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Juve-Milan prima del giro di boa. In bocca al lupo, Vecchia Signora…

di Thomas Bertacchini

Bettega, seduto in mezzo a Blanc e Secco, sembrava il buon padre di famiglia che porta allo stadio per la prima volta il fratello minore ed il figlioletto ormai cresciuto. Anni di battaglie (sportive) sul campo e dietro una scrivania gli hanno conferito un carisma riconosciuto da tutti: sostenitori bianconeri e tifosi avversari. La sua presenza in tribuna al "Tardini" di Parma ha procurato i primi malumori in un settore dove, a volte, chi assiste alle partite è più maleducato di quanto si pensa di chi è seduto nelle altre zone dello stadio. Non siamo una squadra di scarponi, ma il livello del gioco espresso è quello.
Un gentile dono di Castellini nel giorno dell’Epifania regala ai bianconeri la vittoria contro un Parma che una Juventus d’altri tempi avrebbe "scherzato" in estrema tranquillità. La fortuna che ha assistito la Vecchia Signora in occasione dell’autogoal compensa l’infortunio (l’ennesimo, ora si è aggiunto anche quello di Giovinco) patito da Trezeguet qualche minuto prima. Attacco spuntato, al solo Amauri si chiede ora di smettere di andare in crociera in attesa del suo passaporto e di riprendere a giocare a pallone per la squadra: alla Juventus per un po’ non avrà concorrenza (tranne il rientrante Iaquinta), in nazionale - ammesso che Lippi stia ancora pensando a lui - la musica è diversa. Ipotizzando che Toni continui il suo letargo bavarese anche a Roma, a Gilardino e Pazzini si è aggiunto Borriello: due goals (uno splendido, in fuorigioco) hanno esaltato un Milan divertente contro un Genoa con la seconda peggior difesa del campionato. E priva di alcuni elementi cardine.
Complice il rinvio di quattro partite nell’ultima giornata prenatalizia, la Juventus detiene comunque il secondo miglior attacco della serie A: strano, pensando che non ha un gioco, che il suo fantasista (Diego) non ha ancora una posizione fissa in campo, che Giovinco è stato usato con il contagocce e che ancora non c’è uno schema ben definito che identifichi la squadra di questa stagione. Cinque sconfitte in diciotto partite sono troppe per chi vuole puntare allo scudetto; dieci vittorie e tre pareggi vanno bene per chi vuole un terzo posto in estrema tranquillità, senza dare troppo fastidio alle prime ma tenendo ad una giusta distanza di sicurezza le quarte. Un goal nei minuti di recupero di Daniele Conti allontana la Roma (ed i nostalgici di Ranieri); a Verona (casa Chievo) si è avuta l’ennesima riprova dell’unica triade che continua a vincere in questi ultimi quattro anni: quella degli arbitri pro-Inter. Acquistato per le sue famose "trivele", di Quaresma ci si ricorderà soprattutto del pugno con il quale ha tolto la palla dalla testa di Yepes (Chievo): non è calcio, è semplicemente rigore, ma nessuno se ne (vuole) accorge(re). Se Balotelli ha effettivamente voglia di emigrare all’estero (Spagna o Inghilterra) lo dica una volta per tutte e la smetta di insultare i tifosi di ogni città italiana: impari da Luciano (Chievo), in silenzio nonostante i cori razzisti dei sostenitori nerazzurri nei suoi confronti. Moratti se ne farà una ragione: dopo aver pagato per anni lo stipendio a Recoba solo per giocare nel giardino di casa, un giovane dai mezzi come i suoi potrebbe rappresentare un’ottima pedina di scambio per arrivare ad altri campioni. Quelli veri, gente che accetta i fischi: ora non si possono fare neanche quelli?
Il Milan dei cinque goals e dei tre rigori affronterà a Torino una Juventus al giro di boa: non solo del campionato, ma anche della stagione. Il futuro di Ferrara non dovrà dipendere dal risultato che scaturirà dal big match di domenica sera, ma dalla reale fiducia che la "nuova società" (in pratica, il solo Bettega) nutre nei suoi confronti. Tempo ne è già stato perso tanto, ora si tratta di programmare seriamente il futuro. Stretta tra un posticipo nella quale parte sfavorita e l’incontro di mercoledì prossimo a Torino contro il Napoli in coppa Italia (uno dei due veri obiettivi stagionali), la Juventus continua a fare la conta degli infortunati e dovrà prepararsi ad affrontare un nuovo problema: quello dei troppi diffidati. Ce ne sono per tutti i gusti: difesa (Grosso, Grygera, Legrottaglie), centrocampo (Felipe Melo, Marchisio, Diego, Camoranesi, Sissoko) e attacco (Amauri).
In bocca al lupo, Vecchia Signora. Nella speranza che questo martirio possa finire presto.
 


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