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La sentenza Diarra cambierà il calcio? Non ci saranno più prezzi per il cartellino?

di Andrea Losapio

Il caso Diarra potrebbe cambiare definitivamente il calcio. Come la sentenza Bosman, trent'anni fa, lo scontro fra Lassana Diarra e la Lokomotiv Mosca rischia di fare giurisprudenza. Il giocatore aveva deciso di rompere il contratto unilateralmente. Si trattava di un triennale e dopo solo un anno il centrocampista senegalese aveva rotto i patti, con il club moscovita che ha deciso di portarlo in tribunale. Era il 2014, mentre oggi è arrivata la sentenza. Nel dispositivo si legge che "le norme FIFA sui trasferimenti dei giocatori violano il diritto dell'Unione Europea, perché rischiano di ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderano sviluppare la propria attività andando a lavorare in un nuovo club".

Quindi di fatto un calciatore non sarebbe più equiparato a un asset, bensì a un qualsiasi lavoratore. Con regole diverse da quanto sviluppate finora. Di fatto acquisti e cessioni sarebbero regolati differentemente, con i calciatori che possono liberarsi quando vogliono. È una rivoluzione Copernicana da quanto vissuto fino a ora, perché è evidente che non esisterebbe più un calciomercato per i giocatori scontenti, in quanti tutto si baserebbe su ingaggi e non altro.

Ovviamente fatta la legge e scovato l'inganno, è probabile che nei contratti dei calciatori ci sarà una clausola di risoluzione espressa per tutti in caso qualcuno voglia risolvere. Almeno finché ci sarà qualcuno che riuscirà, in qualche anno, a convincere un tribunale a rendere fuorilegge anche questo.


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