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PERIN a Sky: "Bagarre in vetta, ma noi ce la giochiamo con chiunque. Locatelli meritava già prima la convocazione in Nazionale"

di Redazione TuttoJuve

Il portiere della Juventus, Mattia Perin, è stato intervistato da Sky Sport a margine del 'Charity Gala Dinner' . Le sue parole sintetizzate da Tuttojuve.com:

Il problema diabete riguarda tante famiglie, anche se non direttamente noi. Ti abbiamo visto molto coinvolto.
"Dobbiamo cercare di sfruttare anche la mediaticità che abbiamo anche per il bene degli altri e per cercare di aiutare delle persone e sono felicissimo che la Juventus abbia aderito a questa iniziativa. Siamo venuti qui con un grande spirito per cercare di portare il nostro aiuto per questa causa. Da quello che abbiamo ascoltato oggi, la scienza facendo dei passi avanti incredibili, eccezionali e speriamo che nel futuro prossimo si possa parlare di scoperte che possano aiutare i ragazzi o chi soffredi questa malattia nell'avere grandi miglioramenti nella loro vita".

Ti aspettavi un processo di crescita così veloce nel progetto Thiago Motta? Ti aspettavi una Juventus così in alto classifica e una bagarre così corposa?
"Sì, c'è una bella bagarre, usando un termine da Motomondiale. Stando all'interno e vedendo come lavoriamo, non solo la quantità, ma anche la qualità che mettiamo nel campo, la qualità umana che c'è all'interno dello spogliatoio, potevo aspettarmelo comunque, noi ce la giochiamo con chiunque. Ovvio che è un momento di crescita per tutti, stiamo costruendo qualcosa di nuovo. Quando c'è un cambiamento e si costruisce qualcosa, c'è sempre quel periodo dove devi metabolizzare quel cambiamento. Ci sono magari delle zone grigie che hai in questo percorso, o delle zone di crisi nera, ma sono proprio quei momenti, che se affrontati nella maniera giusta, ti fanno uscire come collettivo ancora più forte. Noi siamo pronti a tutto, siamo pronti a lavorare sodo, siamo pronti a metterci in gioco partita dopo partita, anche ad avere magari un periodo no, lavoreremo su quel periodo no e quando usciremo da quel periodo no saremo ancor apiù forti. Per il momento va bene così, abbiamo avuto magari delle partite dove potevamo fare meglio, ma questo è il calcio, è lo sport, ma siamo contenti di quello che stiamo facendo e soprattutto del lavoro che facciamo".

E' uan bagarre che ci porteremoa  lungo o le grandi si staccherranno e prenderanno il largo? Ti aspettavi la Fiorentina così in alto?
"Me lo aspettavo perchè conoscendo l'allenatore che ha fatto bene a Monza e guardando anche la qualità dei singoli che ha la Fiorentina, si poteva pronosticare. Non pensavo così in fretta, ma Palladino sta facendo un ottimo lavoro. Per quanto riguarda le situazioni della zona alta di classifica, sarebbe bello perchè è uno spot per il calcio italiano quando c'è così tanta concorrenza. Quando ogni domenica ci sono degli scontri diretti per il vertice fa sì che anche le persone fuori dall'Italia siano invogliate a vedere quelle partite. E secondo me questo sarebbe bello se potesse continuare perchè alla fine ii calcio è competizione, competitività, noi tutti non vediamo l'ora di competere". 

Locatelli è tornato in Nazionale. Quanto ha sofferto senza questa convocazione?
"Siamo molto amici con Manuel, ci consociamo, ci diamo una mano dentro lo spogliatoio a vicenda, e credo che se la meritasse già prima. Sta giocando a un livello molto alto, ci dà una mano in tutte e due le fasi, ci dà una mano a livello emotivo, a livello comportamentale, oltre che tecnico in campo. Secondo me la meritava già prima, sono contento, le cose non accadono per caso, accadono per un motivo e lui merita di stare lì e di indossare la maglia dell'Italia". 

Ormai sei un leader. Quanto è stato importante avere l'esempio di altri giocatori importanti in passato e quanto essere guida adesso?
"Non mi piace darmi di leader da solo, anche se sono uno dei più grandi. In quello spogliatoio ho sempre imparato da gente che ha una struttura emotiva da brividi, a ripensarci. Ho cercato di essere una spugna e imparare più possibile, prima di tutto a livello umano. E sono felice di quanto riesco a dare oggi ai giovani. Nella vita c'è un momento in cui devi assorbire il più possibile per poi ridarlo indietro. Probabilmente è il tempo della mia carriera in cui devo restituire agli altri ciò che mi hanno dato. E ne sono felice".

Motta sembra non avere un primo e un secondo portiere.
"Si dice che nel calcio si giochi tanto e da un certo punto di vista è anche vero. Ma se riesci ad avere una rosa altamente competitiva, con 23 giocatori intercambiabili, non avrai più chi fa cinquanta partite e altri dieci. Si deve andare, parere mio, verso massimo trentacinque per uno e venticinque per l'altro. E si crea uno spirito competitivo che, se pulito e leale, alza il livello di tutto".

Già pensato al post-campo?
"No, in questo momento no. Cerco di vivere molto il presente, per essere la migliore versione di me stesso. Sul futuro ancora non ci penso, ma ho tante passioni e quando smetterò cercherò di portarne avanti una. Ma non mi sono ancora prefisso un lavoro: amo giocare a calcio e lo spogliatoio, la sfida quotidiana".


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