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WEAH a disagio dopo la visita a Trump: "Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevamo scelta"

di Alessandra Stefanelli

Le immagini della Juventus nello Studio Ovale insieme al presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno fatto rapidamente il giro del mondo, ma non per i motivi sperati. Quella che doveva essere una visita di cortesia alla Casa Bianca, alla vigilia dell’esordio al Mondiale per Club, si è trasformata in un momento di forte disagio per calciatori e dirigenti bianconeri, messi in difficoltà da un intervento inatteso e fuori contesto.

Durante l’incontro, infatti, Trump ha improvvisamente spostato il discorso su temi politici e geopolitici, parlando di un possibile attacco all’Iran e del conflitto in Medio Oriente. L’atmosfera si è fatta immediatamente tesa, con i volti visibilmente perplessi dei presenti, compresi quelli dei due statunitensi in rosa, Weston McKennie e Timothy Weah. Il momento di maggiore imbarazzo è arrivato quando il presidente ha rivolto ai giocatori una domanda sulle donne transgender nello sport, ricevendo solo il commento del direttore generale Damien Comolli, l’unico a rispondere.

A raccontare il disagio vissuto è stato proprio Weah, che dopo la vittoria per 5-0 della Juventus ha dichiarato a The Athletic:
"È stato tutto molto improvviso. Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevamo scelta scelta. Mi ha preso alla sprovvista, davvero. Quando ha cominciato a parlare di politica, dell’Iran e di altre questioni, ho pensato solo: 'Amico, io voglio solo giocare a calcio'", ha concluso,


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