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L'IMBOSCATA - La rivelazione di Buffon e il segreto della Juventus. Caro Donnarumma, a Torino non dimenticano Doha e spogliatoio vandalizzato. San Paolo vietato a tutti. Il prezzo di M-S. Cristante-Pellegrini: la scelta. Gigi, dovevi rifiutare

di Andrea Bosco

L'INVIDIA DEGLI DEI

Parto da una “rivelazione“ di Gigi Buffon: “A Cardiff siamo stati presuntuosi a pensare di potercela giocare alla pari con il Real“ . Non serviva l'onesta dichiarazione del monumento bianconero: in campo si era abbondantemente visto .

E' il pericolo incombente su chi con merito e fortuna arriva a “volare“ troppo in alto .

Erodoto era uno storico greco: il primo giornalista della storia. Come tutti i giornalisti,  ogni tanto ne “sparava “ di inverosimili. Ma sull'analisi dell'ondivaga navigazione della Fortuna aveva una tesi suggestiva. 

Erodoto la chiamava “fzonòs zeòn“ ( non ho i caratteri greci sulla tastiera, quindi accontentatevi del suono delle due parole, così come emergono dalla lettura) .

L'invidia degli dei. Ti andava tutto bene?  Gli dei “invidiosi” del tuo successo ti punivano. E tu nel giro di una mezza giornata ti trovavi con il campi infestati dalle cavallette, le tue triremi a picco al Capo Sunio e la moglie “etera“ . Che ai tempi di Erodoto era un modo elegante per definire una signora di “ facili costumi“.

Cosa ha fatto Allegri per spiegare ai suoi prodi quanto sia pericoloso sentirsi semidei, supereroi, divinità del pallone? Gli ha spiegato che si può continuare a vincere, soffrendo, sputando sangue e mutua assistenza. Considerandosi contro qualsiasi avversario, normali. Il segreto della Juventus è racchiuso in una parola: normalità. Che diventa eccellenza (della normalità) confortata dai  risultati. Tutto il resto è velleitario, fragile, impalpabile. I tromboni possono squillare in continuazione, la vendita di amuleti aumentare in modo esponenziale. Resta valido, per tutti, il pensiero di  Jules Renard: “Ci sono momenti in cui tutto va bene: non ti spaventare. Non dura“ .

JUVE  CON SOFFERENZA

Quarta finale di seguito di Coppa Italia per la Juventus.

Eliminata l'Atalanta, squadra che gioca, lotta e non si scansa. Brutta Juve all'avvio incapace di un pressing decente. Meglio la seconda frazione: Douglas Costa a tratti devastante.

 Con uomini chiave ancora in infermeria o addirittura ai box, una risposta di carattere.

 Segnalo una uscita di Buffon da “scapoli contro ammogliati“. E una conclusione di Gomes  parimenti da “ammogliati contro scapoli“. Il conseguente palo, un pallonzo per dirla nel linguaggio dei Gialappi.

All'Olimpico il Milan di Gattuso (complimenti) fa sua la finale ai rigori, dopo aver avuto la possibilità di chiuderla con la sciagurato Kalinic sempre più fotocopia del celebre Calloni.

Ha detto alla fine Donnarumma: “ Dobbiamo vincere, perché mi sta ancora sullo  stomaco come abbiamo perso l'ultima“ . Più sobrio Gattuso: “ Non cerco vendette per come il Milan di Brocchi perse quella finale nei supplementari“ .

Il problema di certo ambiente milanista è quello di vedere sempre la pagliuzza nell'occhio altrui e mai la trave conficcata nel proprio.

Sapesse Donnarumma quanto alla Juventus è rimasta sullo stomaco la finale di Supercoppa a Doha. 

 Gigio Donnarumma: nessun “famiglio“ della Juventus ha mai vandalizzato gli spogliatoio del Milan. A proposito di cose rimaste sullo stomaco. E impunite.

Sarà in ogni caso una finale rognosa per la Juventus, a maggio (data da destinarsi). Lo sarebbe stata la Lazio che finora per due volte in stagione ha uccellato Allegri. Lo sarà il Milan in crescita esponenziale da un paio di mesi. Niente Sacchi, niente due punte e un trequartista come vorrebbe il Cavaliere. Molto Capello e una spolveratina del paròn Rocco. Quello che aveva in mente il “suo“ Padova. Perché io rammento anche un bellissimo Milan di Nereo fatto di “ vèci “ con Harmrin, Angelillo, Sormani, Rivera e Prati. E in mediana il più elegante mediano mai espresso dal calcio italiano. Romano Fogli.

Sarà una affascinante finale. Da evitare i rigori. Il Milan nella “lotteria“ ha una striscia decisamente positiva .

SAN PAOLO  VIETATO A TUTTI 

La Juventus sabato va a Roma per sfatare il tabù Lazio. Deve farlo per restare in corsa in campionato. Non vedo come questo Napoli possa fallire contro questa Roma .

A proposito di Napoli – Roma: vietata dalla prefettura la trasferta dei tifosi romanisti. Al San Paolo difficilmente fanno entrare gente nel settore ospite.  A Cagliari hanno avuto il divieto di andare. Ma si vuole, fortissimamente che quella tifoseria possa “partecipare“ all'Allianz. Così è se vi pare? Pirandello avrebbe una graffiante risposta.

Visto Milinkovic–Savic in una gara da non fallire. No, buono. Duecento milioni per lui sono una bufala fatta circolare da chi ha interesse a pompare il costo del suo cartellino. Diciamo 80: il prezzo giusto.

Ho letto il collega Ponciroli auspicare Cristante alla Juve, essendo “fantacalcio“ il ritorno alla Juve di Pogba. Vero, anzi verissimo.

Ma Cristante alla Juve non sposterebbe una virgola. Mentre un Pogba (al pari di un Milinkovic – Savic) sposterebbe  Per conto mio con Can (se si chiuderà l'affare) meglio Pellegrini: ha più  margini di crescita.

La Lazio avrà 120 minuti nelle gambe e la delusione per una eliminazione. La Juventus solo 95 ma anche una rotazione limitata della rosa. Serve che Dybala stia in campo almeno per 60 minuti. A Londra la sua classe appare indispensabile .

RIDICOLA VAR

Mi hanno chiesto mercoledì sera a RmcSport: “ Cosa pensi della Var?“. Ho risposto che non ne penso. Mi  sembra ozioso ormai discettare su un esperimento per certi versi fallimentare che non ha eliminato le polemiche (anzi) e  che Ceferin, dominus dell'Uefa  rifugge come la peste. Che piace alle anime candide, ma che non dà alcuna certezza. Il problema - come sempre - è il metro arbitrale: la testa dei direttori di gara. Non c'è macchina o assistenza che tenga. Il fallo “arancione“, di Chiellini in Juve – Atalanta, al netto dell'indignazione del mio amico Xavier Jacobelli ha avuto una sacrosanta ammonizione che poteva costare al difensore della Juventus più cara.

 Ma il fallo è stata la fotocopia di quello esibito da Gagliardini (neppure ammonito) in Inter – Benevento. Il “rigore“ non sanzionato a Masiello, ha fatto vedere “Tuttosport“, è la fotocopia di quello di Benatia a Bergamo all'andata di Coppa, poi parato da Buffon al Papu. Eppure Rizzoli era stato categorico. “In occasione di falli di mano in area l'arbitro deve andare sempre a rivedere le immagini“.

Campa Cabballus. In Napoli - Bologna, ostentatamente non sono andati a rivedere gli episodi, quasi una visibile ribellione alle direttive dei Capi. Favorito il Napoli? Ma no: valutazioni umane, psicologiche (ho scritto psicologiche non patologiche) di chi dirige. I bravi sono pochi, pochissimi - ha spiegato nella sua rubrica sul “Corriere della Sera“, Paolo Casarin: meno di una decina. Quindi quando sbagliano non possono essere fermati.

Ma l'errore è comprensibile, umano, fisiologico. E' la pretesa che la  Var potesse risolvere ogni dubbio ad essere assurda. E' l'aver lanciato nella mischia arbitri e società senza uno straccio di sperimentazione, senza un protocollo decente, ad essere comico e purtroppo nefasto. La Var l'ha imposta Tavecchio assieme al suo consiglio federale. Non ci sono più, ma quella eredità -  (per compiacere Infantino, è il caso di dirlo una buona volta ) - pesa e peserà. Sull'assegnazione dello scudetto, sui posti Champions e Europa League. E molto di più, per come finora sono andate le cose, sulla lotta per la retrocessione.

Faccio un esempio, forse impopolare nella mia rubrica. Il Torino ha avuto un decisivo, surreale aiuto dalla Var a Roma contro la Lazio. Ma quanti episodi sfavorevoli ha collezionato in stagione? Senza quegli episodi, la sua stagione risulterebbe altrettanto fallimentare? Quanti punti in classifica hanno “bruciato“ quegli episodi ?

 Il rigore su Matuidì è stato molto generoso. Certamente meno grave di quello non sanzionato ai danni di L. Alberto in Lazio-Milan.

Ce l'ho con il Milan? Ma no: è il mio parere. Che vale quello degli arbitri, fino a prova contraria .

Non esiste un “rigore“ tale solo un “pochettino“. Se ti sbilanciano (e non ti tuffi) poco o tanto che sia e lo fanno in area, è rigore. Al primo come all'ultimo minuto. Idem per i falli di mano. Mettetevi d'accordo, una buona volta. O lo sono tutti, a prescindere. Oppure si va a discrezione. E allora, inevitabilmente,  Var o non Var si finisce nei casini.

Ci sono ricaduto. Ma non ne posso più di leggere i sepolcri imbiancati che la Var hanno contribuito a far ingoiare ad inizio stagione e che adesso si lagnano per questa o quella ingiustizia .

ANDATE A VEDERE  “THE POST“

E' uno dei problemi del calcio italiano. Troppi clientes . Sono andato al cinema a vedere “The Post“ di Spielberg . Bellissimo, ben fatto, ben recitato. Con qualche inevitabile licenza, una storia vera. Un giornale  cittadino che diventa un grande quotidiano. Perché si schiera contro il Potere. Non solo di un presidente degli Stati Uniti. Ma contro il Potere della Casa Bianca. Nel tritacarne dell'inchiesta del Washington Post finisce non solo Nixon. Finisce la politica americana nel Sudest asiatico: da Ike a Truman, a Kennedy, a Jhonson prima di lui .

Ma è la storia anche di una mite donna, che diventa un editore con gli attributi. Quella di un direttore che arrischia la galera nel nome della libertà di stampa. Per quelli della mia età un tuffo - a tratti commovente – in un passato ancora vivo . Con la composizione in piombo, i telati in tipografia dove il proto era più importante del capocronaca. La posta pneumatica , i telefoni a gettone per chiamare in redazione, le telescriventi e le macchine da scrivere. Le “lunghe“ quando iniziavi alle 16.00 e tiravi l'una di notte dopo la chiusura della “ribattuta“.

Un altro tipo di giornalismo. Senza pc e senza smartphone. E con uomini che avevano il gusto dell'inchiesta. Che ne sentivano il dovere morale.

Non è che allora tutto andasse alla perfezione. Non era il Paradiso. C'erano pressioni , violenze psicologiche, tentativi di censura, insabbiamenti azzardati e a volta riusciti. Dovevi avere il direttore  giusto per sopravvivere.

 Fossi ancora in prima linea e non un pensionato, fossi ancora un cronista e non un opinionista  andrei tutti i giorni a rompere le scatole al mio direttore chiedendogli di mandarmi per un mese in Cina.

Vi assicuro che con le buone o con le cattive (a volte capitava di usarle le cattive per avere le notizie) la casa e l'ufficio del signor Li, li troverei.

Non perché io sia più bravo di  Milena Gabanelli (non lo sono e non lo ero), ma perché muoversi sul campo significa inevitabilmente diventare “missionari“. 

 Consiglio tanti colleghi inclini a bufale e omissioni di andare a vedere “The Post“: impareranno qualche cosa di valido . 

CHI SI SCANSA?

Ferve la polemica su chi si scansa. Il mio amico Massimo Pavan ha avuto parole decise sull'argomento. Pavan è persona misurata e dabbene: lo condivido. E  tuttavia non posso non evidenziare che c'è modo e modo di perdere. Se sei inferiore, ti può capitare di beccarne otto,  in una gara.

Ma non mi è piaciuto il differente approccio del Cagliari nelle due sfide con la Juventus e il Napoli. Il “tremendismo“ polemico mostrato contro Allegri, ha lasciato il campo ad una ammissione di manifesta inferiorità contro Sarri. Dite che non devo ? Fatevene una ragione .

GRANDE MERTENS

Tra le cose belle della settimana, segnalo Mertens che fa il pizzaiolo per i clochard di Napoli. Mertens e la moglie sono attivi in attività civili e benefiche. A dimostrazione che sovente chi è campione sul campo lo è anche nella vita. Sarebbe bello (molti lo fanno e lo hanno fatto) che il mondo intero del calcio si unisse  a Mertens a favore degli ultimi.

Domenica ci sono le elezioni politiche. Ho sentito promesse mirabolanti. Ma ho votato molte volte ormai , nella mia vita. E per esperienza penso delle promesse dei politici quello che  Carlo Collodi fa dire al Grillo Parlante: “Non ti fidare di quelli che ti promettono di farti ricco dal mattino alla sera. Per solito o sono matti o imbroglioni “ .

“Pinocchio” immagino lo avrete letto anche voi. Una volta almeno usava farlo leggere ai più giovani. E' un capolavoro. E soprattutto non è solo un libro per bambini. E' un grande libro di infinita saggezza e poesia.

Ognuno di noi, spero, nel suo piccolo, aiuti il prossimo meno fortunato , come può. Auspicare lo faccia un intero “movimento“ di “fortunati“ mi pare cosa etica. Scrivetemi, se volete. Ne darò conto .

LA CONVOCAZIONE DI BUFFON

Chiudo con il medesimo protagonista con il quale ho aperto. Gigi Buffon. Convocato, come era noto, da Gigi Di Biagio per due amichevoli.

Ho un grande rispetto per Buffon che merita di chiudere la sua carriera con una grande soddisfazione, magari quella Coppa a lungo e inutilmente inseguita. Credo che il suo spessore professionale e umano vada messo a frutto negli anni che verranno nel mondo del calcio. Ovunque, Juventus o Federazione, Gigi Buffon approderà.

Ma credo che la convocazione e l'accettazione della medesima (pur comprensibili dal punto di vista  sia di Buffon che di Di Biagio) non abbia dal punto di vista tecnico una sua ratio .

Buffon non potrà essere il futuro. Di Biagio probabilmente sarà solo un traghettatore. Serve girare pagina. Serve mettere tutti, a cominciare dai giocatori, di fronte alla realtà: non ci sono più parafulmini. Devono dimostrare il loro valore senza “mamme“ a  confortarli. Devono crescere. Anche perché, alcuni di loro, giovani non sono più da un pezzo.

Cosa aggiungono due amichevoli alla straordinaria carriera, anche in Nazionale, di Buffon? Nulla.

Buffon aveva chiuso  al Meazza tra le lacrime. Un pathos irripetibile. L'uomo che aveva alzato la Coppa a Berlino in preda ad un dolore incontenibile per l'esclusione dell'Italia dal Mundial . Una pagina passata alla storia.

Ripeto: capisco Buffon e capisco di Biagio. Ma al posto di Buffon avrei cortesemente rifiutato.  Al posto di Di Biagio avrei evitato .

Buffon non deve dimostrare nulla: né alla Juventus, né in Nazionale, né al Calcio. E' Gigi Buffon: una leggenda vivente. Uno che persino gli “dei“ hanno - ci scommetterei - difficoltà ad osare di “invidiare“ .


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