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Una leggenda di nome Juventus

di Massimo Reina

E’ finita come sempre negli ultimi sei anni. E’ finita con l’ennesimo trionfo bianconero, il trentacinquesimo in serie A. Ha vinto la più forte di tutte: una vittoria certamente strameritata, in barba a chi si vanta in maniera ridicola di essere “campione dal 15esimo alla mezz’ora di ogni primo tempo”, o nei giorni dispari. Un trionfo costruito grazie al lavoro quotidiano, alla crescita esponenziale di alcuni giocatori, ai suoi fuoriclasse che nessun altro club in serie A può vantare, fino a quella voglia quasi febbrile di confermarsi e di migliorarsi tutti insieme, di non mollare mai e di sapersi reinventare ogni qualvolta ce n’è bisogno. Nessuna altra squadra in Italia ha tanta personalità, potenza, campioni e febbre di vincere della Vecchia Signora. Punto. Il Napoli va a corrente alternata e non sembra avere grandi individualità in mediana e in difesa, la Roma è stata più abile a parole che coi fatti, e si è sgonfiata alle prime difficoltà dopo una manciata di gare, per poi farsi un po' sotto quando i bianconeri ormai erano troppo distanti e soprattutto concentrati sulle coppe. Lazio e Atalanta sono due belle realtà, ma non all’altezza della squadra torinese, il Milan è l’ombra di se stesso, e sull' Inter stendiamo un velo pietoso, vista l'ennesima stagione fallimentari che l'ha portata ad arrivare ancora una volta a distanza siderale dalla Juve campione.
Certo, qualcuno per invidia dirà che la serie A è scarsa (mente magari quando altre squadre dopo Farsopoli si contendevano lo scudetto contro il Chievo era migliore...), che è noiosa, che "il fatturato scende in campo e fa tre gol a partita". Ma la realtà dei fatti è una e solamente una, e lo abbiamo scritto altre volte: la Juventus di oggi è il frutto di un diverso modello organizzativo rispetto al resto del nostro torneo. In pochi anni ha riequilibrato il bilancio, recuperato peso politico, rivalutato dei giocatori che sembravano finiti, restituito forza e importanza al suo organico, trovato dei campioni a prezzi irrisori o con investimenti importanti. Ha curato in modo particolare la preparazione atletica, cambiato gioco e ritrovato la mentalità di un tempo. Ed è quindi tornata a dettare legge da tempo.
In questa stagione, nonostante gli infortuni e molti episodi arbitrali sfavorevoli, ha saputo stringere i denti e scoraggiare la concorrenza nei momenti giusti, di volta in volta allungando su tutte quelle che a turno sembravano poterla rimontare. E ha chiuso con largo anticipo il campionato, a parte le ultime gare dove ha perso qualche punto per un insieme di fattori, compresa un pizzico di sfortuna, qualche errore individuale e dell'allenatore, ma anche per la consapevolezza ormai di avere lo scudetto in tasca e la concomitanza con impegni sfiancanti della Champions League e della finale di Coppa Italia. Alla fine però tutto è andato come da pronostico, ed è stata festa.  E allora, anche se alla Juventus c’è l’abitudine di pensare sempre al domani, alla prossima vittoria, alla finalissima di Cardiff, oggi, per una volta, si lasci da parte tutto il resto e si continui a brindare: c'è da festeggiare il sesto scudetto record di fila, il secondo trofeo stagionale, che potrebbe essere solo il penultimo di questa meravigliosa cavalcata.
 


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