CONTE IL "CAMALEONTE"

3-5-2, 4-3-3, 3-5-1-1. No, non sono i numeri ritardatari del superenalotto, ma i diversi moduli di gioco utilizzati da Antonio Conte nella sua gestione. Ecco un esempio di quando le variazioni tattiche non sono segno di difficoltà, ma una risorsa. Il tema “ sistema di gioco” è tornato d’attualità nelle ultime settimane e merita una riflessione un po’ più profonda. Per la partita di domani contro il Napoli Conte sembra intenzionato a tornare al collaudatissimo 3-5-2, il modulo da campionato, come potrebbe essere ribattezzato. Infatti, in Champions, dal secondo tempo della gara col Galatasaray e nei successivi due incontri col Real, il mister ha rispolverato il 4-3-3, per poi riproporre, quasi con rigore scientifico, il 3-5-2 nel weekend in campo nazionale, dimostrandosi, ancora una volta, un allenatore-camaleonte, non fissato su un solo modulo, ma capace di lavorare su più soluzioni tattiche e farle apprendere alla squadra senza che questa risenta di una sorta di crisi di identità, e creandosi, dunque, una compagine mai prevedibile, che sa adattarsi ai mutamenti di gioco decisi dal mister a seconda delle situazioni e degli avversari. I motivi di questo alternarsi scientifico dei moduli pare abbastanza chiaro: il 4-3-3, di sua natura, garantisce obbligatoriamente aggressività, intensità e ritmo, caratteristiche che in Champions, soprattutto contro avversari ai quali puoi concedere qualcosa dal punto di vista tecnico (vedasi Barcellona, Real o Bayern), sono fondamentali per giocarsi bene la partita, più importanti di una cerniera difensiva folta e arroccata, che potrebbe garantire il 3-5-2, dove, però, si rischierebbe di schiacciarsi troppo e diventare prevedibili nel ribaltamento del gioco, cosa che può accadere contro certe corazzate, dove ti trovi avversari che sbucano dappertutto e vogliono il pallino del match. Il 3-5-2 ( e il 3-5-1-1, che né è una variante), invece, è da sempre considerato un modulo iperdifensivo. Dipende a seconda delle interpretazioni. In Italia mezza serie A gioca così, ma lo fa in maniera tradizionale, mentre solo la Juve interpreta questo sistema in modo innovativo e, quasi, rivoluzionario. La squadra di Conte, in fase offensiva, trasforma questo modulo di gioco in un 3-3-4 con gli esterni altissimi, praticamente all’altezza degli attaccanti; la fase difensiva, poi, quasi mai è praticata all’ "antica", cioè con l’abbassamento totale degli esterni a formare una linea di difesa a 5, ma, anzi, il più delle volte la Juve rimane con solo i tre difensori puri dietro a difendere, accettando, così, l’uno contro uno con gli avversari, con qualche rischio, sì, ma non permettendo mai alla squadra di indietreggiare troppo dietro la linea della palla. Questa variante potrebbe risultare troppo rischiosa in campo europeo ( soprattutto contro certi avversari); e poi in Champions praticamente il 90% dei team gioca con il 4-3-3, il che vuol dire giocare a specchio con gli avversari, una mossa che potrebbe essere decisiva per imbrigliarli tatticamente per un maestro di tattica come Antonio Conte.
@GiuseppePeppon1