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L'IMBOSCATA - Caso Khéphren Thuram, strano Paese la Francia. Huijsen sta sulle scatole a qualcuno. Le prossime operazioni di Giuntoli. Gravina via per manifesta incapacità. Abete? Vade retro, vi ricordo chi è...

di Andrea Bosco

 di Andrea Bosco 

Via Gravina? Sarebbe ora. Lo dice a chiare lettere persino il ministro dello Sport Abodi, lo ha fatto intendere neppure tanto velatamente, il presidente del Coni, Malagò. Lo ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni: “Troppe giustificazioni auto-assolutorie”. Via: per manifesta incapacità. Per i risultati conseguiti in sei anni di presidenza Figc. E per le riforme mai attuate. Via, dunque. Ma un ritorno dell'Albero, anche no. Un ritorno di Giancarlo Abete, ex presidente Figc, attuale presidente dei Dilettanti, forte di un 34%, peso enorme quando si tornerà a votare, primo responsabile della rielezione di Gabriele Gravina, per favore anche no. Gattopardi, vil razza dannata.

Si è dimenticato il pueblo di chi sia Abete? L'uomo del fallimento (con Prandelli) del Mondiale Brasilero? Speriamo non ne sia dimenticato. Unica cosa positiva: dopo la catastrofe, ebbe il buon gusto, seguito dal galantuomo Prandelli, di dimettersi. Qualcuno ha memoria del suo discorso di insediamento, quando per ore ammorbò la platea, con dotte citazioni su Aristotele e Platone evitando di dire una cosa - una - in materia calcistica? Qualcuno ha dimenticato la sua “ignavia” quando di fronte al ricorso presentato dalla Juventus per Calciopoli, arrivò alla sublimazione manzoniana del “lenire e sopire” inventandosi la cosa più democristiana mai prodotta in Federazione decidendo “di non decidere”? Del resto o sei Fra Cristoforo o sei Don Abbondio. E se uno il coraggio “non ce l'ha, mica se lo può dare”.

Abete arrivò dopo Guido Rossi, dopo quel “commissariamento” che portò alla proditoria assegnazione del “cartone” all'Inter che mai i “bauscioni” hanno avuto l'etica di rifiutare e che anzi oggi “facendo mucchio” hanno consentito alla società di Beppe Marotta di esporre una seconda stella, mai conquistata sul campo. Quindi Abete, vade retro. E no tutti gli altri: da Casini a Balata a Marani, a Scibilia. Sarebbe adotto Beppe Marotta, per capacità e professionalità. Se non avesse una pecca non emendabile: è l'attuale presidente dell'Inter. E ci mancherebbe solo in un panorama mitridatizzato dalla “narrazione” interista che alla guida della Figc arrivasse il numero uno dell'Inter. Sai a quanto volerebbero le quotazioni di certi “carneadi” pompati dalla (sbertucciata, per costante piaggeria) Ragazza Pon Pon?

Ci vuole un manager esterno al mondo del calcio, per salvarlo. Un commissioner che sappia di economia e finanza. Che non abbia legami con i cacicchi del Palazzo. Che presenti un programma di riforme: da imporre, obtorto collo, nel caso. Ci vuole alla guida della Federazione un uomo che tagli netto con il passato, che cambi da cima a fondo le regole sulla giustizia sportiva: subito. Che non si disponga agli intrighi del Palazzo. E che programmi quanto Gravina ha finto di fare. Finto, visto che in realtà Gravina ha fatto come Penelope con la sua tela. Gravina non ha mai ambito ad essere un riformatore. Gravina è la quinta essenza del Potere. Quello che una volta assaporato, gli uomini come Gravina non mollano più. Io sono convinto che Gravina si ricandiderà. E per il sistema di votazioni che rende le singole Leghe delle satrapie, dove i voti si barattano, assieme alle cariche, il modo per vincere e farsi rieleggere lo troverà. Magari dopo un endorsement dell'amichetto suo Ceferin, che l'ha portato alla vicepresidenza dell'Uefa.

La Francia sembra essersi indignata perché Thuram junior non andrà alle Olimpiadi su precisa richiesta del suo nuovo club, la Juventus. Strano paese la Francia: la stessa richiesta l'ha fatta il Real Madrid, nuovo club del fenomeno transalpino, Mbappè, eppure per lui, in Francia nessuno si è indignato.

Buongiorno, “cuore granata”, pare abbia rifiutato la Juventus (che pure, sempre pare, offrisse di più) per accettare la corte del Napoli. Visto che la differenza è di circa 7 milioni di euro, probabilmente il presidente Cairo sta vedendo le streghe. Ma va bene: la Juventus se ne farà una ragione e cercherà un sostituto di Buongiorno. Che non sarà Calafiori, destinato all'Arsenal. Buon giocatore Calafiori, non certo il nuovo Beckenbauer come certe gazzette hanno decantato. Magari la Juventus farà una cosa saggia: non cercherà alcun sostituto di Buongiorno e Calafiori e proverà ad affidare a Thiago Motta la crescita di Huijsen. Che ormai è evidente, sta sulle scatole a molti colleghi perché è andato in vacanza con una pornostar, e per questo motivo collegato a tutti i club d'Europa. Che “sondano”, non offrono un copeco che sia uno, ma “sondano”. Ne parliamo a fine mercato, se Huijsen dovesse restare. Potrei non essere gentile.

La Juventus si sta muovendo. Bene, per ora. Douglas Luiz e Thuram, assieme a Di Gregorio, sono profili di qualità. Se con un magheggio dovesse riuscire a portare Sancho a Torino, manderò a Giuntoli una cassetta di nettare della Vedova. Ma il lavoro da fare è ancora tanto: molte le cessioni che dovranno essere realizzate. E ancora alcune entrate: Un terzino, un altro centrocampista, e un attaccante di riserva dietro al serbo. Tanta roba, ma c'è tutta l'estate per cercare i giusti (e compatibili) profili.

È stato presentato il calendario sia del campionato che della Supercoppa. La Juventus apre con il Como e chiude con Il Venezia. Con la solita, ormai irrevocabile, fino a quando ci saranno Gravina and company, assurdità del calendario asimmetrico. Non riescono a capire che non saranno delibere risibili come questa a garantire l'imprevedibilità del campionato: servirà altro. Una giustizia sportiva - ad esempio - che non massacri l'odiata “meretrice”, ma che sia equa. E che deliberi senza guardare in faccia nessuno. Evitando di far passare degli sguatteri per calciatori. Evitando di chiudere entrambi i bulbi se società misteriose, con investitori ancora più misteriosi (e ancora anonimi), e che bruciano 150 milioni di euro, evaporino nel disinteresse dei media.

L'ultimo campionato ha sancito l'Inter vittoriosa a cinque giornate dal termine. Prima era stato il Napoli a scavare il Gran Canyon del Colorado con le rivali. Non parliamo dei 9 scudetti di fila della Juventus quando il campionato, in qualche stagione, neppure avrebbe dovuto iniziare. Giustizia sportiva giusta: oggi non lo è. E poi arbitraggi all'altezza. Oggi non lo sono. Alla fine il più forte vince sempre. Ma senza “aiutini” anche il più forte avrebbe qualche problemuccio. Ma se non pensate che una domenica in quel di Napoli il calcio sia stato seppellito da una “massa” di incompetenza proterva, allora è meglio che vi asteniate dal continuare a leggere. Io reputo non ci siano ombre sullo scudetto di Inzaghi. Ma reputo anche che in quel Napoli – Inter il calcio sia stato violentato. Rocchi e Massa: il duo della muerte. Per dettagli: “citofonare Lautaro”.

Che Juventus sarà: non lo so. E non voglio saperlo. Voglio vederla la Juventus, giocare. Voglio vedere di che pasta è fatto Thiago Motta in una piazza diversa dalla confort zone di Bologna. Voglio vedere all'opera i nuovi. E voglio vedere (ma già quanto ha fatto mi piace assai) come farà Giuntoli a costruire una Juve in grado di competere “subito”. Perché il problema non è aspettare che l'uva maturi in campionato. Non è sognare di volare alto in Champion's. Ci vorranno anni prima di essere in grado di non “implodere” a gennaio. Il problema è come arrivare entro le prime quattro per accedere alla Champion's. Il problema è cercare di vincere la Coppa Italia e la Supercoppa. Il problema è come approcciarsi al Mondiale per Club. Il problema è con quale rosa affrontare così tante competizioni in stagione. Strada lunga e in salita. Ma come è noto, dopo la salita, arriva la discesa. Poi dipende da come riesci a controllare manubrio e pedali.