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L'IMBOSCATA - L'importanza dell'allenatore, crolla un mantra. Il "commissariato" Sarri, Bernardeschi e il finale di stagione: errori da non (ri)commettere. Mercato, la Juve non ascolti il tecnico. Dopo Arthur uno di "quei due"

di Andrea Bosco

Spiegava Leonardo da Vinci che “una piccola certezza è da preferirsi ad una grande bugia“ . Pensiero che mai attecchirà nel mondo del calcio. Dove iperboli e menzogne fanno scopa con banalità ed ovvietà.

Una giornata. E a sentire quelli che “sanno”, tutto è cambiato .

La Lazio bastonata a Bergamo, da “favorita“ nella corsa scudetto è precipitata nelle valutazioni. L'Inter di Conte incappata nella trappola Sassuolo a sentire i “sapienti” dovrà rinfoderare con i sogni di “rimonta”, anche quelli di “gloria“. Gettonata (giustamente) l'Atalanta. Gettonate Napoli, Roma e persino il Milan dopo le vittorie su Verona, Sampdoria e Lecce .

Sta crollando un granitico mantra: quello “dell'importanza dell'allenatore“. A Bergamo, Gasperini era squalificato. Ma nonostante dopo pochi minuti la Dea fosse sotto di due gol i bergamaschi si sono ripresi, chiudendo per 3-2 . A Bologna, Sarri “commissariato“ dalla vecchia guardia, ha visto una Juventus per almeno un'ora disinvolta rispetto a quella che si era esibita contro Milan e Napoli ingessata in un “simil- sarrismo” .

La banalità che è nella tastiera di molti fa scrivere oggi di “fuga“ Juve .

Mancano 11 giornate alla fine e nessuno è in grado di fare pronostici. La Juventus continuerà ad  essere competitiva se manterrà l' attuale solidità difensiva. Se recupererà qualche infortunato. Se i suoi tesserati non si abbandoneranno ad idiozie comportamentali .

La Rosea ha spiegato che un “video” di Sarri ha cambiato la vita a Bernardeschi. Che dopo numerosi (deleteri, dico io) esperimenti, Sarri si è convinto a impiegare da esterno-interno nella posizione che abitualmente occupa in Nazionale. Fosse così, Sarri sarebbe da licenziare. Non ci voleva molto a capirlo.

L'importante sarà non tornare allo stucchevole “giro palla“ che tanti problemi alla Juve ha causato.  L'importante sarà non sottovalutare il Lecce. Alle corte: se Sarri “gestirà“ invece che pretendere di “allenare“, la Juventus ha le qualità per concludete bene la stagione. Non mi azzardo a parlare di scudetto. E men che meno di Champions. Sto parlando di una “buona“ conclusione. 

In ogni caso la Juventus - a mio parere- dovrebbe essere brava a non indulgere alla tentazione di “accontentare“ a fine stagione, il suo tecnico. Se Milik (non peraltro alle condizioni poste da De  Laurentiis) è un profilo che potrebbe stare bene nella rosa Juve, altri nomi che continuano a girare (e che pare, piacciano a Sarri ) diventerebbero una zeppa per la Juve del futuro.

 Dico due parole su Arthur. Che a mio parere non vale Pjanic ma che potrebbe costituire uno scambio importante. Più che per la tecnica, per ragioni economiche (plusvalenza e ingaggio inferiore rispetto al bosniaco)  e per carta d'identità più fresca. Gianluca Di Marzio ha spiegato che l'affare è ormai fatto. E Di Marzio è uno che - a differenza di altri - le notizie le ha.     

Detto questo non basterà Arthur a cambiare il volto del centrocampo della Juve che verrà. Ce ne vorrà un altro. Uno di quelli bravi. Uno che abbia corsa, fisicità, tecnica e tiro. Uno di “quei due" . 

Mentre saluto la buona prestazione a Genova di Kulusevski (in gol), faccio i più grandi auguri allo sfortunato Mandragora.

Gravina ha convinto il Consiglio Federale ad assegnare alla Juventus Women lo scudetto: terzo di fila e sentiti complimenti. L'idea iniziale era quella di applicare l'algoritmo e di non “assegnare“. Erano volati gli stracci. E Gravina è stato costretto a fare “macchina indietro“ . Fra due anni, ha spiegato il presidente federale: professionismo .

 “Vedere moneta, dare cammello“: ragazze, mi raccomando.

 Infine: la Juventus sbarcherà, probabilmente, su Tik-Tok , piattaforma per giovanissimi. Giusto così: gli adolescenti sono il futuro. Ma per uno che ha salutato con commozione Mariolino Corso e Pierino Prati, esempi di un calcio segnato dalla poesia, anche la certificazione che una lunga “stagione“ si sta chiudendo. Tempus fugit: anche il mio.