La squadra più forte d’Europa? Un limite da superare, emergenza nel momento decisivo: per fortuna c'è Bentancur. VAR, così non ci siamo. Ancora una volta

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
06.11.2018 00:30 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La squadra più forte d’Europa? Un limite da superare, emergenza nel momento decisivo: per fortuna c'è Bentancur. VAR, così non ci siamo. Ancora una volta
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La squadra più forte d’Europa. Dopo l’andata contro il Manchester United, Marca ha definito così la Juventus. Fanno impressione, i bianconeri, a livello continentale. Primi in classifica sia in Serie A che in Champions League. Numeri uno, a tutti i livelli. Dalla costruzione della rosa in giù, in tutti i reparti. Due terzini così, in giro per il Vecchio Continente, non ce li ha nessuno. Tanto per capire. Cristiano Ronaldo con Dybala, in giro per l’Europa, non ce li ha nessuno, o quasi. A proposito del portoghese, tra oggi e domani in Italia ci saranno lui, Messi e Neymar. Stiamo tornando? Chi lo sa, per ora solo uno dei magnifici tre gioca in Serie A. 

La squadra più forte d’Europa, però, ha un limite. Doppio, se vogliamo. Messo in chiaro da Allegri: troppi gol subiti. Per superarlo, ci sono due strade: tecnica e mentale. Sul primo piano, diverse reti al passivo derivano da errori individuali. Anche il gol di Joao Pedro, in fin dei conti, deriva da una marcatura troppo morbida di Cancelo. Che il portoghese avesse lacune difensive era cosa ben nota prima di portarlo a Torino. Fin qui, a dirla tutta, era andato meglio di quanto si potesse preventivare anche sotto questo profilo. Il fatto è che il suo errore, perdonabile per il giocatore che è, si inserisce in un quadro fatto di tanti piccoli errori. Che tolgono alla Juve lo scettro di miglior difesa del campionato italiano. Dove vince chi prende meno gol: è una verità storica ineluttabile, è una cosa da non dimenticare. 

L’altra faccia del limite relativo ai gol subiti è, ancora, mentale. La Juve sa di essere più forte e troppe volte finisce per accontentarsi di se stessa, non affonda il colpo e si lascia scoperte alle angherie altrui. Si specchia quando non dovrebbe. È successo anche a Manchester, all’andata: inspiegabile il blackout del secondo tempo. Matic più alto e aggressivo su Pjanic non è una spiegazione sufficiente a spiegare la differenza troppo palese con la prima frazione di gioco. Al ritorno, domani all’Allianz Stadium, serve l’ennesimo messaggio per confermare che questa squadra può essere davvero la più forte d’Europa. E forse la favorita alla vittoria in Champions League. 

Al netto del problema relativo ai gol subiti, c’è anche la questione infortuni. Fisiologici, fino a un certo punto, nella prima fase della stagione. Però la Juventus arriva a ospitare lo United con una dichiarata emergenza a centrocampo: Matuidi potrebbe recuperare, Khedira non è ancora pronto, tanti auguri allo sfortunato Emre Can. Per fortuna c’è Bentancur: su TMW abbiamo immaginato una similitudine, felice o meno lo diranno i lettori, col rasoio di Occam. L’uruguaiano non sarà il giocatore più spettacolare al mondo, ma gli riesce quello che fanno i grandi: rendere semplice il complicato. Per fortuna che c’è lui. 

E per fortuna che il VAR avrebbe dovuto spegnere le polemiche. Non ci soffermiamo sulla chilometrica spalla di Bradaric. Non è questo il punto, bensì il fatto che il nuovo protocollo per l’applicazione della tecnologia abbia creato più problemi che soluzioni. L’errore ha da essere chiaro ma anche evidente: in pratica i falli di mano, e a questo punto neanche quelli. La prima stagione del VAR aveva evidenziato pregi e difetti, forse un uso eccessivo, ma comunque aveva limitato quasi a zero le polemiche. Ora non si capisce quando interviene e perché, svarioni clamorosi non vengono corretti perché l’arbitro non ritiene l’errore evidente, poi ci vogliono due minuti per vedere che Cutrone non fosse in fuorigioco, nonostante si vedesse in maniera chiara ed evidente (appunto) già all’occhio umano. Si torni indietro, o si vada in avanti cambiando di nuovo il protocollo. Così, non ci siamo. La moviola non era divertente se non per fare polemica. La moviola al VAR sa tanto di paradosso.