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UNA JUVENTUS DA CHIAMARE PER NOME

di Thomas Bertacchini

Nell’aprile del 2009, a Recco, Marcello Lippi era stato protagonista con Jean Claude Blanc di un pranzo tristemente passato alla storia (bianconera): lì si celebrò la fine dell’era Ranieri (ancora in corso), e si gettarono le basi per un progetto calcistico mai completato. Quello della Juventus e della nazionale azzurra legate a doppio filo dalla figura dell’ex tecnico bianconero, con risultati che avrebbero dovuto portare benefici a tutte le parti in causa.

Martedì scorso, a Viareggio, ospite dello stesso Lippi è stato Cesare Prandelli da Orzinuovi, nuovo CT dell’Italia e suo successore alla guida della nazionale.
Lì si è parlato della "nuova" Italia: quella dei giovani e degli oriundi, quella che dovrà ripartire dal fallimento sudafricano. Senza, però, il suo ultimo selezionatore.

"Non buttero via l’eredità di Marcello Lippi"
Queste sono state le ultime ammissioni dello stesso Prandelli, al termine del passaggio di consegne e prima di partire per le vacanze.

E Luigi Del Neri?
Lui non ha pranzato con nessuno: si è ritrovato a (quasi) 60 anni sulla panchina della Juventus, realizzando i sogni di un allenatore quando ormai la carriera inizia ad intravedere le sue ultime stagioni. Ha ora in mano una squadra mista di giovani, giocatori esperti, campioni da ricostruire, da "inquadrare" in un nuovo contesto o rivendere ad un prezzo che non generi (esagerate) svalutazioni. Il suo primo obbligo, ad oggi, è quello di renderla presentabile (ed in forma) per il 29 luglio, data del primo incontro ufficiale (andata dei preliminari di Europa League).

Non esiste un’eredità da conservare della Juventus dell’anno scorso, a meno che non ci si riferisca ai vari Buffon, Chiellini e Marchisio. Per quanto riguarda il resto, molto era da cambiare. In parte, qualcosa è già stato fatto.
Lui è stato scelto per la sua natura di allenatore "dittatore-democratico", perché la disciplina, tra le altre cose, era uno degli ingredienti che più mancava nel menù quotidiano di Vinovo.

Padre della Juventus che verrà è Andrea, l’ultimo degli Agnelli, il Presidente che vuole essere semplicemente chiamato per nome. Quello che sale a Pinzolo e si immerge con naturalezza tra i tifosi presenti nel ritiro bianconero, ascolta le (ovvie) preghiere ("Fatti restituire i due scudetti, che sono nostri", "compra Dzeko o Krasic"), ma rimane sensibile al motto caro alla Famiglia: "Dobbiamo essere all’altezza della nostra storia, delle nostre tradizioni, poche parole e fatti".

Il calciomercato estivo del 2010 è iniziato ufficialmente il 1° luglio, e si concluderà il 31 agosto, alle ore 19.00. La rivoluzione bianconera ha avuto inizio in società, nei vertici alti: dalla presidenza in giù, molto (quasi tutto), è cambiato. Per chi manca all’appello, dovrebbe essere solo questione di tempo.
Prima di ricostruire una squadra come la Juventus, era necessario si creasse una dirigenza all’altezza di un simile impegno: una volta terminato questo primo (grande) passo, è stato possibile iniziare il cammino verso quello successivo.

Gli acquisti appena conclusi (sicuramente non di "grido") sono serviti a puntellare la rosa nei punti dove è stato ritenuto possibile intervenire sin da subito. Adesso si passerà alle cessioni, per poi tornare - anche in parallelo a quest’ultime - alle nuove entrate.

Si parla spesso, al giorno d’oggi, di puntare sui giovani, quando questo - però - richiede "tempo" e "pazienza" per poterne raccogliere i primi risultati. Si chiede da più parti una società in grado di programmare il proprio futuro, aspettandosi anche riscontri immediati. Non accorgendosi, in realtà, che le due cose sono in contrasto tra loro. Per tanto è stato chiesto, a gran voce, un "ribaltone societario" in seno alla Vecchia Signora: una volta che si è concretamente realizzato, adesso ci si immagina che dall’oggi al domani una FIGC lenta più che mai riconsegni alla Juventus i due scudetti tolti nel 2006. Si attendeva da anni un dirigente capace di muoversi tra le ragnatele del calciomercato: ora che Marotta e il suo staff hanno messo piede a Vinovo, ci si aspettano acquisti di campioni da un momento all’altro, trascurando, a volte, che nella gestione societaria pesano (e non poco) giocatori acquisti a prezzi altissimi (difficili da rivendere senza creare minusvalenze) e dagli stipendi spropositati (in relazione al loro effettivo valore tecnico e/o al loro contributo recente alla causa bianconera).

Con un gruppo forte e unito, verso un’unica direzione, si va lontano. Senza la classe, non si vince. Il 31 agosto, al termine del calciomercato estivo, sarà possibile stilare una valutazione globale di una squadra da rifondare non (sol)tanto dalle ceneri di Farsopoli, ma da una gestione dissennata durata quattro anni. Questo è il tempo effettivamente trascorso nella speranza che le numerose promesse fatte si tramutassero in realtà.
Attendere ancora (meno di) due mesi per dare modo alla nuova gestione di costruire una squadra competitiva può non essere così difficile. Soprattutto se, al termine di questo breve periodo, la si potrà tornare a chiamare "Juventus". Senza incertezze. E per nome.
 


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