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SI RIPARTE DA ZERO. CON DEL PIERO

di Thomas Bertacchini

Il Milan aveva a disposizione 942 goals per vincere a Cesena. Tanti sono quelli segnati in carriera dai suoi cinque attaccanti in rosa: Ronaldinho, Robinho, Filippo Inzaghi, Pato e Ibrahimovic. Alla fine non ne è arrivato neanche uno, lasciando - in compenso - spazio (e spazi) al "vecchio" Bogdani e al "nuovo" Giaccherini. Il Cesena, con questo successo, si posiziona temporaneamente in cima alla classifica: un bel biglietto da visita dopo 19 anni di lontananza dalla serie A.
E’ stata la vittoria del gioco sui giocatori, della sostanza sull’immagine, dell’equilibrio (in campo) sull’allegria (tattica). Senza Nesta i rossoneri faticano troppo, con Ibrahimovic e la squadra allungata in campo corrono il rischio di appropriarsi dello schema prediletto della prima Inter di Mourinho: "palla a Ibra e pedalare".

Eto’o gioca ancora lontano dalla porta avversaria, ma alla fine diventa più incisivo di Milito. Un successo di "rigore", quello dell’Inter sull’Udinese, anche se il goal decisivo arriva proprio da una respinta di Handanovic su un tiro dagli undici metri del camerunense, da lui poi corretto in rete. Inizia il tormentone del cambio di modulo, per evitare allo steso attaccante di rincorrere gli avversari e permettergli di essere inseguito. Si parla del rombo a centrocampo: alla Juve ne sanno qualcosa. Assente Thiago Motta, dentro Mariga e Biabiany, fuori Pandev, la musica cambia. E l’assenza di Maicon si fa sentire…

La Roma voleva Burdisso a tutti i costi? Eccolo: poco più di venti minuti di gioco, espulsione (follìa pura) e giallorossi in dieci uomini per quasi tutta la partita. Claudio Ranieri lo aveva detto: "Lotteremo per la Champions, non per il titolo". Un modo per mettere le mani avanti e togliere un po’ di responsabilità alla squadra (e a se stesso). Cinque goals i giallorossi li avevano già subiti poco meno di un mese fa, in quell’amichevole contro l’Olimpiakos scelta come preparazione in vista dell’imminente finale di Supercoppa Italiana contro l’Inter. Dopo la disfatta di ieri sera a Cagliari, alla Roma rimane un punto in due giornate (il pareggio interno contro il Cesena): meglio dell’anno scorso (due sconfitte e dimissioni presentate da Luciano Spalletti), ma poco in relazione ai reali obiettivi della società.

Inizia così il "tour de force" delle squadre italiane impegnate sia in campionato che nelle coppe europee. Che poi, a seguito della clamorosa protesta dei giocatori in merito agli ormai famosi "otto punti della discordia" con la Lega di Serie A, rischia di diventare meno pesante del previsto. E’ già stato proclamato uno sciopero per la quinta giornata, quella che si dividerà tra il 25 e il 26 settembre, prima ancora che le rispettive parti si possano sedere al tavolo della trattative (salvo imprevisti, accadrà domani). Un nuovo modo di impostare le trattative sindacali: comunque vada, noi non giocheremo. A nessuno piace essere trattato come un "oggetto".
Neanche ai tifosi, a onore del vero. Che più passano gli anni e più vengono considerati come dei "polli" da spennare. O, più semplicemente, dei "polli". Quando saranno loro a protestare, ai calciatori rimarrà ben poco da dire (e da fare).

Gli alti e i bassi delle milanesi e della Roma potrebbero aiutare la Juventus ad inserirsi nel gruppone delle contendenti. Si parte dalla sconfitta di Bari, e da quello "zero" in classifica da rimuovere al più presto.
Il calciomercato estivo è finito, le basi sulle quali Del Neri e la società dovranno lavorare da ora in avanti sono state gettate. Pazzini oggi (forse), Di Natale domenica prossima: i bianconeri, privi - almeno all’inizio - delle due punte di peso (Iaquinta partirà dalla panchina, Amauri è ancora indisponibile), affronteranno nell’arco di una settimana due degli obiettivi (reali o meno) mancati per rinforzare il proprio reparto offensivo.

E mentre si parla con sempre più insistenza di un ritorno di Pavel Nedved alla Juventus con incarichi dirigenziali (ti aspettiamo), Del Piero - in campo - festeggia il 17° anniversario del suo esordio in serie A.
Attraverso le pagine del suo sito personale lo stesso attaccante ha elencato i diciassette motivi per celebrare questo "compleanno": uno più bello dell’altro, tutti in grado di regalare emozioni ai tifosi.
Il numero "7" (per i ventinove scudetti) ricorda "l’altro" campionato, quello che ripartirà il 1° di ottobre a Napoli con la riapertura delle udienze del processo penale. Dove riprenderà la rincorsa a riappropriarsi dei due titoli tolti.
Grazie, Capitano.