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L'IMBOSCATA - Errori arbitrali, va recisa testa del serpente. Inchiesta ultrà, il giallo Zanetti e gli interisti Viola e Viglione. La posizione della Juventus. Le Women spaventano le big d'Europa

di Andrea Bosco

di Andrea Bosco 

L'ultima giornata di campionato ha portato tanti errori arbitrali: troppi. A Torino, come a Napoli, a Firenze, come a Monza. In Juventus – Cagliari ha fatto molto discutere la simulazione fischiata contro Conceicao che ne ha comportato l'espulsione, un turno di squalifica e 2000 euro di multa. Decisione arbitrale che persino il capo degli arbitri Rocchi ha definito “eccessiva”. Ma l'episodio che ha visto coinvolto Conceicao non è (a mio parere) neppure il peggiore degli sfondoni confezionati dagli arbitri (anche se in passato contatti del genere avevano comportato la concessione di un rigore) limitatamente all'ultima giornata. A Napoli un solare fallo ai danni di Kvara non è stato sanzionato con un penalty. Stessa cosa a Torino dove un reiterato fallo su Savona è stato ignorato dall'arbitro senza che il Var decidesse di intervenire. A Monza un pestone in area su un giocatore della Roma semplicemente non è stato visto dall'arbitro e neppure dal Var. A Firenze in Fiorentina – Milan, la galleria degli orrori è stata talmente sterminata che elencarli tutti sarebbe impossibile. Spesso gli ex arbitri (che invece di dedicarsi meritevolmente al giardinaggio si ostinano a fare i moviolisti e gli opinionisti) fanno più danni di quelli ancora in attività. Sovente si tratta di (ex) direttori di gara invidiosi. Esempio: Cesari, a “Pressing”, trasmissione Mediaset, scova una “chicca” nell'azione che porta al rigore pro Juventus per fallo di mano di un giocatore del Cagliari. Non è il braccio destro dell'isolano a commettere l'infrazione come l'intera (ex) comunità arbitrale ha reputato. È il braccio sinistro che colpisce (intenzionalmente) con un pugno il pallone, prima che il medesimo caramboli sul braccio destro di Luperto. Bravissimo Cesari e la squadra che con Cesari lavora. Servirebbe onestà intellettuale da parte di tutti. Ma non accade mai. Conta solo l'erba del “tuo” orticello. E ovviamente l'audience relativa all'orto. Ma gli (ex) arbitri condizionano l'opinione pubblica. E con la pubblica opinione anche i media. E con i media anche gli arbitri in attività. Un circolo vizioso: un gatto che si morde la coda.

La verità è che andrebbe recisa la “testa del serpente”. Vale a dire un protocollo che tutela solo gli arbitri. Non i giocatori. E men che meno lo spirito del gioco. Da anni si naviga a vista. Ci sono una cinquantina di teste e l'omogeneità di giudizio è impossibile da raggiungere. Poi ci sono i varisti. Che ovviamente sono anche loro arbitri. Io reputo che ai monitor dovrebbero starci ex giocatori, non degli arbitri schiavi del protocollo. La tentazione di “interpretare” è dietro l'angolo. È il grande problema degli arbitraggi in Italia, il cui metro risulta assai diverso rispetto a quello delle altre Leghe continentali. La voglia smodata degli arbitri nostrani di “interpretare” e di finire in prima pagina, sta assassinando il calcio. Una consorteria che applica il regolamento a seconda di come gli gira. Sovente calpestando il buon senso. Reputo che il Var debba essere limitato. A due chiamate per ogni tempo di gioco. Da allenatori o capitani in campo. E sono del parere che anche il tempo effettivo non debba subire gli scempi visti recentemente. Recuperi di 12/13 minuti sono una follia. Chi ama il calcio se ne deve riappropriare. Sottraendolo agli stregoni che ne hanno fatto una cosa da play station. Il calcio ha tanti problemi: nelle curve, nelle federazioni, nelle procure, negli uffici di presidenza, negli uffici dei Palazzi, nazionali, continentali, mondiali. Cominciamo ad eliminare i problemi che possono, ragionevolmente, essere eliminati.

Mentre il Paese si sta interrogando ancora su chi abbia passato le info a Javier Zanetti che pare ne riferisse poi ai capi ultras interisti, si procede sulla vicenda malavita nelle curve di Inter e Milan. Chinè ha chiesto gli atti alla Procura di Milano per conto della Procura Federale. E il procuratore Viola (interista) selezionerà le parti (a suo parere rilevanti) da inviare a Chinè. Che ne dovrà discutere (o non ne discuterà?) con Giancarlo Viglione, avvocato della Figc. Anche Viglione è dichiaratamente interista. Conflitto di interessi? Domanda retorica.

In tutto questo, la posizione della Juventus? Silente. Almeno ufficialmente. Come sta la Juventus? Neppure male, nonostante l'ennesimo pareggio casalingo. In fondo la classifica non appare compromessa. Del resto: mica è in lotta per lo scudetto, la Juventus. Già assegnato: Inter o Napoli, le sibille hanno da tempo vaticinato.

Quindi si gioca per ottenere un posto in Champion's. E quanto alle altre manifestazioni si vedrà: day by day. Questo Motta è bravo davvero? Sono cominciati gli interrogativi. Perché il modo di lavorare odierno della categoria è: si commenta l'esistente, l'attimo, l'episodio. Il resto è in divenire e chi se ne frega. Si può, del resto, velocemente cambiare opinione.

Da parte mia la considerazione che per costruire un palazzo ci vuole tempo. La Juventus ha cambiato “ditta” di costruzioni e aggiornato gli operai. Ma c'è chi reputa che Roma “sia stata costruita in un giorno”.

Ultima cosa: le Women hanno vinto ancora in Europa. Dove potranno arrivare nessuno, per ora è in grado di dirlo. Ma una cosa appare evidente: saranno presumibilmente una rogna. Anche per le più titolate del Continente.


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