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LIVE TJ - BUFFON: "Non è certo che smetterò di giocare. Capitolo chiuso con la Nazionale. Dispiaciuto per le esternazioni dopo Madrid"

di Edoardo Siddi
Fonte: inviato all'Allianz Stadium

Dopo il discorso di Agnelli e Buffon tocca ai giornalisti fare le domande.

Grazie mille per i momenti che hai dedicato a tutti i tifosi. Cosa farà adesso Buffon?

Cosa farò? Sabato giocherò una partita e questa è l'unica cosa certa che so di fare. Con Andrea c'è un dialogo continuo e sa tutto quello che sta accadendo intorno a me e anzi è un consigliere del quale non voglio privarmi. Fino a 15 giorni fa era acclaratamente risaputo che avrei smesso di giocare, adesso sono arrivata delle proposte e delle sfide stimolanti sia in campo che fuori dal campo e la più importante fuori dal campo me l'ha fatta pervenire proprio Andrea. Dopo questi tre giorni che saranno pregni e densi di emozioni credo che la prossima settimana dopo due o tre giorni di riflessioni sereno prenderà la decisione definitiva e certa che alla fine sarà quella di seguire ciò che urla la mia indole e la mia natura.

C'è stato un momento in cui hai pensato di non potercela fare?

Quest'anno è stata snervante, un'annata forte dal punto di vista emotivo, anche perché è iniziata presto. Di solito le emozioni vere arrivano a marzo, quest'anno già a novembre ci siamo fatti carico con Giorgio e gli altri del fallimento del Mondiale. Poi è stata una stagione con dei bassi clamorosi e inaspettati e dei picchi incredibile. Questo ha fatto sì che la  razionalità a volte venisse meno e qualche perplessità dopo Juve-Napoli c'era. Dovevamo capire se eravamo ancora noi, se saremmo riusciti a ricompattarci o se questa sensazione di esserci dissolti e disuniti si sarebbe protratta. Invece per l'ennesima volta abbiamo dato una risposta incredibile.

A Roma contro il Milan ho visto due parate che hanno fatto stridere età anagrafica e integrità fisica. Mi chiedo se un anno in più non si potesse fare. E pensa di lasciare la Juventus più forte di sempre?

La prossima settimana sarà la settimana delle decisioni definitive per capire se farò un altro anno. Decisioni che non cambieranno il mio umore e il mio stato. Io fino a 15 giorni fa ero un ex giocatore e l'avevo accettato con serenità, quindi qualunque cosa capiti sarò felice e sereno, perché per me l'importante era non intaccare questa mezza vita con la Juve e deludere le aspettative loro e di chi ha creduto in me. Io credo che avendo fatto mio il modus operandi e ragionandi della Juve e avendo condiviso insieme per tutto l'anno le nostre impressioni, io sono fermamente convinto che la Juve essendo una società seria debba programmare il futuro. E io che sono stato giocatore per quasi 20 anni e capitano per 7-8 sono il primo che lo capisce e ho pensato fosse giusto così. Per me era giusto concludere nel miglior modo possibile, poi la Juve non scordiamoci che ha un valore di portiere eccelso almeno al mio pari e che ha 13 anni in meno di me. Se è la Juve più grande di sempre non posso dirlo perché mancherei di rispetto a chi ha vinto qualcosa di più importante di noi. Che sia la Juve più solida, testarda e continua quello probabilmente sì, perché lo dicono i risultati.

Tra le proposte è da escludere l'Italia?

Non se ne parla per l'Italia. Ci poteva essere un ritorno al Parma, ma sono cose romanzate, ma niente di più.

Parlando della tua carriera il presidente ti ha elencato tutto quell oche hai vinto. Quanto sei orgoglioso di quello che hai fatto dal 2010 in poi, con l'infortunio che faceva pensare fossi finito?

Quella è stata la svolta per me. In quel momento tutti, anche giustamente, pensavano che Buffon avesse finito la sua grande carriera. Ho trovato dentro di me, anche grazie a loro, la forza per dire che volevo che questa grande carriera diventasse unica. Per farlo però c'era da mettersi sotto, lavorare, soffrire e migliorare nonostante le vittorie. Questo tipo di sfida, questo tipo di obiettivo, ha fatto sì che a distanza di 8 anni siamo qui con tanti trofei in più vinti anche grazie ai miei compagni e con tanta soddisfazione in più. E all'epoca questo era impensabile anche per me, ma sono una persona che si nutre di sogni e ambizioni e per me l'essenza della vita è quella: trovare una sfida. Non importa se poi la vinci o la perdi, ma la bellezza di battersi per questa sfida. Lì sta l'essenza dello sportivo e della vita stessa.

Nella tempesta di emozioni che stai vivendo qual è il sentimento prevalente?

Una grande gratificazione. L'essere gratificato, sentire tutta questa vicinanza da parte della società, dei miei ex compagni e delle persone vicine a me. Per il futuro devo dire che non ho paura. Un po' di incertezza come succede a chi fa grandi cambiamenti. Ma come ho detto prima vivo per questo, vivo per uscire dalle zone di comfort e andare a misurarmi in avventure più complicate. Questo è un modo per pesarsi maggiormente e misurarsi. Le sfide non mi hanno mai fatto paura, anzi stimolato.

Domanda ad Agnelli. Prima Gigi ha detto che l'offerta più interessante l'ha avuta da te...

Abbiamo ragionato su un percorso lontano dal campo di gioco. Per me qualunque ruolo passa da un percorso di lunga formazione. L'inizio quindi è stato prospettare un anno di seria formazione per avere competenza e consapevolezza del significato di gestione di un club a 360 gradi. Da lì poi si può capire qual è la direzione più giusta. Questo vale per Gigi ma anche per i dipendenti di qualsiasi società.

Quale mestiere immagine Buffon per sé stesso? L'ipotesi di continuare varrebbe anche per la Nazionale?

Per quel che riguarda il fuori campo penso che innanzitutto un periodo di formazione e di presa di coscienza di ciò che vuol dire stare all'esterno del prato verde e quindi stare in società significa secondo me capire quali possono essere gli interessi predominanti e quindi il tipo di indirizzo specifico da prendere. Per quel che riguarda invece la Nazionale io ho detto che se Buffon era diventato un problema tre mesi fa non oso pensare cosa possa essere tre mesi dopo. Quindi poi ipoteticamente sei mesi dopo, un anno dopo eccetera. Diventerebbe qualcosa di complicato da gestire, qualcosa dal quale voglio tenermi lontano perché non penso di meritarlo. E poi penso che la Nazionale abbia già dei grandi e giovani portieri che hanno bisogno di fare le loro esperienze.

Il club che ti ha contattato o ti contatterà, cosa ti deve offrire per convincerti?

Si va in base a percezioni, ciò che ti trasmette, l'importanza che puoi avere in un certo progetto, gli stimoli che potresti avere e il mio stato di forma fisico. Sono tante riflessioni che io devo fare senza lasciarmi condizionare dall'impeto e dall'esaltazione del momento. Sicuramente non sono uno, come dicevo tanto tempo fa, che pensa sia giusto andare a finire la carriera in chissà quale campionato di terza o quarta fascia perché sono un animale da competizione e sinceramente in quel contesto io non potrei vivere e non mi sentirei a mio agio.

In questi momenti si commenta l'orgoglio di un grande campione che sa lasciando. Qual è l'orgoglio di un ragazzo che al momento di cambiare vita viene accostato alla FIGC, alla FIFA, alla Juve?

Sicuramente mi inorgoglisce, ma per il tipo di carattere che ho non voglio dare delusioni a chi ha fiducia in me. Il giorno in cui avrò la certezza di intraprendere un altro ruolo lo voglio fare con la pienezza di avere le conoscenze che servono per farlo nel migliore dei modi. Sento forte il senso del dovere e la responsabilità di non tradire gli altri e la loro fiducia.

Che stato d''animo hai aspettando la decisione della UEFA su quanto successo a Madrid?

Per quella che potrebbe essere una squalifica per il dopo Madrid penso sia anche giusto. In campo io credo che l'arbitro abbia decretato un'espulsione che a oggi non ho ancora compreso e con l'onestà intellettuale del caso credo che anche voi più che focalizzarvi sulle mie dichiarazioni dovreste porre un interrogativo su un'azione che non trova un riscontro coerente. Per quello che ho esternato fuori dal campo, l'ho detto qualche giorno dopo, è evidente che abbia trasceso e di quello ne sono estremamente dispiaciuto perché in 23 anni di Champions League non sono mai stato né espulso né squalificato, per cui penso anche di aver avuto sempre una condotta educata e sportiva con tutti. Era sicuramente una situazione particolare e a distanza di giorni ho detto che il Buffon di quella sera con i sentimenti e l'animo dilaniato di quella sera, non poteva che dire quelle cose. Passati due giorni, come ho detto anche ai vostri colleghi delle Iene, è chiaro che mi è dispiaciuto aver offeso l'arbitro. Perché l'arbtiro fa un lavoro difficile, ma se l'avessi visto dopo due giorni l'averi abbracciato chiedendogli scusa, ma conservando il mio pensiero. Ma niente di più, non porto rancore e sono molto sereno in una situazione normale

Se giocherai all'estero la prossima stagione, il futuro da dirigente alla Juve resta un pensiero?

Che la Juve per me rappresenti famiglia penso sia sotto gli occhi di tutti. Che io possa essere onorato di essere percepito come uno della famiglia in questi anni e in queste ultime ore credo che Andrea me lo abbia fatto sentire con tanta forza. La Juventus è una società che programma il futuro e il suo futuro è come il presente e come il passato: vincente. Se un giorno dovrò essere considerato un elemento sul quale fare affidamento perché posso spendermi e posso dare qualcosa alla causa è chiaro che per me la Juve ha la precedenza su tutto. Però non deve essere un'imposizione o qualcosa che devo sentire di diritto perché la Juve con me è pari. Mi ha dato talmente tanto che un qualcosa in più sarebbe un ulteriore gesto di generosità nei miei confronti.

Hai mai pensato a un futuro totalmente lontano dal calcio?

Sì, rianalizzando la stagione mi sono dimenticato un dettaglio da non sottovalutare. È stata un'annata faticosa ed emotivamente febbraio e marzo per me sono stati molto complicati. L'elaborazione del lutto di smettere di giocare ti appesantisce e ti tocca dentro, però poi da aprile sono tornato ad essere leggero, fiducioso e felice come lo sono stato nei giorni migliori. E tutto questo, come dicevo prima, grazie all'appoggio di tutte le componenti. E in quel periodo, in questo periodo, ho pensato anche col presidente che se dovessi smettere di giocare probabilmente anche sei mesi sabbatici non mi farebbero male anche per far decantare il tutto e poter ripristinare una situazione sentimentale normale che in questo momento è presa un po' d'assalto da quello che sta accadendo.

Hai spesso detto che ti mancava un'esperienza in Premier. Può spingerti in questa direzione?

Giusto che il vostro mestiere vi porti a queste domande. Ho ricevuto qualche proposta molto interessante, in campo e fuori campo. La prossima settimana, a bocce ferme e in una situazione emotiva tranquilla deciderò il meglio per me. Ora fare totosquadre o totocampionati non ha senso. La cosa importante è che se decidessi di continuare è perché avrei ancora l'ambizione di lottare per grandi traguardi, perché come ho detto prima è l'unico modo che ho di concepire lo sport che forse è anche un limite.

Qual è l'eredità più grande che pensi di aver lasciato a Szczesny?

Lui secondo me è un ragazzo estremamente intelligente. Fin dal primo giorno, a parte l'aspetto tecnico di campo, era anche incuriosito da come si sta in uno spogliatoio come quello della Juve. A parte me ha avuto tanti esempi da cui attingere e capire cosa voglia dire stare alla Juve. E parlo di Chiellini, Barzagli, Marchisio, Khedira, Lichtsteiner. tutti quelli che in questi anni hanno fatto tanto per la Juve, sempre grazie alla Juve.

Cosa ti aspetti da sabato? Come vuoi viverla?

Voglio viverla normalmente come sono abituato a fare io per i grandi eventi. Non chiedo niente se non quello che già mi è stato dato: rispetto, stima, affetto, il sentire che sono stato sempre percepito come uno della Juve e uno da Juve. Per me questa è la più grande vittoria, poi per le celebrazioni non sono un soggetto adatto. Già da bimbo mi scocciava fare il compleanno per non essere al centro dell'attenzione, figurati sabato quando sarà un po' più al centro. Quello è un qualcosa di più, ma come dico sempre alle persone va fatto sentire il rispetto, l'affetto e la stima quando sono in vinta, non quando sono morte. tutto quello che c'è stato fino a sabato sarà quello che mi porterò dietro anche con grande gelosia. Di altre manifestazioni non ho bisogno, perché no ho già avute tante.

Hai mai pensato a un uturo da vice? 

Con Andrea abbiamo parlato di tutto, però come dicevo prima un giocatore come me che si è sempre professato juventino e ha sempre sottoscritto con forza il modo di pensare e programmare della Juve, secondo me è cosa buona e intelligente, visto che sono stato anche capitano di questa squadra, capire quando è il momento. Anche perché la Juve ha un portiere che vale me e ha 13 anni in meno di me. La mia presenza lo porterebbe a ricevere paragoni inutili  che metterebbero in disagio anche me. E io per la Juve non posso vivere situazioni di disagio. È talmente normale e la fine è stata così bella e condivisa che più di così cosa posso volere? Mi sento una persona fortunata e sono onorato di essere stato accompagnato da compagni, amici, superiori e colleghi.

Pensando a sabato ci sono similitudini con il ritiro di 7 anni fa di Del Piero. Quello sembrava l'inizio di un ciclo, sabato si chiude un ciclo?

Sarebbe grave. Se pensassi una cosa simile significherebbe che non avrei capito nulla della Juve e avrei speso male questi anni. La Juve prima di me ha avuto tantissimi grandi portiere. Se io avessi solo la minima presunzione che la Juve senza di me finirebbe un ciclo sarei da rinchiudere. L'unica certezza che ha un tifoso della Juve è la famiglia. Una famiglia che è 95 anni che guida questa squadra con tali risultati ha una forza data dai risultati pazzesca. Io sono stato una  parte importante, ma piccola di questa storia. La Juve programma con anticipo, sapeva che sarebbe arrivato il mio addio e non si fa trovare impreparata e continuerà a vincere come quando c'ero io e magari anche di più perché quei traguardi importanti arriveranno ne sono certo.

Cosa ti senti di dire a Chiellini?

A Giorgio non posso dare consigli. Con lui abbiamo vissuto in simbiosi per 13 anni nello spogliatoio e in campo. Sappiamo perfettamente, abbiamo sviluppato con esperienza la modalità con cui si arriva ai risultati. E Giorgio incarna alla perfezione quello che deve essere il capitano della Juventus. Posso solo fargli un in bocca al lupo speciale e sincero, perché tra i traguardi che ho raggiunto c'è anche quello dell'imbattibilità. Se pensassi che la Juve senza di me non vince, sarei da rinchiudere, così come se pensassi che quel record sia solo merito mio. Di quel record io valgo un ventesimo e devo ringraziare Giorgio e tutti. Grazie di cuore Giorgio, sono sicuro che non mi farà rimpiangere.

Il 4 giugno sarai in campo con la maglia azzurra per Italia-Olanda?

No, non ci sarò. Come ho detto poc'anzi la Nazionale è un'altra parentesi che ha caratterizzato il mio percorso e la mia vita calcistica e le persone che hanno composto la dirigenza e la squadra il meglio di loro me l'hanno dato mentre combattevamo per i risultati. non ho bisogno di altri attestati di stima, affetto e celebrazioni varie. Le persone, come ho detto prima, vanno celebrate, come ho detto prima, da vive e non da morte, se si ritiene lo meritino.

Hai sentito Casillas, che ha vissuto un'esperienza simile?

No, non l'ho sentito, ma secondo me è una situazione un po' diversa secondo me. Qui hai persone che realmente, empaticamente ti sono vicine e pensano che quello che accadrà da sabato sarà più giusto per tutti. Iker con il Real non so come si sia lasciato e non so quali fossero le volontà delle parti.

 


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