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LA SIGNORA SI RISIEDE AL TAVOLO DELLA VITTORIA

di Thomas Bertacchini

C’è stato un periodo, iniziato nel 2006 e durato cinque anni, nel quale gli appuntamenti con l’Inter avevano rappresentato per molti sostenitori juventini i classici eventi da evidenziare con un cerchio rosso sul calendario: in mancanza di obiettivi di prestigio da raggiungere si cercava - almeno - di ottenere la piccola soddisfazione di essere riusciti a mettere il bastone tra le ruote agli eterni rivali nerazzurri.

Per molti, si è scritto, ma non per tutti: c’era infatti chi sosteneva come questo fosse un tipico atteggiamento da "provinciali", che mal si adattava agli amanti di una Vecchia e aristocratica Signora del pallone.

Adesso siamo nel 2012, e il posticipo della prossima giornata di campionato metterà a confronto Juventus e Inter nel nuovo stadio torinese. Rispetto al passato, però, la musica sembra essere diversa. Ruotano gli avversari, ma il chiodo fisso dell’intero ambiente bianconero è tornato quello di una volta: vincere. Contro chiunque e ovunque.

La singola gara assume ora le sembianze di una tappa, più o meno delicata, da superare per il raggiungimento del traguardo finale. E’ stato così anche per l'incontro terminato in parità contro il Milan nel ritorno delle semifinali di Coppa Italia, un risultato che ha consentito alla Juventus di staccare il biglietto per la finalissima che verrà disputata a Roma il prossimo 20 maggio. "E’ la più importante partita dell’anno perché ci può dare la possibilità di giocarci qualcosa da vincere. E, visti gli ultimi anni, sarà più importante per noi che per il Milan", aveva ammesso Antonio Conte negli istanti precedenti il match dello scorso martedì.

Se in Europa i rossoneri se la dovranno vedere con il Barcellona per proseguire il loro cammino in Champions League, in Italia sulla loro strada si sono trovati opposti ai bianconeri tanto per la coppa nazionale quanto per lo scudetto. Conquistata a Pechino la Supercoppa Italiana contro l’Inter, dopo il tracollo dei nerazzurri allora guidati da Gasperini è infatti comparsa all'orizzonte la Juventus: lavorando sulle macerie rimaste a seguito dei fallimenti degli ultimi anni Madama ha dovuto convincere tutti, se stessa per prima, di essere realmente all'altezza per recitare un ruolo importante in questa stagione.

E' partita con un nuovo allenatore e alcuni "vecchi" problemi ancora da risolvere: una rosa scarna di fuoriclasse, una squadra senz’anima, un filo conduttore col passato spezzato da tempo e difficile da riannodare. Ha affrontato ogni incontro al pari di un esame da superare, da una prova all’altra ha iniziato a sognare un finale da protagonista per poi rendersi conto che il sogno di riaprire la propria bacheca per inserirvi dentro qualche trofeo è diventato realizzabile.

Si è laureata campione d’inverno in serie A con pieno merito, ma era vivo nell’ambiente il timore che una o due sconfitte potessero bastare a riportarla nella mediocrità che ha caratterizzato quasi tutto il periodo successivo al 2006. L’imbattibilità ha aumentato l'autostima del gruppo; i troppi pareggi, viceversa, hanno fatto sì che il Milan la raggiungesse in classifica sino a superarla. Il caso vuole che i rossoneri, unici ad averla sconfitta al termine dei novanta minuti dei tempi regolamentari in questa stagione, siano poi stati eliminati dalla Coppa Italia proprio a causa di un pareggio maturato nei supplementari.

Per dirla alla Conte, adesso la Vecchia Signora si è seduta nuovamente ad un tavolo imbandito, pronta a saziare la sua fame di vittorie. Non importa più chi siano gli altri commensali invitati oppure quale sia il menù, quanto - piuttosto - prendere tutto quello che passa il convento.
Un tempo, alla Juventus si ragionava in questa maniera. Forse quel passato oggi non è più così lontano.


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