Juve: dagli occhi da tigre a sguardi da criceti. Alla ricerca del dna perduto

Dall'avvento di Sarri, la squadra ha perso quelle caratteristiche che, nel tempo, l'hanno resa vincente e protagonista. Urge ritrovare il dna Juve.
29.11.2020 18:00 di  Enrico Danna   vedi letture
Juve: dagli occhi da tigre a sguardi da criceti. Alla ricerca del dna perduto
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C'era una volta il dna Juve, quello che ci ha permesso di portare a casa tante vittorie. Magari non era la squadra esteticamente più bella, quella con la rosa migliore, ma con la grinta, la cattiveria, la dedizione e quella voglia di sporcarsi fino e oltre il novantesimo, si sono portati a casa risultati anche insperati. Poi, come già successo una trentina di anni fa, a qualcuno è venuto in mente che tutto questo non era sufficiente, che bisognava fare il "bel giuoco", lo spettacolo. “Se voglio vedere lo spettacolo vado al circo” disse Max Allegri qualche anno fa. Sante parole. Già, perché ciò che accadde con Maifredi, si sta ripetendo oggi.

Il passaggio da Allegri a Sarri è stato devastante, non solo in termini di risultati (scudetto vinto sì, ma quasi più per demeriti altrui che per meriti propri, eliminazione in Champions ad opera dell'avversaria più scarsa tra tutte quelle approdate agli ottavi), ma soprattutto in termini di perdita del dna bianconero. Dalla scorsa stagione, questa squadra pare essere intrappolata in schemi e disegni: i giocatori pensano a fare bene il compitino loro assegnato senza andare mai oltre. Gli avversari ormai entrano in campo senza paura, consapevoli del fatto che, in un modo o nell'altro, la possibilità di farci male la possono trovare. Ecco che quindi, anche squadre come Crotone e Benevento (nettamente inferiori), alla fine portano a casa risultati positivi con pieno merito.

Sono scomparsi gli occhi della tigre, è sparita la voglia di lottare fino allo spasimo, di buttare il cuore oltre l'ostacolo, di essere pronti alla battaglia e a sporcarsi in qualunque momento. Ecco, tutto ciò è svanito in poco più di un anno. I nostri litigano tra loro sul campo, invece di farsi sentire con gli avversari. Chi ha giocato a calcio sa che ci sono falli (non cattivi) che servono per intimidire, per far capire all'altra formazione che non ce n'è. I nostri invece, prendono ammonizioni per falli stupidi o per proteste sterili ed inutili. Non basta indossare la maglia della Juventus per essere automaticamente più forti: bisogna dimostrarlo sul campo e farlo capire ai contendenti. Tutto questo, ormai dall'anno scorso non succede più. Si cerca solo la giocata, il tocchetto, lo spettacolo. Ormai l'hanno capito tutti: ci lasciano sfogare, per poi infilarci come polli. Oppure sanno che tanto, dopo che ci siamo specchiati in maniera vana e inconcludente, ci sediamo, appagati, perché tanto siamo la Juve e basta la parola per vincere. E no, non funziona così. O almeno non più. Non ci teme più nessuno. Sarebbe ora che qualcuno iniziasse a chiedersi il perché. Sarebbe ora che si pensasse meno alla lavagna, agli schemi, ai fronzoli, ai frizzi e lazzi e si mettessero in campo cuore, determinazione, voglia, sudore, grinta. Vorremmo rivedere in campo più gladiatori e meno fighette o foche da circo. Puoi vincere, puoi perdere, ma devi uscire dal campo con la maglia sporca e madida di sudore.

Poi, sarebbe ora che qualcuno iniziasse a porsi qualche domanda e a darsi le risposte (anche se, visto l'andazzo, mi sa che la risposta sia più consona sarebbe la famosa frase di Quelo, ovvero "la risposta è dentro di te, ma è sbagliata"). Se devi giocare con Frabotta (con tutto il rispetto per il ragazzo) titolare, tutto bene? Se devi affrontare una stagione con sole tre punte, tutto bene? Se guardi il settore nevralgico del campo ti metti le mani tra i capelli: tutto bene?

Infine, una richiesta a Pirlo: per favore, non ci prenda in giro anche lui. Parlare di mancanza di personalità ci può stare se giochi contro il Real o il Bayern, ma non contro il Benevento o il Crotone. Siamo seri, per favore. E, soprattutto, fuori gli attributi. Grazie.