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IN AUSTRIA PER DIRE ADDIO ALLA JUVE DI BLANC

di Thomas Bertacchini

Per la Juventus, lo scorso anno, ritrovarsi a metà strada a disputare l’Europa League era stato considerato alla stregua di un declassamento: quella è la "serie B" del vecchio continente calcistico, una manifestazione che non garantisce gli stessi introiti economici, la visibilità ed il prestigio di una Champions League.
Era il primo (forte) segnale di fallimento di una stagione che iniziava a mostrare una realtà diversa da quella "progettata" in estate.

Non valeva neanche la pena paragonare le due competizioni. Anche a mettere a confronto gli inni ufficiali, se proprio uno voleva provarle tutte, non c'era (e non c’è) gara. E poi, giusto per ricordarlo, in quella più importante la Vecchia Signora era entrata dalla porta principale, grazie al lasciapassare garantito dal secondo posto nel campionato di serie A ottenuto l'anno precedente dalla squadra guidata da Claudio Ranieri e, arrivati al momento del rush finale, da Ciro Ferrara.
Per poi uscirne dalla porta di servizio, a causa della "retrocessione" come terza (su quattro) nel gironcino di qualificazione alle eliminazioni dirette.

E' pur vero che - nonostante l'entusiasmo che la scorsa estate aveva circondato la nascita di una Juventus "verdeoro" - era parso obiettivamente difficile pensare di poter puntare ad un successo nella coppa dalle "grandi orecchie". Però con Diego, Felipe Melo e quell'Amauri un pò italiano e un pò brasiliano (quel tanto che bastava per immaginare una squadra dalle giocate spettacolari) sembrava giusto non porsi limiti.

L'unica vera incognita pareva essere proprio l’uomo scelto per la panchina, Ferrara, che - dopo aver appeso le scarpe al chiodo, lavorato in società ed essere diventato "psicologo" nelle ultime due partite di campionato di quei giocatori che avevano dato chiari segni di malessere nei confronti di Ranieri - avrebbe dovuto trasformarsi in allenatore. Di una formazione considerata una "fuoriserie".

Altro che una Vecchia Signora con mancanza di liquidità e carenza di risorse economiche: era diventato necessario l’acquisto di un regista? E allora via Marchionni e un bel gruzzolo di milioni. Per un mediano. Con tanti ringraziamenti da parte della Fiorentina e dell’attuale dirigenza bianconera. Quella che la fantasia, prima di trapiantarla nel terreno di gioco, deve ora usarla per uscire fuori dalle sabbie mobili in cui la Juventus è stata condotta nelle scorse stagioni da chi era stato messo per lì gestirla.

Il livellamento verso il basso del calcio italiano ha fatto sì che - nonostante tutte le sconfitte accumulate - la squadra bianconera riuscisse comunque a raggiungere un piazzamento utile, anche quest'anno, per affacciarsi all'Europa calcistica. Quella meno nobile, ovviamente. Un'opportunità da conquistare, peraltro, solo dopo i preliminari e se si dimostrerà in grado di battere l'ultimo ostacolo (allo spareggio): quello Sturm Graz mai incontrato prima, che oggi ospiterà i bianconeri in Austria per la disputa della gara di andata.

Dopo, e soltanto dopo, si potrà dire di aver chiuso i contatti col recente passato sportivo marchiato (e "macchiato") Jean Claude Blanc.
Dall’anticamera dell’Europa League ai nuovi gironi di qualificazione: l’obiettivo è quello di iniziare un cammino, parallelo a quello del campionato, per il quale - al momento - è complicato prevederne la destinazione finale. Difficile stabilire se si possa considerare più vicino al concetto di "cantiere" il nuovo stadio (nel suo stato attuale) che sorgerà dalle macerie del vecchio "Delle Alpi" oppure questa squadra a cui mancano tanti, troppi pezzi per poterne valutare le reali prospettive.

Quello che è certo, è che questo non è il momento di fare gli schizzinosi: ben venga tutto quello di positivo che capiterà d’ora in poi. Sarebbe già un primo passo in avanti.
Inutile aggrapparsi ai ricordi, come quelli di una (formidabile) Juventus "made in Italy" del duo Trapattoni-Boniperti che iniziò proprio vincendo la coppa UEFA quel percorso che le permise di trionfare in tutte le manifestazioni calcistiche europee e mondiali.
Sono situazioni non paragonabili e, soprattutto, ci sono punti di partenza "diversi": gli aspetti che le potrebbe accomunare dovranno essere la "fame" di vittorie e la voglia di tornare ad alzare - al più presto - qualche trofeo.
E pazienza se sarà l’Europa League: come antipasto andrebbe più che bene.

Una Juventus da ringiovanire e rinforzare (anche) attraverso l'alleggerimento del monte ingaggi della rosa attuale, uno tra gli ultimi lasciti della vecchia gestione di Jean Claude Blanc.
Anche il suo, di stipendio, pesa parecchio nelle casse societarie: continuando a discutere delle situazioni contrattuali dei vari Zebina, Grosso e via dicendo, si corre il rischio di dimenticarlo.
O, più semplicemente, di parlarne troppo poco.
Considerando che si tratta del principale responsabile di questo scempio del quale, ancora per qualche tempo, anche chi è arrivato adesso al suo posto farà fatica a trovare le soluzioni giuste per uscire fuori da questa situazione.

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