BUFFON, intervista integrale: "La storia della Juve ci impone un immediato riscatto. Andrea non farà rimpiangere l'Avvocato e il Dottore"

23.08.2011 20:24 di  Redazione TuttoJuve   vedi letture
BUFFON, intervista integrale: "La storia della Juve ci impone un immediato riscatto. Andrea non farà rimpiangere l'Avvocato e il Dottore"
TuttoJuve.com
© foto di LINGRIA/PHOTOVIEWS

Gigi Buffon ha appena rilasciato una lunga intervista a Sky Sport 24. Ecco le sue parole, riportate integralmente da TuttoJuve.com:

Stai iniziando la tua undicesima stagione con la maglia numero uno della Juventus sulle spalle. C'è solo entusiasmo o anche paura, visti i risultati delle ultime stagioni?
"C'è sicuramente tanto entusiasmo perchè sicuramente dopo due annate non da Juve, non proverbiali, è normale che la voglia di riscatto sia tanta. E assieme a questo entusiasmo sicuramente c'è anche una grande responsabilità perchè sappiamo che bisogna ripartire quasi da zero e sappiamo che la storia della Juve e il mondo Juve ci impongono un immediato riscatto, cercando di onorare innanzitutto la maglia e la storia della Juve, cercando di dar fastidio alle prime fino alla fine".

Undici stagioni fa iniziava la tua prima stagione alla Juventus. Quanto è diversa da questa e quanto è cambiato Gigi in questi dieci anni?
"Sicuramente è passato tantissimo tempo. Probabilmente non avrei neanche pensato di fermarmi così tanto in un posto e invece il destino ha voluto questo e io credo molto nel destino, in certe chiavi di lettura, in certe dinamiche che avvengono. E credo che la differenza sostianzale è che la Juve nella quale sono approdato era una Juve ormai strutturalmente rodata, una società, una squadra, che aveva ormai nel dna la vittoria e sapeva come ottenerla. Ed era una squadra, insomma, composta da tantissimi campioni. Questa è una Juve che per certi aspetti sta risorgendo un po' dalle ceneri e che nel breve tempo di qualche anno si spera possa tornare a cavalcare l'onda dei successi che l'han sempre contraddistinta".

All'epoca Conte era tuo compagno di squadra, oggi è il tuo allenatore. E' cambiato qualcosa nel suo modo di fare, nel suo carattere?
"Io vedo molte analogie, nel senso che - come ho detto in qualche altra intervista - appena arrivato alla Juve i personaggi di spicco che seppur indirettamente, anche con soli comportamenti in campo e fuori, mi hanno insegnato cosa vuol dire stare alla Juve e mi hanno fatto capire cosa bisogna fare per cercare di vincere, sono stati sicuramente Antonio Conte, Ciro Ferrara, Alessandro Del Piero e anche lo stesso Paolo Montero era uno di quelli che sicuramente non passavano inosservati e con una semplice parola, con un semplice atteggiamento ti insegnavano molto".

Conte ha chiesto aiuto a te e a Del Piero per questi primi mesi. In che cosa consiste questo aiuto?
"Aiuto innanzitutto facendogli vincere le partite. Credo che questo sia il miglior aiuto che noi possiamo dare. Poi,  secondariamente, visto e considerato che siamo un po' i veterani di questa squadra, abbiamo dentro di noi, al di là dei mezzi tecnici, un patrimonio di esperienza e di sapere cosa vuol rappresentare la Juve, cosa vuol dire esserne un giocatore, farne parte, come si può conseguire una vittoria, con i comportamenti, con l'allenamento, col sacrificio, con l'esempio. Credo che quando ha esternato questo tipo di aiuto intendesse proprio questo".  

E' passata un'estate da Bardonecchia a New York, a Chiusa Pesio. Un flash, un immagine che ti ha colpito particolarmente, dei nuovi arrivati; un tuo ricordo sportivo di questa estate...
"Guarda, un ricordo sportivo sicuramente il fatto che il tifoso della Juve è innamorato folle di questa squadra, perchè credo che qualsiasi altro tifoso dopo due anni come i nostri, probabilmente, avrebbe provato un po' di disamore, un po' di distacco nei confronti della squadra, invece già dal primo giorno di ritiro non c'è stata giornata nella quale il campo d'allenamento, in tutti posti in cui siamo andati, non sia stato stracolmo di gente e di sostegno nei nostri confronti. E devo dire che è un'iniezione di fiducia ed anche di serenità per noi molto importante".

Torniamo al campionato. Nel Milan che ha vinto il Berlusconi non c'erano nè Ibra, nè Pato, nè Robinho, nè Thiago Silva. Detto così fa anche più paura. Proviamo a fare una griglia di partenza. Il Milan parte davanti a tutti?
"Sicuramente, parte davanti a tutti perchè ha vinto l'anno scorso, perchè con acquisti mirati secondo me si è rinforzato tantissimo, senza dover spendere chissà quanti soldi, ed è chiaro che tutto torna più facile, perchè ha lo stesso allenatore, ha lo stesso modulo di gioco, ha tantissimi giocatori di grandissima qualità che si conoscono da anni e per cui è una macchina che già sta correndo una determinata strada da parecchio tempo. Per cui, sicuramente, rispetto ad altre squadre come noi, che siamo stati un po' rifondati, hanno questo vantaggio di essere già in moto".



Milan in pole position. In seconda fila?
"In seconda fila credo probabilmente ancora l'Inter, che al di là della partenza di Eto'o penso che magari un altro acquisto prima della fine lo farà. E quando acquista di solito si parla sempre di giocatori importanti. E poi dietro ci metto tutte le altre importanti: in questo momento il Napoli, ci metto l'Udinese, ci metto la Juve, la Roma, anche la stessa Lazio che si è rinforzata tantissimo e viene da un'ottima stagione come quella dell'anno scorso nella quale ha fatto vedere quanto conti lo spirito di sacrificio, quanto conti il gruppo, quanto conti anche la bravura di un allenatore come Reja".

Quando in una squadra - e penso all'Inter - si perde un giocatore come Eto'o, come reagiscono i compagni? Tu l'hai vissuto per certi versi nell'anno della serie B, quando tanti campioni sono andati via dalla Juventus....
"Ma sai, le dinamiche sono sempre un po' particolari e anche delicate. E' chiaro che se in una squadra ci devono stare dei giocatori, seppur campioni, che però pensano di aver finito il loro corso, non sono più in sintonia con gli altri e con l'ambiente, credo che per certi aspetti possa essere anche un bene. Se è il caso di Eto'o. Però alcune volte, il perdere un campione, se poi in un futuro prossimo ci fossero situazioni così delicate, forse è anche meglio". 

Senti, parliamo un po' dello sciopero: tra poche ore sarà l'assemblea a decidere. Voi siete sembrati molto compatti assieme all'Aic. Abbiamo visto anche Chiellini alla riunione. Quando avete sentito le parole di un Ministro come Brunetta che ha detto "se non si tassano siamo pronti a raddoppiare l'aliquota", vi siete sentiti un po' colpevolizzati, un po' vittime?
"No, sinceramente no, perchè non mi sono sentito chiamato in causa, nel senso che non c'è nessun distinguo fra un calciatore e un qualsiaso altro lavoratore che fa parte della società. Non capisco perchè nel momento in cui si vuol cercare di riscuotere anche un po' di successo da parte della popolazione si cerchi sempre di attaccare il calciatore. Per cui sono state parole alle quali non ho dedicato tantissimo tempo perchè si commentavano da sole. Nel senso che facciamo parte della società e qualsiasi sia il nostro dovere verrà sicuramente adempiuto fino in fondo".

A cinque giorni dall'inizio del campionato, cosa si aspetta Gigi Buffon dalla propria stagione?
"Da questa stagione mi aspetto innanzitutto una continuità di presenze, perchè negli ultimi due anni penso di essere stato falcidiato, di non aver potuto mai allenarmi in maniera continua, giocare in maniera continua. Soprattutto sulla psiche di un giocatore non poter mai essere tranquilla, di poter sfruttare anche un lasso di tempo abbastanza ampio per poter lavorare e giocare, lavorare e giocare, è una cosa che incide parecchio e toglie un po' di fiducia. Dopo essermi operato è passato quasi un anno, sono passati nove mesi: devo dire che non mi sono mai fermato e questo è già un bellissimo segnale. Ho fatto una preparazione nella quale abbiamo sudato le proverbiali sette camicie, con spostamenti, due allenamenti al giorno, e tutto è andato come doveva. Questo mi rincuora perchè vuol dire che operandomi ho fatto la cosa giusta, vuol dire che mi sento molto bene e penso anche di dimostrare queste sensazioni in allenamento. E spero di arrivare a fare almeno 35 partite su 38, di non giocare le ultime tre perchè abbiamo già vinto il campionato. E' chiaro che questa è una battuta, però quello che vorrei sicuramente è cercare di fare il più grande numero di partite possibile".

Il fatto di avere un secondo come Storari, è uno stimolo, un pungolo o un fastidio?
"Non può essere nè uno stimolo nè un pungolo. Sicuramente non posso che apprezzare uno con le doti di Marco. E' anche vero che nella mia carriera ho avuto secondi come Peruzzi, come Abbiati, come Toldo, come Antonioli, come Marchegiani, per cui non penso che gli altri anni non avessi nessuno. In un momento simile, nel quale magari venivo magari da un'operazione, Marco ha giocato anche molto bene e a voi fa comodo mantenere vive questo tipo di cose. Finchè  va bene a voi, per me non c'è problema".  

Udinese-Juventus come finisce?
"Mi auguro che l'Udinese vada in Coppa dei Campioni, festeggino per quattro-cinque giorni e poi possiamo festeggiare noi assieme a loro, Friuli, vincendo. Questo è il mio augurio". 

Un'ultima curiosità sulla maglietta: vediamo un giovane Agnelli. In questo momento le magliette con i messaggi vanno di moda...
"Ti devo dire la verità, perchè stamattina ero al mare ed è stato un regalo di mia moglie e me la sono messa. E' capitato che poi ci fosse questo tipo di intervista. Credo però che sicuramente sia una maglietta un po' ad hoc: la famiglia e il ceppo è questo. Anche Andrea sta facendo un grandissimo lavoro, ha a cuore tantissimo le sorti della Juventus e dei propri tifosi. Per cui sono sicuro che anche lui saprà non far rimpiangere nè l'Avvocato, nè il Dottor Umberto e neanche chi l'ha preceduto".(redazione TuttoJuve.com)