Acito racconta Zaza: “Un orgoglio per la Basilicata. Da piccolo…”

Gianluca Acito, amico di infanzia di Simone Zaza, ha parlato dell'attaccante della Nazionale italiana ai microfoni di gianlucadimarzio.com:
Tu e Simone avete giocato insieme nei Giovanissimi della Stella Azzurra Bernalda. Hai capito subito che Simone sarebbe arrivato così in alto?
Sì, si vedeva già che aveva un altro passo. Aveva l’età per giocare con i Pulcini e già faceva parte della squadra dei Giovanissimi della Stella Azzurra. Aveva sempre la palla in mano e la voglia di giocare. Una passione incredibile. Spesso, al termine dell’allenamento, facevamo a gara a chi riusciva a segnare più rigori. Il nostro allenatore prometteva al vincitore una Coca Cola. Posso dire solo che Simone, di Coca, ne ha bevuta parecchia.
Raccontaci un po’ Simone: il ragazzo nello spogliatoio e quello nella vita di tutti i giorni…
E’ sempre stato un ragazzo molto educato e tranquillo. Una persona molto umile e alla mano, seguito sempre dalla famiglia, che lo ha cresciuto con grandi valori. Sia la madre che il padre erano molto presenti nella sua vita. Il padre, soprattutto, era un grande appassionato di calcio e ci seguiva sempre in tutte le trasferte. Veramente una bella famiglia.
Ti raccontava mai dei suoi progetti? I suoi idoli? La sua squadra del cuore?
Per quello che ricordo, diceva di essere tifoso del Milan, ora non so se la fede sia rimasta la stessa, anche perché poi a 13 anni si trasferì al Nord con la madre e per questo ci siamo un po’ persi di vista. So però che ha sempre lavorato con sacrificio e volontà di arrivare in alto attraverso il lavoro quotidiano.
Un lato del suo carattere che nessuno ancora conosce…
Quello che posso dire è che è sempre stato un ragazzo piuttosto introverso, uno che non si è mai messo troppo in mostra e che non ha mai avuto grilli per la testa. E’ molto attaccato alla sua terra. Appena può e ha qualche giorno libero, fa un salto qui a Bernalda e torna ad essere uno di noi. Ogni volta che lo incontro in paese è sempre pronto a scambiare quattro chiacchiere, a parlare di calcio e di futuro. Un ragazzo come tanti.
La cultura del sacrificio: quella che l’ha portato fino alla Nazionale e a essere uno dei prediletti di Antonio Conte…
Entrambe sono delle persone che vengono dalla gavetta, che amano lavorare sul campo e che hanno fatto dei sacrifici nella vita. Non sento Simone tutti i giorni, ma non fatico a credere che con Conte ci sia un feeling particolare, proprio in virtù di questo spirito di sacrificio. D’altronde, lo stesso CT ha più volte dichiarato di voler premiare i calciatori che hanno fame e voglia di lavorare, piuttosto che altri che hanno il nome ma che hanno, allo stesso tempo, altro a cui pensare.
Come vive secondo te questa sua situazione con la Juve sullo sfondo? In estate c’è stata anche la possibilità che diventasse a tutti gli effetti bianconero….
Qualche tempo fa ci siamo incontrati a Bernalda e abbiamo parlato proprio di questa prospettiva. Mi aspettavo dicesse immediatamente che avrebbe voluto la Juventus, ma non fu così. Non che non sogni una grande squadra come la Juve, chi non la sogna, ma non mi è sembrato uno che avesse fretta di fare il grande salto. Vuole prima dimostrare tutto il suo valore con i gol, col lavoro. E poi realizzare il suo sogno. Ha voglia di affermarsi per quello che fa in campo e per le qualità che fa esprime sul terreno di gioco. Sono sicuro che presto arriverà a vestire la maglia di una grande squadra. Se lo merita, anche perché sarebbe una vittoria anche per il calcio italiano, che spesso non sa sfruttare i propri giovani talenti. Andiamo a cercare chissà dove e poi non riusciamo a dare spazio a ragazzi che, come Simone, valgono molto. In ogni caso gli auguro di arrivare sempre più in alto, perché è un orgoglio per Bernalda e per tutta la Basilicata.