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L'IMBOSCATA - Pecoraro, Santoriello e Chinè, cose immonde attorno alla Juventus. Astio totale nei confronti di Gravina. Paraculata al Coni? Bianconeri nel mirino dalla vigilia dell'8° Scudetto: ecco perchè. ADL dovrebbe far causa alla Figc

di Andrea Bosco

Ho tanti difetti. Ma sono una persona sincera. Non riesco a dissimulare quello che provo. E quello che provo da qualche mese è un astio  totale nei confronti di Gabriele Gravina e della sua Federazione. Fino a qualche tempo fa, l'ho scritto ripetutamente, avrei accettato qualsiasi decisione da parte della giustizia sportiva. Così come la accetterò certamente da parte di quella ordinaria. Nel caso la Juventus dovesse risultare colpevole. Ma negli ultimi mesi quanto è accaduto ai confini della Juventus è a dir poco immondo.

Io non uso le parole a sproposito. Le iperboli non mi piacciono. Ribadisco: cose immonde. Per esempio le fedi calcistiche di molti dei giudici chiamati a sentenziare sulla Juventus. Nessuno mi venga a dire, che “quello è un giudice di specchiata onestà eccetera“. Quando si tratta di tifo la “specchiata onestà va a farsi fottere“.

Il caso più clamoroso (quello di Santoriello alla Procura di Torino, che si è astenuto da processo Prisma, lodato a destra e a manca), è esemplare di quello  che la realtà fotografa.  Primo:  le immagini nelle quali Santoriello spiegava di “odiare la Juve“ e che la “Juve arrubava“ come un De Laurentiis qualsiasi,  le hanno tirate fuori i tifosi. Non è stato Santoriello “sua sponte“ a dire (ma avrebbe dovuto farlo quando l'inchiesta Prisma è iniziata): “Mi ritiro: odio la Juve e per una questione di opportunità non posso indagare su di lei“. Ha aspettato e ancora aspettato. Tradotto: ha fatto un passo indietro con grave ritardo.

Per quanto vale il mio pensiero, reputo che Santoriello sia un bravo magistrato. Non lo penso di Chinè, Torsello and company. Ma di Santoriello, sì, lo penso.  Ma ovviamente è una  mia idea. Peraltro suffragata dai fatti. Nel passato di Chinè, spicca il sonno profondo da sostituto a Latina nella vicenda dei passaporti e della patenti rubate alla Motorizzazione di quella cittadina “in bianco“ . Arrivarono da quella città di passaporti di Recoba e pare, anche quello di Veron.

Azioni, allora, da parte della magistratura:  piume spiumate. Spicca la vicenda “tamponi della Lazio“ passata grazie al buon Chinè in cavalleria. Tralascio le miserie di alcuni componenti del Collegio di Garanzia del Coni: tifosi partenopei  spudorati con tanto di selfie. Non so perché mi indigno: Giuseppe Pecoraro quello che c'era prima di Chinè, scelto da Tavecchio (presidente federale, allora)   con la benedizione dei Gianni Letta, dei  Lotito, dei  Malagò, dei  Petrucci, oltre che di alcuni “patres coscripti“ allocati in Parlamento, tutti entusiasti di avere come procuratore federale (capace di fabbricare false intercettazioni: è accaduto o no?) l'ex Prefetto di Roma che con il faccendiere Bisignani (l'uomo che “sussurrava ai potenti“)  discuteva  dell'ordine del giorno del Copasir (a che titolo? Mai saputo) anche lui era un tifoso del Napoli“.

Contento Marzullo del campionato del “nostro Napoli“? Risposta di Marzullo: “Io veramente tifo Avellino“.  Indimenticabile Pecoraro.  Che aprì una inchiesta per stabilire per quale motivo un arbitro in un Cagliari-Juventus non avesse fischiato un fuorigioco contro la Juventus. Nessun esito collaterale. Solo un fottutissimo fuorigioco del cavolo. Ma Pecoraro, uomo dabbene, e  privo di prevenzioni, aprì un fascicolo.  Quindi, alla larga con le  considerazioni che “non mi dovrei permettere“.

Non credo più alla giustizia sportiva. In generale non credo più alla giustizia ordinaria che spedisce gli assassini ai domiciliari o in casa di cura invece che in galera. E che neppure persegue una ladra perennemente gravida, che "fa“ anche 1000 euro di borseggi al giorno perché le donne incinte per la legge italiana non devono andare in galera. Le quali  come la ladra di cui sopra  ti sbattono in faccia che “io per mestiere rubo. Ogni giorno“. Di andare a lavorare neanche a parlarne. Meglio rubare. Specie a donne anziane fragili, scelte come prede . Nell'indifferenza volgare di una magistratura che non vuole occuparsi di casi del genere. Potrebbe ma non vuole.  Quindi non mi fido.

Ieri si attendeva la sentenza del Consiglio di Stato. Qualche notizia? Io non ne ho avute. Forse sono distratto. Forse faccio male il mio mestiere. Forse sono talmente incazzato con questo Gravina che mi ha tolto il gusto, persino di tifare Italia, e che si permette di  assistere senza fare un plisset ad un inno nazionale sfregiato con un bestiale remix, da aver perso il lume della ragione. L'inno nazionale, porca vacca. Senza vergogna . 

Sono stanco di questo calcio. Una cloaca  alimentata da gazzette che più faziose non si può, da opinionisti, neppure incompetenti o  di parte:  solo bestialmente  tifosi . 

Sono stanco di Infantino che sta vendendo a fondi dei satrapi del Golfo il calcio intero, aumentando il numero dei partecipanti, aumentando le competizioni. E lorsignori imbecilli e incapaci di vedere più lontano del proprio naso a protestare per una Superlega per “ricchi“ a scapito dei “poveri“. A parte che nel mondo del calcio di “poveri“ non ce ne sono: ci sono spiantati, bancarottieri, maneggioni ma “poveri“ proprio no. Con la  riforma Infantino (e quella di Ceferin)  di grazia, macroscopici  imbecilli chi pensate andrà nell'Olimpo? I club più ricchi o  quelli con minori possibilità economiche? I Qatar che “ungono le ruote“ o le Isole Faroer?  Il Psg o il Burgos (una  a caso)? 

Io detesto Gravina. Che finge di essere caduto sulla Terra da Marte. Come se non avesse  governato il calcio dal 2018 in poi. Che non si prende  responsabilità. Che, porca la pupattola, non ha fatto una riforma che sia una. Fosse stato per lui, non lo avessero costretto, col  cactus che avrebbe concesso il professionismo al calcio femminile. Lo ha fatto solo perché  il vento sociale era cambiato. Non lo avesse fatto le Murgia e le Cirinnà si sarebbero (giustamente) accampate  fuori dal portone della Federazione. 

Ci si continua a chiedere per quale motivo la Juventus sia entrata nell'occhio del ciclone. Per proprie responsabilità, certamente. Nessuno l'ha obbligata a certe spese, a certe retribuzioni che ne hanno terremotato il bilancio. Il Covid è stata una sfiga non conteggiabile a priori. Ma le aziende quotate in Borsa, dovrebbero ipotizzare anche il futuro più fosco, oltre che la crescita felice. Poi l'invidia: il grande motore dei vizi umani. La Juventus ha rappresentato un dito nell'occhio . Con il suo stadio di proprietà, il suo Museo, il suo Jmedical, la sua Continassa, con sede, albergo ed annessi,  con la sua squadra femminile strapotente, con la Nex Generation, unica società di serie A  a partecipare con la  seconda squadra al campionato di Lega Pro. Con il suo marketing portato anche in Asia e negli Stati Uniti. I suo Scudetti e le sue Coppe.  Troppo e troppo avanti rispetto agli “altri“. E quando essendo “avanti“ vinci a ripetizione “sfruttando il sistema” come  ha detto a quella cena che ho più volte citato (e pazienza se nessuno ha ripreso la cosa: a proposito di invidia) un uomo potentissimo “nuoci al sistema“ . Lo ripeto: la bufera sulla Juventus si è addensata prima che Allegri conquistasse l'ottavo scudetto. A Torino  lo sanno anche loro. Perché  le informazioni che ho io le hanno anche loro. Complotto? Qualcuno mi ha spiegato: “Una necessità“.

Il Coni toglierà i 15 punti di penalizzazione? Se lo farà, voglio vedere in quanti club faranno causa alla Figc per aver manipolato il campionato. Il primato del bellissimo Napoli di Spalletti non è a rischio. Ma anche De Laurentiis dovrebbe far causa alla Figc: le vicende giudiziarie hanno tolto spazio e lustro (sacrosanto) alle imprese di Osimeh e compagni. Il Napoli ha subito un danno indotto. Dopo decenni lo scudetto tornerà a Napoli e si continua  a parlare di plusvalenze. Anche delle sue: quelle relative proprio all'acquisto di Osimeh. Voglio vedere quanti media avrebbero le palle di chiedere le dimissioni di Chinè. Io per quelle attendo. Il Coni potrebbe fare il paraculo e rimandare il processo  alla Corte d'Appello (del garantista Torsello). Insomma “decidere di non decidere“: non sarebbe un novità per la giustizia sportiva. Ma intanto continuo chiedere quelle di Gravina. Chissà  a che a forza di farlo, come quel romano che ogni volta in Senato pretendeva la  "distruzione di Cartagine“, qualcuno non mi segua. E le chieda anche lui. Questo “povero pazzo“  troverebbe qualche suo simile: vertical.    


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