Juve, gli errori sul mercato si pagano. Sporting più importante della Lazio, ma le altre scappano e il campanello d'allarme non va ignorato

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
17.10.2017 00:30 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Juve, gli errori sul mercato si pagano. Sporting più importante della Lazio, ma le altre scappano e il campanello d'allarme non va ignorato

Il weekend dei big match è arrivato e ha travolto la Juventus. Perdere in casa è di per sé una notizia, per i bianconeri, specie considerato che con la Lazio non succedeva da quindici anni. Se poi aggiungiamo il Napoli che espugna l'Olimpico e l'Inter che fa proprio il primo derby dell'ennesimo anno zero della Milano calcistica, il quadro, in ottica scudetto, diventa ancora più fosco. Prima di dedicare un paio di righe alle avversarie più pericolose per il campionato, c'è però da pensare alle difficoltà di casa Juve. I processi sommari, ci risiamo, non servono e spesso emettono verdetti sbagliati. Però i campanelli d'allarme non si possono ignorare, anche perché, senza nulla togliere alla Lazio, la Vecchia Signora ha perso soprattutto per evidenti responsabilità proprie.

Che qualcosa non funzioni, questo lo si dice da un po' di tempo e non lo scopriamo certo dopo sabato pomeriggio. A Cardiff si è chiuso un ciclo, dicono: è davvero questo il punto? Qualcosa, nella scorsa stagione, si è rotto a livello di spogliatoio; un ciclo si è chiuso nel senso che la Juve non è più imbattibile e imbattuta, ma c'era da attenderselo. La società, però, ha fatto delle scelte abbastanza chiare, e non penso che i giocatori rimasti non seguano Allegri. Il tecnico livornese è oggi sul banco degli imputati e per certi versi è anche giusto così, però ci sono delle belle attenuanti. In primo luogo, ha sempre chiesto tempo per far girare le proprie squadre, e alla fine ha quasi sempre avuto ragione lui. Gli attacchi di oggi dimenticano la crescita esponenziale degli ultimi anni, in buona parte dovuta proprio all'allenatore. I paragoni con Conte hanno poco senso: Allegri ha beneficiato del lavoro del proprio predecessore, ma lo anche migliorato. Metterlo in discussione, in un momento in cui peraltro non ci sarebbero comunque grandi alternative, è fuori luogo e deleterio. Per il futuro (a proposito di Lazio), Simone Inzaghi ha tante belle qualità e ora se ne stanno accorgendo tutti, dopo averlo molto sottovalutato l'anno scorso. Lasciamogliele confermare e per il futuro si vedrà.

Tornando alla Juve, una sconfitta non è un dramma, anche perché la vera partita importante della settimana è quella contro lo Sporting Lisbona. Anche i portoghesi sono sottovalutati da molti, e giustamente i bianconeri hanno messo nel mirino la Champions. In campionato puoi recuperare, in Europa due passi falsi ti condannano. Le lacune, però, ci sono e partono dal mercato. Anzitutto, anche in ottica europea, la questione terzini destri è stata oggettivamente gestita male. La sfortuna pesa il giusto, ma se in Champions ti ritrovi senza un giocatore di ruolo, avendo comunque a disposizione Lichtsteiner, qualche errore l'hai commesso. La difesa, o meglio la fase difensiva in generale, è il vero punto di domanda di questo inizio di stagione. L'addio di Bonucci, per ora, è stato un passo indietro un po' per tutti, ma non c'è solo quello. Le gerarchie, con Barzagli più grande di un anno, non sono definite: troppi cambi, poca alchimia. Soprattutto col centrocampo: Matuidi si sta inserendo bene e Bentancur ha qualità pazzesche, ma per ora aiutano poco. Cuadrado, pur poco decisivo, dà comunque maggiori garanzie rispetto a qualsiasi altro esterno destro in rosa. Insomma, c'è da lavorare e il tempo stringe.

Tra attacco e centrocampo, poi, pesa un mercato che ha lasciato qualche dubbio sin da subito. A parte il capitolo terzino destro, l'attacco è più vario della scorsa stagione ma qualche lacuna c'è. Douglas Costa e Bernardeschi sono giocatori diversi, ma occupano la stessa zona di campo. Tra i due, poi, sceglierei sempre l'ex Fiorentina, a proposito di giocatori sottovalutati: ha un talento eccezionale, deve metterci del suo per esprimerlo, deve avere tempo e spazio per poterlo fare. Dybala è il vero insostituibile e delle critiche neanche ne parliamo. Ha sbagliato un rigore, ma la Juve con Dybala è una squadra, quella senza l'argentino tutt'altra cosa. Le vere lacune, in ultima analisi, stanno tra fascia sinistra e attacco. Mandzukic è un campione assoluto e in quel ruolo ha trovato la propria dimensione, ma al momento non ha alternative. Ha giocato 90 minuti in condizioni (dicono) precarie con la Croazia e poi altri 90 con la Juve. Toglierlo dal campo, per l'importanza che ha, è quasi impossibile, ma non potrà giocare sempre e comunque. Se nel suo caso, però, c'è Pjaca che a un certo punto tornerà a disposizione, Higuain al momento non ha alcuna riserva. Il Pipita, oggettivamente, è il giocatore meno in forma della Juve al momento. Schick, al netto della condizione fisica, era stato preso proprio per dare alternative lì davanti. Il ceco è stato considerato non idoneo dalla dirigenza? Benissimo, serviva un altro giocatore. Higuain porterà la croce, ma non ha nessuno con cui condividerla quando pesa troppo.

Non tutto è da buttare, ancora una volta, ma ignorare i problemi non li risolve. La Juve ha dei punti di forza, ci sono tante cose che funzionano e la lotta per il settimo scudetto non è di certo già persa. Però siamo arrivati a metà ottobre, qualche nodo sembra venire al pettine e non sembra essere tanto semplice da districare. Anche perché, e chiudiamo con le avversarie, le altre corrono. Il Napoli lo fa a velocità pazzesca: forse insostenibile, ma finché non rallentano c'è da tenere il passo. Come singoli, i partenopei restano inferiori alla Juve. Sarri ha però costruito qualcosa di quasi unico, un po' Zeman e un po' Sacchi. Ha due avversari: l'idea che essere belli basti per vincere, e un ambiente poco abituato alle vittorie. Corre, in maniera più goffe ma non tanto meno efficace, anche l'Inter, che per ora non sembra quasi figlia del suo allenatore. Le squadre di Spalletti, storicamente, hanno vinto poco ma giocando sempre molto bene. I nerazzurri, per ora, sembrano intenzionati a fare il contrario. E le strade diventeranno due: o continueranno a essere più cinici che divertenti, e a un certo punto la palla finirà sul palo anziché in rete. Oppure riusciranno a unire le due cose, e diventeranno l'avversaria più credibile per lo scudetto. La Juve dovrà farsi trovare pronta.