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IL TERZO TEMPO - Tavecchio non salva nemmeno la faccia, l'Italia affonda con il presidente "in poltrona". Buffon lascia in lacrime ma c'è ancora un sogno da realizzare.

di Luigi Risucci

Il calcio italiano ha toccato il fondo nella notte di San Siro. Uno stadio bellissimo, vestito a festa, per una nazionale non in grado di ripagarlo, uno stadio che cantava l'inno a pochi minuti dalla fine cercando di spingere una squadra che ha messo orgoglio, è vero, ma che non è riuscita a violare la porta della Svezia per 193 minuti complessivi. Buffon che lascia la “sua” nazionale dopo 20 anni e ad un passo dal sesto mondiale che lo avrebbe incastonato ancor di più nella leggenda. Barzagli e De Rossi lo seguono a ruota, Chiellini potrebbe farlo a brava. E' l'Apocalisse, la fine di un'era. L'Italia mancherà l'appuntamento con un campionato del mondo dopo sessant'anni, saranno gli azzurri gli esclusi eccellenti a Russia 2018. E pazienza se Renzi non potrà tenere fede alle sue “minacce” di vittoria calcistica dirette a Putin, padrone di casa. Ma l'incredibile deve ancora accadere. A caldo ci mettono la faccia solo i giocatori, i “senatori” e qualche giovane speranza, mentre Ventura rinvia l'appuntamento alla conferenza stampa. Nessuna dimissione, Tavecchio convoca il vertice in FIGC e non si degna nemmeno di spiegare agli italiani, a quel pubblico meraviglioso della notte di San Siro, perchè la “sua” federazione ha toccato il punto più basso degli ultimi sessant'anni. Ma, come si dice, al peggio non c'è mai fine. Il meglio deve ancora venire: il responso del vertice vede prima abbandonare il tavolo delle trattative Damiano Tommasi, poi lo scontatissimo esonero di Ventura ma non le altrettanto auspicabili dimissioni di Carlo Tavecchio. Il presidente federale resta ben saldo sulla sua poltrona, pensando di salvare la faccia agli italiani ed alla maglia azzurra semplicemente rimuovendo il CT. In molti hanno filosofeggiato su questa eliminazione, accostandola al degrado sociale e culturale che vive il nostro Paese, alla esterofilia dei settori giovanili e non solo, alla mancanza di educazione allo sport. Tutto vero, certo, ma qualcuno si è domandato a chi spetta il compito di dirigere la “macchina” del calcio italiano? La FIGC dovrebbe essere il motore delle riforme, delle strutture, delle regole e delle politiche di investimento del settore calcio. É invece ancorata alle poltrone, a persone spesso impreparate che ricoprono ruoli apicali. Tommasi ha abbandonato i lavori perchè “non c'è voglia di cambiare”, in un momento in cui il calcio sembra terribilmente accostarsi alla politica. C'è da creare un gruppo che sarà orfano di molti dei suoi leader, c'è una panchina che scotta e che richiede pazienza e lavoro con i giovani. La struttura della squadra sarà rinnovata, con nuovi perni su cui instaurare l'ossatura tattica che il nuovo tecnico disegnerà. Tutto ciò non può prescindere dal cambio ai vertici, da una nuova figura in grado di riportare entusiasmo e soprattutto di dare idee utili per il calcio, per i giovani, che non siano la VAR o gli arbitri di porta di turno. Nessuno può puntare l'indice e giudicare ma i numeri sono sconfortanti, l'Italia è 16 nel ranking FIFA, è fuori dal mondiale e senza tecnico, leader e progetto. I risultati parlano da soli, ma l'autoconferma che Tavecchio si è regalato mostra che, probabilmente, certi organi apicali non meritano il pubblico di San Siro, la passione di un popolo, le lacrime di un campione come Gianlugi Buffon.

Buffon che avrà un alleato in più per cercare di raggiungere l'ultimo trofeo che gli manca. La delusione azzurra non potrà mai cancellarsi ma vincere la Champions sarebbe realisticamente un edulcorante non da poco. Sami Khedira, al rientro dalla esperienza in nazionale, ha promesso il massimo impegno per il suo capitano. Buffon e Barzagli saranno utili solo alla causa bianconera, Chiellini forse, per un periodo, quello fino alla pausa di gennaio, che dirà tanto sulla stagione bianconera. Da oggi, allenamenti a ranghi completi e vista sulla insidiosa trasferta di Genava contro la Samp. C'è un campionato da vincere e, nonostante tutto, per Buffon anche un sogno da realizzare in bianconero.


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