Bonucci a Corsera: "Ecco come si batte il Napoli. A Pechino per educazione sarebbe stato opportuno che si presentassero"

19.10.2012 09:15 di  Redazione TuttoJuve  Twitter:    vedi letture
Bonucci a Corsera: "Ecco come si batte il Napoli. A Pechino per educazione sarebbe stato opportuno che si presentassero"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Leonardo Bonucci ha parlato oggi al Corriere della Sera. Una bella intervista di Roberto Perrone a 360 gradi.

Ha parlato anche della recente vicenda che lo ha visto uscire pulito: "Ho dato sempre il massimo sul campo. Fuori puntavo sulla mia buona fede. La verità sarebbe uscita. A sostenermi sono stati mia moglie Martina e mio figlio Lorenzo, nato il 7 luglio. Mia moglie è anche la mia migliore amica. Sapeva che mai e poi mai avrei potuto fare quello che dicevano. Siamo arrivati a un passo dal patteggiamento, mi sono rifiutato: voglio andare fino in fondo, non merito la squalifica. Rispetto a Conte sono situazioni diverse. Lui ha ascoltato gli avvocati, come in alcuni casi è giusto che sia. Io ho la testa dura. Anche sul campo. Se faccio un errore insisto finché non rimedio.  Le mie certezze contavano poco, ma da innocente ho tirato dritto. Sapevo di essere pulito. Avevo fiducia nei miei avvocati e nella giustizia sportiva. Mi ha aiutato molto il mio motivatore, Alberto Ferrarini: mi ha fatto passare la rabbia che tenevo dentro. Lo conosco da quando sono finito in tribuna a Treviso. All’inizio ero titubante. Però a pelle ho avuto fiducia, poteva essere un valore aggiunto. Lo è. Con lui faccio esercizi di programmazione neuro-linguistica, aiutano a scaricare emozioni, sia positive che negative"

Le sfide con il Napoli: "All’andata ci ha sorpreso il loro avvio arrembante. Sullo 0-2 la situazione era critica, ma tutti insieme, da vera squadra, abbiamo rimesso in piedi la partita. Non so, al nostro posto, chi ci sarebbe riuscito. Il Napoli si batte correndo dal primo all’ultimo minuto come quando abbiamo vinto 3-0 in casa o come a Pechino. Anche se loro, ora, hanno trovato la quadratura che non avevano: con Pandev sono ben collegati in tutti i reparti. Non sarà facile, ma se la Juve è quella del primo tempo con la Roma, diciamo la nostra anche domani. Speriamo che la sconfitta arrivi in una partita che non conta, potrebbe anche avere anche dei risvolti positivi. Ma non domani. Più lontano è, meglio è".

Il Napoli, Mazzarri e Pechino: "Per educazione e per rispetto verso gli avversari, verso l’arbitro, che è un essere umano e può sbagliare, e verso chi, dall’altra parte del mondo, ci era venuto a vedere, sarebbe stato opportuno che si presentassero. Si potevano aspettare quei 5 minuti in più per far sbollire la rabbia. Capisco che quando uno perde non è mai contento, ma la Juve non avrebbe mai permesso una cosa del genere".

Su Conte: "Un condottiero. Cura ogni dettaglio: per dire, pretende che ci presentiamo dopo la nazionale al 100 per cento. Umiltà e fame".

I valori e la famiglia: "Rispetto. Per il lavoro, per il prossimo. Vorrei una famiglia numerosa. Tre figli. Se i primi due fossero maschi, vorremmo adottare una bambina, magari africana".

La passione Juventina e il mommento difficile di Juve-Chievo: "Famiglia interista, io pecora nera. Ricordo ancora quando perdemmo la Champions League ’98 con un gol di Mijatovic in fuorigioco. Notte di rabbia e pianto. Quando sono andato all’Inter ho dovuto portare la ‘‘croce’’. A sentire Antonio, è uscito l’orgoglio dell’appartenenza. È passata tanta acqua (da Juve-Chievo), soprattutto acqua pulita, sotto i ponti. Non è facile mantenere i nervi saldi. Ma sono da Juve».

La replica a Cassano e come si troverebbe con Conte: "Sono del parere che si debba guardare in casa propria. Pensiamo a lavorare sodo, da professionisti, con un certo stile e dando l’esempio a ragazzini e adulti. La mia, comunque, era una risposta da tifoso. Mi scoccia quando attaccano la mia squadra. O il mister  (Conte) lo cambia o lui (Cassano) molla dopo il primo giorno. Comunque a me Antonio sta simpatico. Diciamo solo che ogni tanto gli piace alzare l’audience. A me piace il rapporto con la gente. Mi fermo a parlare, a fare una foto o a firmare un autografo. Quando qualcuno me li rifiutava, da piccolo, ci rimanevo male. L’approccio con Conte non è stato buono, mi sono presentato in ritiro in pessime condizioni, troppo viaggio di nozze, 25 giorni. Ho pagato con la panchina fino a ottobre".

I sogni: "La Champions League, la Coppa del Mondo con la nazionale. Finché gioco, ci credo".

Impegno nel sociale: "Con Live Onlus e con l’Agop, che si occupa di oncologia pediatrica. Ho incontrato questi bambini: l’emozione è stata forte".