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Non si può sempre dare la croce addosso a Vlahovic. Anche negli errori

di Andrea Losapio

"Non c'è problema, la gente parla. Se fai gol sei il migliore, se non lo fai sei il peggiore. Tutto normale, sta a me rispondere sul campo e lo farò sicuramente". Aveva parlato così Dusan Vlahovic dopo la partita contro il Genoa, risolta da una sua doppietta. Poi ne era arrivata un'altra, ancora più bella, contro il Lipsia, da grande trascinatore. La settimana da Dio poteva finire con la terza in pochi giorni, invece un errore marchiano - quasi incredibile - ha portato la Juventus a pareggiare contro il Cagliari, rischiando di perdere alla fine.

Vlahovic aveva poi continuato così.  "Capita, a volte le occasioni sono meno... La gente si aspetta che io risolva le partite ed è normale, io non scappo. Io faccio sempre tutto al 100%, sono super tranquillo e darò sempre il massimo in campo. Per una punta quando non segni è difficile. Quanti gol? Non lo so, non mi pongo limiti, guardo partita per partita facendo il massimo. Poi tutto quello che arriverà prenderò, ma l'importante è la vittoria perché questa maglia richiede questo".

Il problema incominciano a essere proprio le aspettative. Perché vincere sempre non è chiaramente possibile, così come segnare in tutte le partite. Quando però non basta nemmeno quello, perché ogni errore piccolo viene analizzato, si rischia di entrare in una spirale di critiche continua, da cui poi è quasi impossibile uscire. Considerando che Vlahovic, del resto, ha un contratto in scadenza al 2026 e c'è la possibilità che non si arrivi a un accordo, ecco che essere troppo negativi su di lui può essere un vero problema. Anche se, sì, da grandi stipendi derivano grandi responsabilità.


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