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Ricordate quel giorno? ATALANTA-JUVENTUS

di Stefano Bedeschi

Non si può parlare di Atalanta e Juventus, senza ricordare i numerosi affari che si sono concretizzati sulla strada Bergamo-Torino. La grande collaborazione fra le due squadre comincia agli albori degli anni settanta; in quell'estate, infatti, un giovane di belle speranze, tale Adriano Novellini, arriva a Torino dalla squadra nerazzurra. In Lombardia approdano due giocatori che hanno fatto la storia del club bianconero: Roberto Anzolin e Gianfranco Leoncini. Si trasferiscono all'Atalanta anche Giovannino Sacco, talentuoso centrocampista mai sbocciato in maglia bianconera e Lamberto Leonardi, che a Torino ha ballato per una sola estate.
Ma è dall'insediamento di Giampiero Boniperti sulla più importante poltrona della società bianconera, a far sbocciare il grande amore fra Juventus ed Atalanta. Il neo presidente juventino è molto amico del presidente orobico Bertolotti e la compagine bianconera attingerà a piene mani dal fiorente vivaio atalantino. Il primo affare è Giorgio Mastropasqua, libero di grande talento; la Juventus è a caccia dell'erede di Billy Salvatore, oramai a fine carriera e pensa di aver individuato in Mastropasqua l'uomo giusto. Mastropasqua è reduce da una grandissima stagione alla Ternana, ma la maglia della Juventus pesa assai e Giorgio non riesce a convincere, tanto è vero che viene ceduto all'Atalanta, in cambio di un giovanotto che ha destato ottima impressione nell'appena concluso campionato di serie B. Il suo nome è Gaetano Scirea e scriverà la storia del calcio italiano. Insieme a Mastropasqua, emigra in Lombardia anche Giampietro Marchetti, elegante terzino sinistro; a Bergamo, troverà la sua giusta dimensione e disputerà ottimi campionati.
Nell'estate del 1977 arriva Pierino Fanna, accompagnato da giudizi più che lusinghieri; purtroppo per lui, Pierino non riuscirà a sfondare in bianconero e troverà altrove, precisamente a Verona, il luogo adatto per dimostrare tutto il suo talento. Ma è nell'estate successiva che la Juventus farà il colpo sensazionale: infatti, approda in riva al Po un terzino di bell'aspetto e di grandi speranze: il suo nome è Antonio Cabrini e diventerà una colonna della Juventus e della Nazionale. Altri acquisti, più o meno fortunati, negli anni a venire; ricordiamo Domenico Marocchino, cavallo pazzo ricco di talento, ma anche di sregolatezza; Carlo Osti, che avrà pochissima fortuna in bianconero, Roberto Tavola, autentica meteora juventina; ed, infine, Claudio Cesare Prandelli, vero jolly, capace di ricoprire ogni ruolo difensivo e di centrocampo e di rendersi utilissimo sia a partita in corso, sia quando viene schierato dal calcio d'inizio.
Non ci dobbiamo, però, dimenticare di un fatto importante; nell'estate del 1976, la Juventus è alla ricerca di un allenatore, dopo il fallimento di Parola che ha consegnato lo scudetto ai cugini granata. Boniperti ha puntato gli occhi su Giovanni Trapattoni, allenatore senza alcuna esperienza; il Trap, però, si è promesso all'Atalanta. Basta una telefonata di Boniperti a Bertolotti ed il Giuan arriva alla Juventus, con la quale vincerà tutto.
Negli anni Ottanta prosegue la collaborazione fra le due squadre, con risultati non certo esaltanti: ricordiamo Daniele Fortunato, altro giocatore capace di disimpegnarsi sia in difesa che a centrocampo; Marino Magrin, prescelto per sostituire il divino Michel e, non solo per colpa sua, naufragato miseramente; Roberto Soldà, anche lui destinato a fallire, troppa pesante l'eredità di Gaetano Scirea; Marco Pacione, il nostro "Sciagurato Egidio", capace di fallire tre palle-goal clamorose contro il Barcellona, in Coppa Campioni.
Ma anche i grandi amori hanno una fine e, spesso, questa coincide con un tradimento; pochi sanno, infatti, che Boniperti aveva già acquistato Roberto Donadoni, primo rinforzo di una Juventus incapace di ritornare grande. Tutto sembra fatto per l'approdo del talentuoso centrocampista orobico in riva al Po, ma un blitz del neo presidente milanista Silvio Berlusconi, porta Donadoni a vestire la maglia rossonera. Boniperti ci resta malissimo e comincia a capire che il "suo" calcio, quello a misura d'uomo, quello in cui bastava una stretta di mano per sancire un accordo è inesorabilmente finito.
Comunque sia, con l'arrivo della Triade, arrivano altri ottimi giocatori dall'Atalanta: si comincia con Sergio Porrini, non un campione ma capace di ottime prestazioni con la maglia bianconera; Alessio Tacchinardi, destinato a lasciare un grandissimo segno nella storia bianconera; Massimo Carrera, juventino fino alla punta dei piedi; Christian Vieri, comperato per due soldi e rivenduto all'Atletico Madrid per una cassa d'oro; Paolo Pigna Montero, vero e proprio idolo della tifoseria bianconera; Filippo Inzaghi, vero rapace dell'area di rigore, capace di segnare quasi 100 goal con la maglia della Juventus. Dulcis in fundo, Marcello Lippi, uno dei più grandi allenatori juventini di tutti i tempi.


La partita che andiamo a rivisitare si disputa allo stadio di Bergamo, il 23 maggio 1997. Si gioca di venerdì sera, perché la Juventus deve volare a Monaco di Baviera, per affrontare i tedeschi del Borussia Dortmund nella finale di Champions League. Ma è anche un venerdì sera di festa. Alla compagine bianconera basta un punto per laurearsi Campione d'Italia, l'Atalanta ha disputato un campionato eccezionale, piazzandosi a centro classifica e permettendo al proprio bomber di vincere la classifica cannonieri. Si chiama Filippo Inzaghi ed è già stato promesso in matrimonio alla "Vecchia Signora".

Agli ordine dell'arbitro Bettin di Padova scendono in campo le seguenti formazioni:
ATALANTA: Pinato; Foglio, Mirković (dal 49' Rustico), Carrera e Sottil; Rossini, Sgrò, Morfeo (dal 74' Daniele Fortunato) e Gallo; Inzaghi e Lentini.
JUVENTUS: Peruzzi; Pessotto, Ferrara, Iuliano e Dimas; Lombardo, Tacchinardi, Zidane (dal 65' Di Livio) e Jugovic; Vieri e Del Piero (dal 68' Amoruso).

Nonostante tutte queste premesse, la partita è vera. L'Atalanta non ci sta a fare da sparring partner di fronte allo stadio stracolmo; eppoi, c'è da far segnare il non ancora Superpippo. La Juventus non vuole incappare in brutte sorprese. La compagine di Mondonico parte all'attacco e, dopo nemmeno venti minuti è già in vantaggio. La difesa bianconera non è molto attenta ed il falco Inzaghi infila Peruzzi. La reazione juventina è rabbiosa. Pinato si erge a barriera insuperabile ed il primo tempo si conclude con la compagine orobica in vantaggio. Ma dopo pochi minuti della ripresa, un preciso colpo di testa di Mark Iuliano riporta le squadre in parità. La squadra bianconera prova a vincere, ma Pinato e compagni non si lasciano sorprendere. Poco male, il pareggio garantisce lo scudetto numero ventiquattro ed i ragazzi di Lippi possono volare tranquillamente a Monaco.

La voce dei protagonisti.
Filippo Inzaghi: «Segnando alla Juventus, mi dicono che ho eguagliato un record di Platini, quello cioè di aver fatto goal a tutte le squadre di serie A. Sono davvero soddisfatto di me».
Mark Iuliano: «Pazzesco. Il mio primo goal in serie A vale lo scudetto. Il merito è stato anche di Ferrara, al quale sarò sempre riconoscente, perché Ciro, oltre ad essere un grande campione, è un grande uomo ed un grande amico».
Marcello Lippi: «Bellissimo. Sono fiero di questa squadra. Attenti, però: alla Juventus le vittorie durano poco. Da oggi abbiamo il dovere di pensare allo scudetto numero 25».

La trasferta tedesca, purtroppo, non si rivelerà fortunata, ma per la Juventus sarà comunque una stagione memorabile. Scudetto, Supercoppa Italiana, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale sono i trofei conquistati dalla truppa bianconera; e come dimenticare le imprese epiche, come il 6-1 a San Siro contro il Milan ed a Parigi contro il P.S.G. oppure il 4-1 casalingo contro l'Ajax, in semifinale di Champions League che bissa il successo per 2-1 all'Amsterdam Arena? Senza contare il trionfo a Tokyo contro il River Plate, grazie alla splendida rete di Ale Del Piero.
Insomma, nonostante la sconfitta contro il Borussia Dortmund, la Juventus è riuscita a portare il verbo del calcio in giro per il mondo, come sua abitudine.


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