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L'IMBOSCATA - Juve in costruzione e con assenze, ma i nuovi non sono fuoriclasse. Giuntoli di nuovo sul mercato. I punti tolti dagli arbitri. Chinè (senza barba e baffi all'Olimpico), Viola e la misteriosa società

di Andrea Bosco

di Andrea Bosco

La sberla contro lo Stoccarda è stata pesante. E non tanto per la sconfitta. Non tanto per come è maturata a un minuto dal termine in inferiorità numerica. Ma per come la Juventus è stata piallata dai tedeschi per tutta la gara. Salvata dai ripetuti miracoli di Perin. Ora, è evidente che la Juventus è in fase di costruzione. Che un giudizio si potrà dare tra qualche mese. Che a favore di Motta c'è l'evidenza dei risultati: una sola sconfitta da inizio stagione. Ma il gioco latita. E se è possibile, nelle ultime settimane è addirittura peggiorato. Le avvisaglie c'erano state contro la Lazio, piegata solo grazie a una fortunata autorete.

È vero che la Juventus ha alcuni uomini—importanti sulla carta—fuori per infortunio. Ma, importanti, solo sulla carta. Per ora questi uomini hanno fatto vedere pochissimo. Non Nico, un gol e poco altro prima dell'infortunio. Non Douglas Luiz, sfinge brasiliana, lontano parente del giocatore ammirato in Premier League. Non Koop: nessun gol, un solo assist degno di nota (a Genova) sul quale pesa maledettamente il teorema Gasperini: i giocatori di Gasperini con Gasp sono dei fenomeni. Lontano da Bergamo si rivelano giocatori normali e a volte dei flop. I giocatori di Gasperini si muovono all'interno di un “sistema” che nessuno è in grado di replicare: né in Italia, né all'estero.

 Le assenze certamente pesano. E dai giovani che la scorsa stagione (Savona, Yildiz, l'aletta belga, lo svedese) giocavano in Next non si può pretendere la luna: stanno facendo più di quanto si ci attendesse. Ma gli altri? Thuram e Cabal si stanno rivelando acerbi. Il solo Kalulu per ora ha stupito. Certo, l'infortunio di Bremer è gravissimo e a gennaio Giuntoli sarà chiamato ad intervenire sul mercato. Ma Danilo sembra un giocatore a fine percorso, ormai. Ha fatto bene Conceicao (stranamente sostituito con lo Stoccarda), Adzic non sappiamo che pesce sia: certamente non è un centravanti. Weah è un giocatore senza squilli che si sta guadagnando la pagnotta. Gatti è affidabile. Al pari di Fagioli, Locatelli, e McKennie: ma non parliamo di fenomeni. Di Gregorio non sappiamo ancora cosa valga: non ha mai dovuto veramente parare grazie all'abilità difensiva della Juventus. Il valore di Perin era noto: sacrosanto avergli rinnovato il contratto.

Ma se—come ha detto—Motta ha condiviso le valutazioni di Giuntoli per l'attacco, ha clamorosamente sbagliato. Forse Kean doveva essere ceduto, veniva da una stagione travagliata a Torino. Ma che Milik fosse un giocatore a rischio, dal punto di vista fisico, lo si sapeva quando fu ingaggiato. Pare che le valutazioni del J Medical ne avessero addirittura sconsigliato la conferma. In questo contesto, va detto senza peli sulla lingua: molti giocatori della Juventus sono alla prima esperienza importante in campionato e in Europa. Ma alla prima esperienza come allenatore (da giocatore no, ma giocare è diverso che allenare) in un contesto continentale e sulla panchina di una grande squadra, è anche Thiago Motta. Allenare lo Spezia e il Bologna è assai diverso che allenare la Juventus. Notoriamente (con il Real Madrid) la squadra del mondo più difficile da allenare.

Detto senza perifrasi: in dieci contro undici e con la consapevolezza (sarebbe sconfortante non fosse stato evidente) di essere di fronte a una squadra più forte, non vai cercare avventure pensando di poterla “vincere”, ti trincerarsi dentro a Fort Apache e porti a casa un pareggio, che è il massimo in una serata come quella, a cui puoi ambire. Tutti pagano (e pagheranno) lo scotto dell'inesperienza. Motta, tende a “stupire” con scelte spesso stravaganti. Ma va bene: meglio uno che tenta strade nuove, rispetto a un allenatore (e non parlo di Allegri) appiattito sul suo mantra e incapace di innovare.

Resta un dato oggettivo: la Juventus finora, penalizzata da alcuni scadenti arbitraggi, in campionato dovrebbe avere almeno quattro punti in più. Ma in Europa forse, finora, ha ottenuto (vedi Lipsia) più di quanto avrebbe meritato. Ora con la perdita di 800.000 euro per la sconfitta interna con lo Stoccarda, la Juventus deve assolutamente fare punti nei prossimi impegni per evitare di mettere a rischio la qualificazione diretta e di finire nel girone infernale dei “recuperi”. I soldi della Champion's servono come il pane per sanare il bilancio e la Juventus non può permettersi di fallire.

Ora si andrà al Meazza contro l'Inter. Che è più forte, ha più qualità, più esperienza. E ha giocatori determinanti: se non è Lautaro è Thuram, attaccante moderno che non si comprende perché la Juventus non abbia trattato, quando poteva farlo. Bravo Marotta a portarlo a Milano. Anche l'Inter ha qualche infortunio. Quello di Calha, il più pesante. Ma l'Inter ha anche un “fattore” in grado di cambiarle sovente, uscendo dalla panchina, le gare. Si chiama Frattesi ed è certamente un “di più” che nessuno in Italia può permettersi.

Sulla carta la Juventus vista contro al Lazio e contro lo Stoccarda non ha scampo. Ma il calcio è bello proprio perché non sempre il più forte (e oggi, l'Inter decisamente lo è) vince. Nel calcio moderno avviene sempre più raramente. Ma ancora accade. Avevo pronosticato tre vittorie: Ci ho preso (e che fatica) solo contro la Lazio. Ho steccato contro lo Stoccarda. Temo di essere stato poco avveduto pronosticando una vittoria (e addirittura con due gol di scarto) contro l'Inter. Oggi, un pareggio sarebbe tanta roba. Poi a gennaio (non a fine stagione) si dovranno tirare le somme, non tanto su Motta che ha avviato una rivoluzione, ma su alcuni giocatori probabilmente mal valutati. Poi magari cedendo (a gennaio) Arthur, si potrà metter in cassa qualche euro da investire su qualche elemento affidabile.

Oggettivamente i 100 e passa milioni spesi per Nico, Douglas Luiz e Koop, finora non hanno fruttato. Io sono un uomo paziente, l'esperienza mi dice di non agitarmi per una sconfitta per quanto dolorosa. Ma non sono orbo. Di giocatori ne ho visti tanti. E quelli che ho citato non appartengono alla categoria dei fuoriclasse. Oggi (purtroppo) di fuoriclasse la Juventus non ne ha.

Finalino: per Roma—Inter, era presente il procuratore federale Chinè. Che magari non tifa Inter, che magari tifa Roma, o magari per nessuna delle due. E che ha tutto il diritto di andare allo stadio. Ma che sarebbe stato opportuno ci fosse andato con barba e baffi, mescolato, anonimo, in tribuna al resto degli spettatori. Perché? Ma perché il dottor Chinè ancora non si espresso (le carte la procura di Roma gliele ha consegnate, basta con le supercazzole) sulle plusvalenze della Roma. Che ci sono state. E prima o dopo (qui le carte la procura di Milano del dichiarato interista Marcello Viola per ora non gliele ha inviate) dovrà esaminare il carteggio relativo alla curva dell'Inter (oltre a quella del Milan). Nessuno, tuttavia, si azzardi a pensare che il dottor Chinè si stracci le vesti se la procura di Milano non indagherà (come finora non ha fatto) su LionRock. Sì: la misteriosa società affiliata all'Inter di Zhang con sede alle Cayman (a alle Isole Vergini? Insomma in un paradiso fiscale) dagli ancora più misteriosi finanziatori (tuttora sconosciuti) che ha perso 150 milioni senza che nessuno si mai presentato a reclamarli. La conclusione? Evito di esprimermi. Ma non serve aver letto qualche “spy” per immaginare di che cosa possa trattarsi.