CHIELLINI a Marca: "La Champions è un obiettivo, non un'ossessione. Ronaldo è il migliore. Non farò mai l'allenatore, ecco perché. Sull'Atletico..."

19.02.2019 10:11 di  Alessandra Stefanelli   vedi letture
CHIELLINI a Marca: "La Champions è un obiettivo, non un'ossessione. Ronaldo è il migliore. Non farò mai l'allenatore, ecco perché. Sull'Atletico..."
TuttoJuve.com
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Lunga intervista concessa da Giorgio Chiellini ai microfoni di Marca. Il capitano bianconero parla così in vista della sfida contro l’Atletico Madrid. Ecco la traduzione a cura di Tuttojuve.com:

Cos’è la Juventus?
“La Juventus è un gruppo, una famiglia, una squadra unita che persegue il trionfo. Ora vogliamo vincere la Champions. Un buon obiettivo, ma difficile. Lavoriamo per questo. Il sorteggio non è stato facile, ci è toccata una squadra molto simile a noi in quanto a valori, ideali e caratteristiche”.

Com’è essere capitano?
“È un grande onore per me, è molto bello. Sono 15 anni che sono alla Juve, è la mia seconda casa. È una responsabilità perché rappresento tutti quelli che formano questo club, tifosi, compagni, dirigenti. Non siamo i migliori del mondo, ma stiamo scrivendo parte della nostra storia e questo già è importante. Ora la Juve è un gruppo di grande diversità etnica. Non possiamo pensare ancora alla Juve di dieci anni fa con 15 italiani, Dobbiamo saperci adattare e comprendere tutti”.


A Chiellini non è importato giocate in Serie B.
“La mia situazione fu un po’ differente rispetto a quella di altri grandi giocatori che rimasero in squadra. Buffon, Camoranesi, Del Piero, Trezeguet… venivano da una finale di Coppa del Mondo. Per me non fu tanto difficile come per loro”.


Cosa significò la Serie B?
“Non fu la cosa più difficile. Era un ambiente differente. Era una specie di festa in tutti gli stadi dove giocavamo. Dopo un mese ci siamo abituati ed è passato tutto molto in fretta. Più complicata fu la stagione 2010-2011. Volevamo tornare a vincere, giocare la Champions e non funzionava nulla. Furono due anni complicati”.

Però tre anni dopo apparve una nuova Juve.
“Il lavoro di Andrea Agnelli come presidente, l’arrivo di direttori generali come Marotta, Paratici, Nedved hanno cambiato questa società, l’hanno resa grande. L’obiettivo di questo club è arrivare per dieci anni di fila almeno ai quarti di finale di Champions League. Se diamo continuità prima o poi si finirà a vincere, si ottiene visibilità e si cresce come squadra. Ho vissuto momenti duri, ma anche molto belli come adesso”.

La Champions è un’ossessione?
“Un’ossessione no. Un obiettivo sì, ma con serenità. Sappiamo di non essere l’unica squadra che vuole vincerla. Ce ne sono altre 5-6 che la possono vincere. È un obiettivo reale. Pensare di essere favoriti sarebbe presuntuoso da parte nostra. Vogliamo giocare al Wanda Metropolitano il 20 febbraio e il primo giugno”.

Se n’è andato Buffon senza vincere la Champions ed è arrivato Ronaldo.
“Ci manca molto Gigi, specialmente come persona. L'anno scorso c'era Buffon, ora c'è ancora Chiellini, prima c’era Pirlo... Sono giocatori che passano, ma la Juventus resta perché compra sempre giocatori di livello che si fanno notare in campo. Quello che manca è il giorno per giorno, la persona, così tante cose vissute insieme durante così tanti anni in Juventus o nella nazionale. Viviamo insieme cose belle, molto brutte, eccitanti... Siamo in contatto permanente”.

Che ruolo gioca Ronaldo?
“L’arrivo di Ronaldo è stato importante perché ha coperto il buco lasciato da Buffon a livello di personalità, come esempio da seguire nella panchina. Solo un pazzo poteva avere dubbi sul fatto che avrebbe segnato e fornito assist. È stato importante per noi, un esempio per migliorarci. Dopo tanti anni dominando in Italia potevamo pensare di aver raggiunto il massimo, ma grazie a Cristiano stiamo andando oltre i nostri limiti. Siamo arrivati a due finali di Champions, ma per continuare a crescere ci manca l’ultimo gradino. CI ha aiutato la cultura del lavoro perché tutti noi che gli siamo vicini proviamo ammirazione e cerchiamo sempre tra virgolette di rubare qualcosa di ciò che ha perché è un esempio”.

Pronto per Atletico-Juve? “L’Atletico è una squadra che ha una filosofia meno spagnola e più italiana. Gioco molto chiuso e verticale. Ha avuto risultati straordinari. Hanno giocatori di grande qualità, che trattano bene la palla, ma non giocano come il Barcellona. Ha un giocatore incredibile come Griezmann che fa la differenza e rende l'Atlético imprevedibile”.

Ha detto che non credeva nell’acquisto di Cristiano Ronaldo.
“Non pensavo fosse una possibilità perché non pensavo che un club come il Real Madrid facesse partire un giocatore così, mi giocatore che fa la differenza e che dimostra ogni partita di essere il migliore del mondo. Misteriosamente non ha vinto l’ultimo Pallone d’Oro. Ronaldo e Messi sono Lebron James e Bryant. Sono extraterrestri e per noi la fortuna è che uno di loro sia qui”.

Morata?
“È un grande amico, una persona splendida, un ragazzo d’oro che speravamo rimanesse a lungo con noi, ma a avuto l’occasione di tornare a casa sua, al Real Madrid. Alvaro per una partita di Champions è un giocatore molto pericoloso, è veloce, gestisce bene entrambi i i piedi, va bene di testa, ma penso che nel modo in cui gioca l’Atletico sia Griezmann il più importante. Álvaro ha già raggiunto segnato il gol dell’ex al Bernabéu. Gli darò un abbraccio e gli chiederò di sua moglie e dei suoi figli. Finché ha continuità ... è grande”.

Chiellini è il miglior centrale del mondo?
No, davvero. L’Atletico ne ha uno di loro come Godin. Quando non c’è lui, l’Atletico cambia completamente. Lo seguo dai tempi del Villarreal, è l’anima di questo Atletico. Oblak allo stesso modo è tra i migliori portieri come Szczesny, il migliore in Italia per distacco”.

C’è stato il fallo da rigore di Benatia su Luca Vazquez un anno fa?
“No, per favore, È stato un momento complicato e difficile per l’arbitro. Satavamo vincendo 3-0 a Madrid, nell’ultimo secondo del recupero… immagina. Forse abbiamo sbagliato io e i miei colleghi, era un buon arbitro, giovane. Non è stata una situazione piacevole, ma comprensibile, anche se non voglio che sia una scusa”.

Quel giorno non c’era Ramos.
“Già lo dissi l’anno passato. È il migliore difensore del mondo. Difficilmente fa errori e se ne fa uno è perché hanno sbagliato anche altri. Penso che con Ramos non ci saremmo trovati avanti 3-0, non perché Varane, Nacho e Vallejo non siano brai, ma perché Sergio Ramos è bravo anche a fat gopc

Dirigente o allenatore?
“Dirigente, la vita dell’allenatore è molto dura, molto più difficile di quella del calciatore. Ho giocato, viaggiato, trascurato la famiglia per anni. Immagina di doverlo fare pensando a 30 persone senza pensare a te stesso. Sono a Torino ds 15 anni, ma un allenatore può cambiare squadra ogni anno. Non c’è stabilità, devo avere una vocazione che ti spinge a farlo. Quando andrò in pensione mi prenderò un anno di relax”.