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Mister Baldini racconta la sua esperienza alla Juve: "La mia Primavera tra passato, presente e futuro"

01.07.2019 13:39 di  Mirko Di Natale  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA TJ - Mister Baldini racconta la sua esperienza alla Juve: "La mia Primavera tra passato, presente e futuro"
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

In ogni lavoro, è sempre difficile dirsi addio. Specialmente quando ti senti a casa. E' questa la sensazione che, dall'altra parte della cornetta, lascia presagire Francesco Baldini, che in esclusiva ha scelto TuttoJuve.com per raccontare l'ultimo anno trascorso: "I contatti con la Juventus sono avvenuti subito dopo la finale vinta con l'Under 17 della Roma. Mi contattò Cherubini - ha confessato -, una persona che durante l'anno mi ha fornito tantissimi spunti di crescita. E' mio dovere ringraziarlo per l'esperienza che mi ha fatto vivere, così come tutta la società bianconera".

Come giudichi la tua avventura alla guida della Juve?

"Sotto il punto di vista calcistico, fino a dicembre è stata una stagione ottima ma poi, purtroppo, i risultati sono stati negativi. Ma il lavoro dell'allenatore di una squadra Primavera non si limita solo a quello, consiste nel formare i propri calciatori e da parte mia c'è stata soddisfazione quando ho visto alcuni di loro debuttare sia in prima squadra e sia nella formazione Under 23. Qualche errore fatto da noi e un gruppo un po' slegato - esordio tra i professionisti e in nazionale - ha portato ad un calo vistoso nella seconda parte di stagione".

Se potessi tornare indietro, c'è qualcosa che cambieresti di quel periodo negativo?

"No, non so se ritornerei indietro per cambiare la stagione. Perché da dicembre in poi ci siamo concentrati sulla formazione dell'uomo oltre che quella del calciatore. Ci sono state dinamiche dove siamo dovuti intervenire per far capir loro che cosa significa essere dei professionisti alla Juventus. Non è semplice far comprendere questo concetto, non mi concentro sui risultati mancanti anche se la squadra bianconera ha sempre l'obbligo di vincere. Mi viene un po' in mente l'esempio di Di Biagio, ma nel settore giovanile è giusto avere questo atteggiamento".

C'è un singolo che vorresti più lodare della tua Juventus?

"Il calciatore che ha avuto la crescita più esponenziale è Manolo (Portanova ndr), ma penso anche a Matteo Anzolin che non viene mai citato. Ha ricoperto un ruolo non suo ed è il calciatore che ha giocato di più. Ringrazio di cuore questi ragazzi, a vicenda abbiamo dato tutto. Questa stagione non è stata semplice per loro, c'era da preparare diverse competizioni a livello nazionale. Ho ricevuto dei bellissimi messaggi, questo ti fa capire che hai svolto un buon lavoro".

Per te che hai vissuto l'ambiente Juventus, che cosa ci puoi raccontare di questo mondo? Si parla sempre di un ambiente molto chiuso e di una frase che simboleggia solo ed esclusivamente la vittoria.

"Partendo da quella frase, non mi è stato chiesto subito di vincere. La Juventus sta facendo crescere molto bene questi ragazzi, era da tanto che non si vedeva una quantità del genere affacciarsi nel mondo dei professionisti. E' ancora in crescita. La società è incredibile, fai parte della Juventus e questo è veramente fantastico. Negli ultimi venti giorni tutti si chiedevano chi fosse il nuovo allenatore, nonostante frequentassi quell'ambiente io l'ho scoperto quando il tutto è diventato ufficiale. Questo fa capire la serietà di una squadra che ho ritrovato dopo ventitré anni (era stato calciatore ndr), sotto questo punto di vista è cambiata molto poco. Ad eccezione degli interpreti, c'è stato un ricambio generazionale di alta qualità".

E si dice anche che la Juventus è un po' come una famiglia.

"Alla Juve sono arrivato senza nemmeno una persona di staff e ho trovato delle persone incredibili che hanno lavorato con me dodici ore al giorno per migliorare i ragazzi. Oltre al già citato Cherubini, mi fa piacere ringraziare tutti loro. Ho trovato delle persone di grandissimo spessore, persone che considero amiche. Dal già citato Cherubini a Fabio Paratici, passando per la segretaria Morena (sorride ndr) e arrivando a Pessotto e Grabbi. Ho avuto il piacere di ritrovare quest'ultimo con cui avevo giocato nella mia carriera da calciatore, tra i pregi ho avuto la possibilità di confrontarmi con una persona di grandissima competenza calcistica".

Come erano i rapporti con la prima squadra e l'U23?

"Non ho vissuto tantissimo, per scelta, l'ambiente della prima squadra perché nonostante il gran rapporto con Max ho sempre pensato a non disturbare. Non è presunzione, sono proprio fatto così. Comunque il rapporto è stato ottimo, in Pessotto - che è il collante tra la prima e la seconda squadra - ho lasciato una persona amica a Torino. L'U23 era un esperimento nuovo, con Zironelli c'è stato un ottimo rapporto ma secondo me c'era un po' di distanza perché nessuno conosceva queste dinamiche. Per me, la prima squadra e la Primavera dovrebbero lavorare più a stretto contatto così come anche l'Under 23 dovrebbe farlo. La Juve cercherà di migliorare questo aspetto. Sia io che l'altro mister abbiamo fatto da cavie - tra virgolette - per un progetto che ritengo fondamentale per la crescita del calcio italiano".

Una Juventus a medio-lungo termine, come la vedi a livello Primavera?

"Verrà su un gruppo interessante, i 2002 lo sono tantissimo. Dipenderà dalle scelte che effettuerà la società, la complicazione avverrà dal fatto che la Juventus continuerà a proporre l'U23 mentre le altre squadre non lo faranno. Si potranno aumentare i fuori quota in Primavera, con la logica considerazione che i bianconeri li utilizzeranno in Primavera se non dovessero farli giocare nella seconda squadra. Sotto il punto di vista dell'età, vedo la Primavera ancora un po' penalizzata per la vincita del campionato ma sono sicuro che la scelte della società stanno facendo crescere i ragazzi in maniera importante. Adesso posso raccontare un aneddito".

Prego.

"All'inizio della stagione, i miei ragazzi prendevano come una forzatura il fatto di allenarsi con la seconda squadra. E non era per colpa di Zironelli. Alla fine è diventato un punto di riferimento, li ha in un certo senso distratti perché c'era la voglia di debuttare tra i professionisti. Non vedo progetti di alta classifica per vincere il campionato, ma da qui a qualche anno prevedevo che usciranno davvero tanti ragazzi interessanti dal settore giovanile della Juventus. Questo è il mio pensiero".

Il livello crescerà mano a mano, adesso stiamo vedendo le tantissime plusvalenze che le big stanno realizzando con i giovani.

"Se andiamo a vedere la storia della Juve negli ultimi dieci anni, è impressionante il livello delle plusvalenze realizzate. Questo a discapito di una vittoria nel campionato italiano? Sì, per me ci può stare. Il vero trionfo è quello di aiutare la squadra a prendere certi campioni. Mettiamola così: il lavoro è diverso (sorride ndr).

Provo a farti un nome: ci puoi descrivere Pablo Moreno?

"Moreno giocava con ragazzi più grandi di lui anche di tre anni. Ha pagato un po' lo scotto iniziale, ha avuto un problema muscolare e ha fatto più fatica. Il calcio rispetto a quello praticato al Barcellona era diverso, in Italia gli allenamenti e il metodo è ancora differente. Per trovare tranquillità con l'ambiente Juventus, deve capire che ha un talento incredibile e deve metterlo a disposizione della squadra. Non si può giocare da soli".

Si ringrazia Francesco Baldini per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.