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LA STORIA SECONDO MORATTI

di Davide Terruzzi

Sono il presidente di una squadra di calcio, una delle più importanti società italiane. Mio padre ne è stato proprietario, mi ha trasmesso la passione e ora tocca a me riportare in altro quei colori che tanto amo. Sono ricco, molto ricco, non come uno sceicco arabo, ma anch'io devo la mia fortuna al petrolio. Ho talmente tanti soldi che posso spenderne quanti ne voglio: compro tanti giocatori, li pago profumatamente, finché non prendo il miglior calciatore al mondo, un Fenomeno. Con lui so che posso vincere: finalmente facciamo un campionato lottando per lo scudetto, ma me lo devo giocare contro la squadra che più detesto. Arriva la partita decisiva contro i nostri rivali in casa loro: sono fortissimi, hanno vinto tutto, ma noi abbiamo lui. Non ci fischiano quello che per me era un rigore clamoroso: è uno scandalo, mi hanno rubato lo scudetto. Loro vincono e io no. Sono distrutto, incazzato, ma non mollo: continuo a spendere, ancora di più. Anzi, sai che cosa faccio: prendo il loro allenatore. Sai che gioia vederlo vincere con noi mentre loro perdono. Ma le cose non vanno come dovevano: forse lui non è così bravo come dicono, mi sta proprio antipatico. Prendo un allenatore argentino che con la sua squadra ha fatto faville: dopo 4 anni sto vincendo il campionato, ma perdo le ultime partite. Va be' devo giocarmi la vittoria finale contro una squadra che è nostra grande amica: che bello vedere uno stadio che tifa tutti per noi, anche gli avversari sono con me. Andiamo in vantaggio, ci recuperano, riandiamo in vantaggio, ma c'è un ceco che continua a segnare: crollo, mi viene da piangere come fa lui, quel Fenomeno che ho preso anni fa.  E vincono ancora una volta loro, con lui in panchina... Ancora una volta ho perso: che botta, il 5 maggio mi ha portato sfiga. Ora ci si mette anche la squadra della mia città: che fastidio vederli vincere. E io niente, passano 2 anni, compro e cambio allenatori finché non posso chiamare lui, quel Ciuffo, che mi piaceva sin da quando giocava. Con lui si vince, penso. E invece no. Arrivo terzo, ma ho una buona notizia. Un arbitro è andato dal mio Presidente dicendo che la mia rivale numero uno ruba, condiziona gli arbitri e trucca i sorteggi: ecco lo sapeva, sono dei ladri. Io certe cose mica le faccio: sono un signore io! Be' che faccio; denuncio tutto? E con che prove? Mmm... Forse meglio chiedere una mano al mio amico, il ricco sponsor: "senti non è che mi puoi seguire questo e quest'altro, sì proprio intecettare". Ecco, così vediamo. Passa un'altra stagione, arrivo ancora terzo, ma scoppia lo scandalo. Ora tutti sanno che loro rubavano, e noi no: siamo dei signori, una squadra per bene. La stampa è tutta con noi, dai che si vince. Finalmente! Loro in B distrutti (gli prendo anche 2 calciatori fortissimi) e l'altra rivale indebolita: nessuno ci starà dietro. Vinco e spendo, spendo e vinco: arrivano titoli su titoli, anche accuse di essere come loro, m'arrabbio perché io sono onesto. Prendo quello che per me è il miglior allenatore al mondo: mi ruba i titoli dei giornali, amen. L'importante è vincere quella Coppa che non vinciamo quasi da mezzo secolo: finalmente la alzo in cielo. Sono contento e penso a loro: io sono in alto perché onesto, voi lì, ai preliminari della seconda coppa europea. Che gioia! Ma c'è una persona, il direttore generale di quella squadra che continua ad avercela con me. Escono delle telefonate: sì, anche noi chiamavamo in federazione o i designatori, ma mica rubavamo come loro! Pensa te: quelli lì vogliono pure indietro il campionato che chiamano di cartone. Quello è mio, è il simbolo della mio onestà! Sono loro che ne dovrebbero restituire altri. Pensa te: c'è il processo e mi chiamano a testimoniare. Sono un teste della difesa? Assurdo, ma ora vado lì in aula e finalmente dico tutto quello che penso, che gioa vederli lì, li farò condannare. Invece Moratti se ne va New York per lavoro: ha forse paura di un processo non mediatico, non falsato, ma reale?


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