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Weah e Douglas sono da maneggiare con cura. Perché potrebbero restare

di Andrea Losapio

Le parole di Damien Comolli di ieri su Weah e Douglas Luiz sono un monito. Da una parte c'è l'intenzione di avere il pugno duro, dall'altra non sarebbe possibile tirare troppo la corda. Perché il brasiliano è valutato 40 milioni di euro e nessuno probabilmente li offrirà: il Nottingham Forest vuole arrivare al prestito con diritto, obbligo eventualmente condizionato a prestazioni e obiettivi di squadra. Mentre lo statunitense rischia di rimanere e forse non è la scelta di Tudor e Comolli. Lì bisognerà capire se l'intenzione è quella di tenerlo (più o meno) oppure se accettare le proposte dell'OM.

Chiaro però che servirà maneggiare con cura. Nel loro caso il rischio è quello che possano restare, ma serve capire se hanno la fiducia dell'ambiente e della società. Oltre che ovviamente del tecnico.

Le parole di Comolli su Douglas Luiz: "Io credo che la Juventus meriti rispetto, penso che la società nessuno stia sopra a tutto, è un'istituzione. Tutti devono rispettare la società e nessuno è più grande del club, partendo ovviamente da me. Ho parlato con il giocatore, quando non è rientrato, ho detto a lui che nessuno può mancare di rispetto al club. Il club è tutto e va curato, c'è una dirigenza di vincenti ché devono essere rispettati. Non so se sia una linea dura ma è necessario che venga fatto come ho detto. Penso che Douglas abbia fatto un errore e lo ha riconosciuto. Ha fatto di tutto per scusarsi con i suoi compagni e con l'allenatore".

Su Weah. "I giocatori vengono seguiti, nessuno li spinge per essere ceduti, perché noi diamo rispetto e richiediamo rispetto. Con Timothy penso potrebbe crearsi un problema e gliel'ho detto. Quando tu dici ad alta voce che vuoi unirti a una squadra questa squadra deve volerti, perché se poi non ti vuole cosa fai? Rimani in un angolo e non hai modo di andare? Ho capito che vuole andare solo al Marsiglia, ma cosa succede se il Marsiglia non fa un'offerta? Quindi gli ho detto di stare attento".


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