DEL PIERO, LA JUVE E IL PRIMATO IN CLASSIFICA

22.10.2011 15:00 di  Thomas Bertacchini   vedi letture
DEL PIERO, LA JUVE E IL PRIMATO IN CLASSIFICA
TuttoJuve.com
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Tanto la Juventus quanto l’Udinese nell’ultima domenica di una serie A condita da tanti 0-0 hanno finito col racimolare entrambe un pareggio a reti inviolate, risultato che ha consentito loro di viaggiare a braccetto in testa alla classifica per (almeno) altri sei giorni. E pensare che proprio i due club bianconeri, gli unici ad essere ancora imbattuti nel campionato in corso, si sarebbero dovuti incontrare allo stadio "Friuli" nella prima giornata della manifestazione: a causa dello slittamento della stessa, l’appuntamento è stato rinviato al prossimo 21 dicembre.

Per trovare l’occasione più recente nella quale le attuali capoliste si sono affrontate in quella precisa data bisogna risalire al campionato 1980-81: la Vecchia Signora, nell’anno che la consacrò campione d’Italia per la diciannovesima volta, vinse al "Comunale" con un rotondo 4-0 (le reti furono messe a segno da Brady, Causio, Bettega e Marocchino). Quel risultato, curiosamente, appartiene anche all’ultimo successo dei torinesi nei confronti diretti (19 settembre 2010). Da qui allo scontro prenatalizio, comunque, ci saranno ancora da attendere due mesi e da disputare nove gare: troppi elementi per mettersi adesso a fare calcoli ed immaginare una partita che possa valere la leadership provvisoria della serie A.

Prime della classe in solitudine da quasi un mese, complice la sosta per gli impegni della nazionale azzurra di Cesare Prandelli, nel corso della giornata ormai alle porte il calendario riserverà loro due impegni casalinghi (il Genoa a Torino e il Novara a Udine) che potrebbero consente ad entrambe di allungare ancora un pò la felice in convivenza.

Prima o poi, oltretutto, le altre rivali la smetteranno di camminare ed inizieranno a correre, anche perché gli ingressi per accedere alla prossima edizione della Champions League si sono ormai ridotti da quattro a tre, e la lotta per accaparrarseli, mano a mano che le partite si ridurranno, finirà inevitabilmente col diventare sempre più accesa.

Le gare infrasettimanali della massima competizione europea hanno ridato fiducia alle squadre italiane coinvolte: passato il mal di pancia e smaltito lo stress (Ibrahimovic e Cassano), il Milan ha vinto contro il Bate Borisov dopo aver sculacciato il Palermo lo scorso sabato in campionato; il Napoli è riuscito a resistere all’urto provocato dal confronto col Bayern Monaco, riappropriandosi di quella porzione di autostima persa a seguito della sconfitta interna patita in campionato col Parma; Ranieri il "farmacista" sembra aver trovato la medicina giusta per guarire la sua Inter in Champions League, mentre è ancora alla ricerca della cura necessaria per risolverle i gravi problemi avvertiti in serie A.

Dove la classifica piange, i punti sono pochissimi, le sconfitte aumentano col passare del tempo e Massimo Moratti si lamenta pubblicamente dell’aria malsana che si respira intorno alla squadra: "Se devo pensare solo male, mi viene in mente che abbiamo avuto contro quattro rigori e tre erano inventati e due su tre sono stati decisivi. Non è una cosa piacevole e a questo punto speriamo si abbia la coscienza di capire che finora, nei confronti dell’Inter, è stato fatto qualcosa che non stento a definire esagerato".

Esagerato, sì, soprattutto se confrontato con quanto accaduto nel recente passato: a partire dal 2 marzo 2008, giorno in cui il napoletano (ed ex juventino) Zalayeta si fece parare un penalty da Julio Cesar allo stadio "San Paolo", al 20 settembre 2009, allorquando il Cagliari beneficiò allo stadio "Sant’Elia" di un tiro dagli undici metri in una partita contro i nerazzurri, all’Inter non vennero fischiati rigori contro per un totale di cinquantatré giornate di calendario.

Numeri importanti, ma non impressionanti: a tal proposito basta ricordare che il record in questo senso appartiene ancora all’Inter, quella di Angelo Moratti, dove l’astinenza di rigori a proprio sfavore raggiunse la ragguardevole cifra di cento gare di serie A, comprensive di novantanove in campionato (dal 29 marzo 1964 al 19 marzo 1967) e di una relativa allo spareggio decisivo per lo scudetto del campionato 1963/64.

A proposito di record: dopo averne battuti e abbattuti diversi nel corso della sua lunghissima militanza in maglia bianconera, ormai non ci sono più dubbi sull’addio di Alessandro Del Piero dalla Juventus al termine di questa annata calcistica. Tra i tanti, uno dei più simbolici è rappresentato dal fatto che il numero dieci di Madama è riuscito a giocare in quattro stadi nella sola città di Torino, compreso l’ultimo: il più bello, il più invidiato.

Verrà il momento in cui Del Piero in cui potrà esibirli tutti e parlare con orgoglio del proprio passato: adesso, però, dovrà ancora occuparsi di portare avanti la causa della Vecchia Signora. Così come ha dimostrato coi fatti nella recente gara di Verona contro il Chievo: nei venti minuti nei quali è stato messo in campo da Conte ha provato con la stessa determinazione tanto a condurre la sua squadra alla vittoria colpendo un palo di testa, quanto a proteggere coi denti il pareggio finale, salvando la propria porta essendosi trasformato nell’ultimo baluardo difensivo.

Come un vero leader, proprio lui che lo è stato e lo sarà ancora per qualche mese. Arriverà poi il giorno in cui la società dovrà trovare il sostituto: non per coprire il buco derivante dalla sua assenza, ma per colmare una voragine.
Non è proprio la stessa cosa.