LO AVEVA DETTO ANCHE ENZO BIAGI...
La gara di andata contro l’Udinese era stata illusoria: con una vittoria per 1-0 all’Olimpico di Torino (goal di Grosso), la Juventus si portò (temporaneamente) a meno cinque dall’Inter prima in classifica. Nelle due domeniche successive la distanza dai nerazzurri aumentò e diminuì di tre punti: prima la sconfitta per 0-2 patita a Cagliari dai bianconeri, che sommata alla vittoria dell’Inter sulla Fiorentina portò il distacco a "meno otto"; poi, lo scontro diretto vinto (in casa) per 2-1, con la splendida rete decisiva messa a segno da Marchisio.
In prossimità di una delle ultime partite di questa stagione, a poche ore dal match di ritorno a Udine, la Juventus si trova a rincorrere il quarto posto. Visti gli obiettivi iniziali: un fallimento. In un’annata che definire disgraziata è dire poco. Per quanto è accaduto sul rettangolo di gioco. Perchè per il resto…
"Una sentenza pazzesca, e non perché il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome. Una sentenza pazzesca perché punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perché tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l’ex Re d’Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?".
Così parlò Enzo Biagi, in un’intervista comparsa su "Il Tirreno" del 16 agosto 2006.
Questa era la visione di Calciopoli di uno tra i più grandi giornalisti della storia del nostro paese.
"Tanto tuonò che piovve". Si sapeva. O meglio, lo sapevano: i tifosi juventini, quelli che non hanno mai abbassato lo sguardo di fronte agli avversari, perso l’orgoglio, rinnegato ciò che era stato meritatamente vinto sul campo sino a quel famoso maggio del 2006. "Calciopoli" prima, nel tentativo di farla passare come "Moggiopoli" poi. Ma era, ed è sempre stata, "Farsopoli". Tutto ciò che era stato creato ad arte per originare un’ondata mediatica che si infrangesse sugli scogli di un’armata apparentemente imbattibile, sta per essere prosciugato dalle udienze del processo di Napoli. Non erano bastate le incertezze di Martino Manfredi, le ammissioni del guardalinee Coppola, i "non lo so, non so dare spiegazioni" del tenente colonnello Attilio Auricchio, … Ci volevano le intercettazioni. "Chi di intercettazioni ferisce, di intercettazioni potrebbe perire". L’ultimo "goal" bianconero di Christian Vieri (la richiesta di revoca dello scudetto assegnato ai nerazzurri) e le ultime interviste di Del Piero e Zaccheroni come apripista nel muro del silenzio della maggior parte dei media italiani. Di seguito, gli avvocati di Moggi (Prioreschi e Trofino), che hanno potuto avvalersi del fondamentale lavoro dei consulenti informatici Roberto Porta e Nicola Penta, colori i quali hanno - materialmente - portato alla luce ciò che era rimasto sommerso nella confusione di quattro anni fa. Adesso tocca a loro.
"Agli azionisti ho detto che l'obiettivo primario è quello di conquistare la terza stella. Voi sapete che su tutti i nostri documenti ufficiali ci sono 29 scudetti, con due asterischi per quelli che ci hanno tolto. Ma per noi e per i nostri tifosi la terza stella arriverà con il prossimo scudetto. E comunque ora pensiamo a vincerlo, il prossimo scudetto" (Jean Claude Blanc, 27 ottobre 2009)
"Noi sappiamo quanti ne abbiamo vinti…" (John Elkann, luglio 2009, in riferimento al numero di scudetti vinti dalla Juventus).
Né ventisette, né ventisettepiùdueasterischi: ventinove. Punto.
Le promesse generano (o hanno generato) illusioni; le azioni concrete danno alla luce solo fatti. O di qua, o di là: non si scappa. Alla luce delle nuove intercettazioni (o vecchie, è che prima non erano uscite fuori…) ora la proprietà bianconera ha la possibilità di muoversi per chiedere la riapertura del processo sportivo per ottenere la restituzione dei due scudetti tolti. Quando avranno inizio le danze?
"L’Inter è considerata nel mondo la squadra più prestigiosa di Milano, non solo per quello che ha vinto, ma anche perché non ha mai avuto problemi con la giustizia. Le persone che hanno lavorato con me non hanno mai tentato di fare i furbi o di conquistare gli arbitri e la vergogna di doversi difendere da situazioni deprecabili è una cosa antipatica per la storia di una società. Mi auguro che all’Inter non succederà mai, come mai è successo finora. D’altronde a noi non è mai capitato di andare in serie B". (Massimo Moratti, 7 marzo 2008)
La pazienza è la virtù dei forti. Per difendersi dalle accuse Antonio Giraudo ha scelto una strada (quello del processo con rito abbreviato); Luciano Moggi, un’altra (iter ordinario). Da tempo si sosteneva come la decisione presa dall’ex-Direttore Generale bianconero fosse stata quella migliore: smontare pezzo per pezzo, con calma certosina, tutte quello che gli era stato imputato. Per far venire a galla la verità.
La storia della Juventus è ancora ferma al 2006. Da lì potrebbe ripartire. Attraverso un salto di quattro anni, diverse sconfitte, molte recriminazioni e poche gioie. Al patron nerazzurro (e a tutti i lettori) i migliori auguri di una Pasqua serena. Passata quella, si dovrebbe scatenare "la tempesta". Le bugie, si sa, hanno le gambe corte. A volte, indossano anche la maglia nerazzurra. Basta soltanto evitare di far finta di non vederle…