ripresa, grazie a un rigore rocambolesco, prima sbagliato da Haller (parato da Albertosi muovendosi in anticipo) e poi realizzato da Anastasi nella ripetizione. Sarebbe l’aggancio se l’arbitro Lo Bello, nel finale, non si rendesse ancora protagonista concedendo, per un fallo veniale su Martiradonna, il rigore del definitivo 2-2, realizzato dallo stesso Rombo di Tuono.
Il distacco resta invariato, quindi. Mancano sei giornate alla fine, tutto è ancora in gioco. Ma il contraccolpo psicologico è pesante, nel sodalizio juventino. E già la domenica successiva, dopo 16 partite utili, la compagine bianconera è seccamente sconfitta a Firenze, mentre il Cagliari, battendo di misura il Verona, spicca il volo. La Juventus scende al terzo posto, con qualche rammarico, ma con l’orgoglio di essere stata grande protagonista di questa stagione.
Ma per la società bianconera l’annata avrà nella storia un’importanza ancora più grande: Boniperti, finora dietro le quinte, è diventato amministratore delegato e consigliere tecnico. La Juventus ha trovato l’uomo che la condurrà all’antica gloria. Ma per ora ancora non lo sa; per ora ha fiducia in lui, come in Italo Allodi, manager che aveva costruito la “Grande Inter” di Moratti ed Herrera. Nasce, così, la grande Juventus degli anni Settanta.

Ritorniamo a quel Cagliari-Juventus. È il 16 novembre 1969 e allo stadio Amsicora di Cagliari scendono in campo le seguenti formazioni, agli ordini dell’arbitro Bernardis di Trieste:
CAGLIARI: Albertosi; Martiradonna e Zignoli; Cera, Niccolai e Tomasini; Domenghini, Nenè, Gori, Greatti e Riva.
Portiere di riserva: Reginato; tredicesimo: Brugnera.
Allenatore: Scopigno.
JUVENTUS: Tancredi; Salvadore e Furino; Marchetti, Morini e Castano; Leonardi, Del Sol, Haller, Cuccureddu e Favalli.
Portiere di riserva: Anzolin; tredicesimo: Roveta.
Allenatore: Rabitti.

Il commento dei giornali dell’epoca:

“LA GAZZETTA DELLO SPORT”:
La Juventus, senza Vieri e Anastasi, si è schierata come meglio non poteva, ha spinto al massimo del rendimento i suoi uomini, ammirevole in Del Sol, Cuccureddu e via via tutti gli altri, e ha affidato al gran correre dei più le poche speranze di non perdere. Anche se non fosse riuscita nel miracolo del pareggio, a un minuto dalla fine, avrebbe comunque ottenuto un elogio incondizionato per aver saputo colmare la differenza di qualità che, certamente, deve soffrire di fronte al Cagliari, sotto molti aspetti largamente migliore anche oggi. Cosi Del Sol ha corso più di Greatti (i due in pratica si ignoravano), Cuccureddu ha costretto Cera nella zona più improbabile del campo, mentre il solo Nenè può dire di aver avuto ragione, anche sul piano atletico, di Marchetti suo controllore.
Haller ha prodotto numeri divertenti quanto fumosi, ha anche richiamato qualche applauso, ma nel gioco di squadra non si è inserito, nemmeno quando Del Sol gli ha fornito un pallone pregevole al centro dell’area. Chi invece dimostra di possedere buone doti è il giovane Cuccureddu, un discreto atleta, buon maratonete e in possesso di un energico tiro a rete. Con Cuccureddu, Marchetti e poi Vieri (se atleticamente soffrirà per migliorare), e forse Morini e Furino, la Juventus future comincia ad avere un volto, mentre manca ancora chi sappia tirare decisamente a rete. Ma dove sono gli uomini che sappiano farlo veramente, a eccezione di quei tre o quattro che conosciamo?

“CORRIERE DELLO SPORT”:
Cuccureddu è l’unica cosa buona capitata finora alla Juventus, in questo torneo avviatosi sotto il segno del caos e dell’improvvisazione. A tre minuti dalla fine, mentre il pubblico urla “Serie B, Serie B” ai bianconeri, Cuccureddu si vendica finalmente di questo Cagliari che lo ha respinto, sorprendendo Albertosi con una gran botta vincente.
Il ragazzo entra cosi a vele spiegate nella festosa baraonda del nostro massimo campionato; la presentazione è splendida. Per i sardi, fermati nella loro travolgente corsa verso lo scudetto, la consolazione dolce-amara che a bloccarli sia stato un ragazzo di casa, il primo prodotto del boom calcistico isolano, promosso proprio dalle imprese del Cagliari.
Rabitti ha potuto sperimentare dei giovani che verranno assai utili in futuro alla società torinese, impegnata oramai a costruire una valida compagine per il futuro e a riportarsi in posizioni più decorose. In questo compito Rabitti potrà dimostrarsi assai utile, avendo dimostrato di saper lavorare molto bene nelle squadre minori della Juve. Soltanto affidandosi a dei ragazzi pieni di entusiasmo e di ambizione, la società torinese riuscirà forse a inserirsi nuovamente nel posto che le compete per tradizione.
Questo discorso può sembrare paradossale, proprio oggi che il migliore della Juventus è stato indubbiamente il più vecchio dei calciatori in campo: Del Sol, classe 1935. Professionista coscienzioso, lo spagnolo ha sentito in modo particolare il drammatico momento della società in cui lavora dal 1962: si è battuto con accanimento furioso, ha rimediato a una incertezza di Marchetti, ha ben controllato Greatti, ha portato sovente lo scompiglio nel centrocampo cagliaritano, ha corso, picchiato, bestemmiato, frastornato i compagni di rimproveri, intontito l’arbitro di proteste (a volte giuste) beccandosi anche un’ammonizione.
Evidentemente quel coro beffardo “Serie B, Serie B”, che ha lungamente accompagnato la Juventus, lo ha pungolato nell’orgoglio e lo ha reso rabbioso come un mastino. Dopo il goal di Domenghini, è stato l’anima della reazione juventina.