L'Italia fa la storia al contrario: la croce su Ventura, ma Tavecchio non si nasconda. La fine del ciclo azzurro e il futuro di quello bianconero

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
14.11.2017 01:09 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
L'Italia fa la storia al contrario: la croce su Ventura, ma Tavecchio non si nasconda. La fine del ciclo azzurro e il futuro di quello bianconero

Oggi parleremo poco di Juve. E quasi sempre ne parleremo in prima persona singolare. Chiedo scusa ai lettori, ma sono nato nel 1988: non ho mai visto un Mondiale senza l'Italia, in pratica non l'hanno visto neanche i miei genitori. Non pensavo che avrei mai potuto assistere a un Mondiale senza l'Italia: era una certezza granitica fino ad adesso. Bene come nel 2006, male come nel 2010, ma pur sempre Mondiale. Invece San Siro non fa gol, e neanche i (troppi?) centravanti di Ventura. 

Il commissario tecnico, detto chiaro e tondo, ha sbagliato tutto, o quasi: contro la Svezia, ma più in generale dalla sconfitta con la Spagna in poi. Contro gli iberici ha difeso la sua idea anche quando era chiaramente sbagliata, poi l'ha cambiata quando davvero contava. Si è giocato tutto puntando su calciatori che non aveva neanche mai convocato. Ha colpe grandi, enormi. Ha ignorato alcuni responsi del campionato, ha anche avuto sfortuna in alcuni casi, ma ha chiuso malissimo. E sarà ricordato come l'allenatore che 60 anni dopo non ha portato l'Italia al Mondiale per la prima volta. Un record che, francamente, non gli invidio.

È la sconfitta di Ventura, ma anche di un movimento? Sì, se per tale si intende la federazione come persone che la dirigono attualmente. Le dimissioni del ct senza quelle del presidente federale sarebbero monche. “Dobbiamo valutare, pensare, cosare”. No: quando fai peggio di chiunque altro, nel passato e comunque anche nel futuro, ti dimetti e basta. Poi a valutare ci pensiamo noi. Tavecchio è stato rieletto anche da chi, Juve compresa, inizialmente lo osteggiava, sull'onda di un entusiasmo derivante da meriti non meglio precisati. La mancata partecipazione al mondiale non è una sua colpa diretta, ma quando la baracca affonda, di solito è il capo a rimetterci. Prima o dopo di tutti poco importa. Tavecchio c'entra fino a un certo punto con la mancata qualificazione a Russia 2018, ma il calcio italiano è migliore, da quando presiede la FIGC? Sarà l'amarezza della serata, ma a cazzotto verrebbe da dire di no. Per qualche conferma, chiedete in Serie C, dove annaspano cercando di arrivare a fine stagione con 60 squadre e per quest'anno la missione era fallita in partenza. 

Tornando alla Nazionale, non è uno stupido e semplicistico discorso di italiani che mancano: ci sono, lasciate perdere chi fa dichiarazioni più roboanti dei propri risultati. Non è neanche unn discorso di blocchi che difettano: la Juve dà 7 giocatori alla nazionale, il Milan ne dà 4-5. Non sono pochissimi, non sono meno del 2006. Dietro la mancata qualificazione ci sono errori individuali, intesi come errori del ct. Dietro l'idea che battere la Spagna fosse comunque impossibile, c'è invece la mancata crescita di un movimento. Ci sbracciamo per il Napoli, ma gioca con due italiani, di cui uno non può fare che l'esterno d'attacco in un 4-3-3, altrimenti risulta praticamente inservibile alla causa. Il campionato è mediocre, ma pensiamo che sia in crescita perché è la Juve a nascondere la polvere sotto il tappeto. 

E forse, verrebbe da dire, la fotografia della serata da incubo dell'Italia è anche quella di un gruppo della Juventus che è alle ultime battute. Qualcuno dice che un ciclo è finito a Cardiff, ma penso che non sia così: c'è ancora spazio, per qualcosa di nuovo. Per l'Italia e per la Juventus. Però il gruppo storico della Juventus ha le ultime cartucce da sparare, e per questo da domani i senatori, della Vecchia Signora e della Nazionale, dovranno pensare a Kiev, alla finale di Champions. Anche tu, Gigi: le tue lacrime hanno fatto male al cuore di chi ama il calcio. Non pensavamo di lasciarci così, ma non ti preoccupare: fra tutti, sei quello che ha deluso meno. E quel Mondiale l'hai vinto. La Champions ancora no: è il momento. È l'ultimo.

Volevate parlare di Juve? Volevo farlo anch'io, a corredo della qualificazione dell'Italia a Russia 2018. Non è successo, e non succederà. Che il momento no dell'Italia fotografi i rischi di un futuro no della Juve, più o meno, l'ho già detto. Di tutto il resto, di Marotta che dice cose molto giuste e comprensibili sul mercato e sull'azienda, ma che aprono la porta alla cessione di Dybala, ne parleremo le prossime volte. Di Del Piero che risponde da Los Angeles e invece dovrebbe farlo da Torino, anche. Per oggi può bastare il tentativo di metabolizzare il responso di San Siro. E, fidatevi, non ci riusciremo tanto presto.