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L'IMBOSCATA - E' la Juve di Motta. L'infame arbitraggio di Letexier. Giuntoli sul mercato per sostituire Bremer e Milik. Un nome per l'attacco. Inchiesta ultrà, i sospetti su Viola e le "sentenze" della Gazzetta. Indagherà Report?

di Andrea Bosco

di Andrea Bosco 

28 febbraio 1962: si gioca al Parco dei Principi a Parigi la terza gara di Coppa dei Campioni tra Juventus e Real Madrid. Il Real ha vinto a Torino (con gol di Di Stefano), la Juve al Bernabeu di Madrid (con gol di Sivori). Pronti via alla terza: al primo minuto il Real è già in vantaggio con Felo. Pareggia Sivori al 36esimo. Poi il Real dilaga prima con Del Sol e poi con Tejada. Passa il turno il Real che (a parte Del Sol) ha picchiato come un fabbro. Tutti: persino Di Stefano, il “monumento” che solitamente gioca di fino. Persino Puskas che è un fiorettista sublime. Eccelle il “bruto” Pachin che indecentemente segnerà le gambe di Sivori (cosa documentata dalle fotografie post gara) come un killer del prato verde. Prima i madrilisti fanno fuori Charles (il giocatore più temuto) poi Stacchini, entrambi infortunati. La direzione di gara è scandalosa. Fischia un francese che si chiama Pierre Schwinte, arbitro di lungo corso, scomparso nel 2000. Credevo di non poter più assistere ad un arbitraggio altrettanto fazioso e volgare. Mi sbagliavo: il signor Letexier a Lipsia ha fatto di peggio. Lui e i varisti. Tanto che ad un certo momento della gara (vinta prodigiosamente dalla Juventus, pur in inferiorità numerica per 3-2) mi sono detto: “ma in campo c'è Letexier o Abisso? E al Var, per caso hanno messo Massa?”

Letexier, arbitro stellato, ha diretto in modo infame. In modo così sciagurato che viene difficile pensare si sia trattato solo di una brutta serata: da parte sua e da parte dei varisti. Non sto qui ad analizzare gli episodi: sono arcinoti. Dico che la storia della Juventus con direttori di gara francesi non è delle migliori. E quella vissuta con l'arbitro Letexier è probabilmente la peggiore.

Andiamo oltre. Il “brocco” Vlahovic ne fa due di meravigliosi replicando la doppietta di Genova in campionato. Gioca da padreterno il “ludopatico” Fagioli. Idem Kalulu, grande intuizione di Giuntoli (mi cospargo il capo di cenere, non pensavo fosse di questa qualità). Di più fa meraviglie il “tappo” Conceicao, l'uomo che ha colla sui piedi, con un gol alla Messi. Vince la Juventus, soffrendo: ribellandosi al destino, agli infortuni, ad un arbitraggio scadente. Costringendo al silenzio (nessuna articolessa dei conosciuti maestrini dalla penna tossa) chi scrive per partito preso. Hanno esultato “bestialmente” gli odiatori di Madama, per il (grave) infortunio di Bremer (quello di Nico si risolverà nel giro di una settimana). Per Bremer (crociato), stagione finita.

Quindi a gennaio la Juve dovrà tornare sul mercato. Per un difensore e anche per un attaccante, considerato che Milik (nuovamente operato) ne avrà per almeno altri quattro mesi. A me piace da matti Castro del Bologna, che calcia in porta splendidamente. La Juventus che a Lipsia si è “formata” come squadra, come collettivo, come struttura, ha mandato in paranoia gli scribi. E allora capita che le “pagelle” risultino fuori dal mondo: sconclusionate.

Questa è la Juventus di Thiago Motta: non necessariamente migliore di quella di Allegri. Ma certamente diversa: ovviamente negli uomini (un Conceicao, Max non l'aveva ma lo scorso gennaio rifiutò Sancho), nell'atteggiamento, nel modo di arrivare al risultato. È da scudetto questa Juventus? Presto, per dirlo. Servirà continuità. Servirà che Koop dopo traverse e pali, finalmente inquadri la porta. Servirà che Yildiz oltre ad estemporanei gesti favolosi, faccia anche cose semplici e redditizie. Servirà che l'infermeria (a parte Bremer: in bocca al lupo e arrivederci alla prossima stagione) si svuoti. A cominciare dal giovanotto Adzic che finora non è riuscito (causa infortuni) a far vedere che razza di “pesce” sia. Ho la sensazione che la Juve sia più una squadra europea, da Champion's, che da torneo italiano. Dove l'Inter è certamente favorita, ma dove anche il Napoli (che non gioca le coppe) dopo la cura Conte potrà, a mio parere, recitare da protagonista. L'Atalanta è una realtà e va considerata. Stanno crescendo Milan e Lazio, per un torneo che si annuncia apertissimo. Domenica, all'ora di pranzo (Sarri sarebbe furibondo) la Juve ospiterà il Cagliari. Non basteranno bagni e massaggi per smaltire la fatica continentale. Ma se la Juventus contro gli isolani non balbetterà, il segnale ai naviganti sarebbe fortissimo. E di conseguenza potrebbero essere ortaggi “loro”.

A Milano, le curve ultras (silent davanti ai magistrati) sono sotto scopa: ballano, soldi, coercizioni, traffici illeciti, minacce. Persino un paio di morti (uno recente, uno di alcuni anni fa). L'auspicio è che tanto l'Inter (che sembra più compromessa) che il Milan possano chiarire e possano dimostrare di aver subito ricatti. Va così ovunque, ma come ha scritto Beppe Severgnini “lo si sapeva”. Male essersi girati dall'altra parte in nome dell'amore per la propria squadra. Ma non è mai “troppo tardi”. Ha sentenziato la “Rosea” che i club milanesi al massimo arrischiano una multa fino a 50.000 euro. Se non rammento male la Juventus per la vicenda 'ndrangheta (pur parte lesa) pagò 600.000 euro di sanzione, l'inibizione per Andrea Agnelli e la squalifica della curva per un turno.

Spero davvero che Inter e Milan ne escano. Nonostante l'imprudenza di un ministro di farsi fotografare con uno degli ultras finiti nella tonnara. Nonostante sul procuratore di Milano, Marcello Viola, si stiano addensando sospetti: anche eccessivi, va detto. E non si capisce il perché: Viola è interista, va a pranzo con Marotta e Ausilio, va allo stadio un seggiolino appena dietro a quello di Marotta, il suo ufficio è ricoperto con foto firmate dai campioni dell'Inter, il suo smartphone ha una cover con lo stemma dell'Inter. Tutte cose (benché inappropriate) lecite che un interista dichiarato come Marcello Viola ha il diritto di fare. Ma essendo il dottor Viola un bravo magistrato, certamente saprà appurare “chi” mandasse le info a Javier Zanetti che (secondo una intercettazione) informava i capi ultras di essere “controllati”. Si auspica ci venga risparmiata la (consueta) stronzata relativa al cancelliere “infedele”. Il Procuratore Federale, Chiné, ha chiesto gli atti (alla Procura di Milano) e dovrà stabilire se, in quegli atti, esista materiale per sanzionare dal punto di vista sportivo i club. Ma avendo la “Rosea” già espresso il suo parere, appare temerario ipotizzare che Chiné possa agire diversamente “penalizzando” a campionato in corso.

Preso da queste vicende (non di poco conto, va detto: anche il consiglio comunale dell'interista Beppe Sala, pare non abbia bastantemente vigilato sul comportamento dei club), il dottor Marcello Viola potrebbe essere distolto dall'indagare su LionRock. Società che rimane misteriosa. Al pari dei suoi finanziatori. Al pari dei 150 milioni “evaporati” e mai (dai misteriosi finanziatori) reclamati. Non ho i mezzi per fare del giornalismo investigativo. Però “Report” (per dire) li ha, i mezzi. Sarebbe il momento di dare una mano al dottor Marcello Viola. Come scriveva Primo Levi: “Se non ora, quando?”


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