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Eugenio Capodacqua (Repubblica): "Juve e Agricola, una questione d'immagine"

di Alessandro Vignati

Attraverso il suo spazio su Repubblica.it, "A ruota libera", il giornalista del quotidiano romano Eugenio Capodacqua ha parlato della Juventus. Con delle critiche: "Una seconda chance va concessa a tutti. E poi, alla fin fine, questo signor Agricola oggi come oggi dovrebbe essere l’uomo più lontano possibile da alchimie e trattamenti dubbi. Dovrebbe...non fosse altro perché brutalmente scottato dalla vicenda dello storico processo doping della Juve, quello delle decine e decine di sostanze sequestrate nello spogliatoio bianconero. Come riportano le motivazioni della sentenza di appello del dicembre 2005:
“1) sostanze proibite, in quanto ricomprese nei protocolli e negli elenchi predisposti dal C.I.O. in vista della lotta al doping in ambiente sportivo (tra queste sostanze spicca per rilevanza la eritropoietina umana ricombinante, da qualche anno salita alla ribalta delle pratiche dopanti non solo in ambito calcistico, ma soprattutto tra i corridori ciclisti);
2) specialità medicinali non vietate, ma utilizzate in condizioni "off-label", ossia al di là ed al di fuori delle indicazioni terapeutiche autorizzate dal Ministero della Sanità;
3) specialità medicinali riservate agli ospedali ed alle case di cura e, quindi, non utilizzabili al di fuori delle strutture ospedaliere;
4) prodotti contenenti creatina somministrati in dosaggi superiori ai sei grammi giornalieri, così da impiegare il predetto integratore sostanzialmente come medicinale”.Allora, a termine di quel clamoroso processo sull’abuso di farmaci negli anni dal ’94 a ’98, dove sfilarono in molti davanti al giudice Casalbore balbettando stentate scuse e una sfilza di “non so”, “non ricordo”, ecc. Agricola se la cavò con la prescrizione. Ovvero la suprema Corte annullò la sentenza di assoluzione in secondo grado del dirigente Giraudo e del medico Agricola, ma il processo che si sarebbe dovuto rifare non c’è stato, per avvenuta scadenza dei termini. Il che non vuol dire certamente assoluzione: il medico bianconero se l’è cavata per il rotto della cuffia. E vale la pena di sottolineare come all’epoca dei fatti contestati non ci fosse ancora una legge che equiparava il doping a vero e proprio reato penale (376/2000), dunque fu ritenuta provata dai giudici solo l'illecita somministrazione di farmaci ai calciatori, eccetto l'epo, la famigerata eritropoietina. Anche se in alcuni casi il perito del giudice, Pino D’Onofrio, – come riportato dalle motivazioni della sentenza di assoluzione del 14 dicembre 2005 – giunge a ipotizzare come anche questo ormone fosse usato all’epoca in casa bianconera. Ecco il brano della sentenza: “Al termine di tale puntigliosa ed ampia valutazione il prof. D’ONOFRIO è giunto, come già si è accennato, alla conclusione che ai giocatori della JUVENTUS la eritropoietina umana ricombinante sarebbe stata somministrata: in forma acuta e per brevi periodi (…)” Ad un paio di questi: “per superare momenti critici caratterizzati da diminuzioni dell’emoglobina, spesso a seguito di eventi morbosi intercorrenti; la rapidità degli aumenti di emoglobina in questi casi fa ritenere l’uso dell’eritropoietina praticamente certo e non giustificato sul piano clinico; in alternativa, un effetto simile potrebbe essere stato prodotto solo da trasfusioni o autotrasfusioni non giustificate e non riportate nella documentazione clinica…”. Ad altri: “ in forma cronica e a dosi basse anche ad altri atleti, …per sostenere livelli di emoglobina poco più elevati di quelli naturali, sopratutto in alcune stagioni e in alcuni periodi, da ritenere molto probabile per la coincidenza degli indizi sopra esposti…(cfr. la relazione di perizia alla pagina 72)”. Ma alla fine, va detto, il giudice d’appello assolve. E la Suprema Corte, passati i tempi biblici della giustizia nostrana, pur riconoscendo la validità dell’impianto accusatorio, non potrà che sottolineare l’avvenuta prescrizione. Perché ai giocatori juventini, giovani e sanissimi, venivano somministrati psicofarmaci? Perché il sangue di alcuni di loro era denso come marmellata? Si chiede Maurizio Crosetti su Repubblica. In quella sentenza che pure è di assoluzione c’è la spiegazione dei molti perché sollevati dalla vicenda. Resta un’ultima osservazione: nulla e nessuno può impedire ai dirigenti bianconeri di assumere chicchessia come collaboratore. Certo a livello di immagine l’ultima scelta non sembra proprio l’optimum. Tanto più che la rete dei controlli attuale, anche se evoluta rispetto all’epoca del processo, ha maglie così larghe da permettere “trattamenti” di ogni tipo. Dalle microdosi difficilmente rintracciabili, al cosiddetto "neurodoping", la stimolazione della corteccia cerebrale per migliorare le prestazioni (pratica già ampiamente diffusa e non vietata),  alle tante sostanze chiaramente dopanti (come il tramadolo) che ancora non figurano nell’elenco di quelle proibite.