.

IL POTERE LOGORA CHI NON CE L'HA

di Thomas Bertacchini

"È chiaro che non c’è fuorigioco - dice Ferrara a Sky rivedendo le immagini - Dispiace perchè le partite possono cambiare e poi abbiamo preso gol".
Poche parole, misurate, rilasciate dall’allora tecnico bianconero Ciro Ferrara al termine dell’incontro con il Genoa disputato nel girone di andata (24 settembre 2009), quando alla Juventus venne negata una vittoria meritata sul campo a causa degli errori arbitrali di Saccani.
Metterle a confronto con quelle pronunciate domenica pomeriggio dal tecnico dei rossoblù Gasperini fa quasi sorridere: altro stile. Altra classe.
Abile a nascondere le lacrime quando fa comodo, bravo a piangere nei momenti giusti: ecco il perfetto candidato per la panchina dell’Inter, nel caso in cui l’attuale allenatore, Giuseppe Baresi, venisse sollevato dall’incarico.

Parole di fuoco dalle panchine, bombe carta sugli spalti: questi sono i teatri confortevoli (dove poter seguire le partite) nei quali dovrebbero tornare le famiglie, con i bambini al seguito. Si parla di modelli esteri da imitare: poi se ne importa qualche interprete sbagliato, come l’addetto nerazzurro agli arbitri Mourinho, e si finisce con lo scoprire che si adatta talmente bene alla nostra realtà da assimilarne i lati peggiori, farli propri e mettersi a gareggiare con qualche presidente (De Laurentiis) su chi è più piccolo o più semplicemente per intromettersi nelle faccende altrui. Leonardo, Prandelli, Ranieri, Zaccheroni: ecco alcuni tra gli attori più popolari del calcio nostrano adatti a portare un clima di serenità che nel nostro campionato non si è mai visto. E che continua, invece, a peggiorare inesorabilmente.

E’ bastato che una zebra addormentata aprisse gli occhi per gridare allo scandalo: nelle ultime tre gare una vittoria, due pareggi, ma - soprattutto - due rigori che non c’erano. Allarme rosso: può tornare tutto come prima (di Calciopoli), quando il calcio era "sporco" e vincevano solo due squadre (Juventus e Milan); meglio un mondo pulito e onesto come quello attuale, dove vince una sola società (l’Inter) e dove si presterà attenzione ai labiali e alle scritte sulle magliette, mentre fuori (violenze sulle gradinate, dichiarazioni infuocate nelle interviste, bilanci fantasiosi delle squadre, …) continuerà ad accadere di tutto.

Del Piero fa 445 (presenze in campionato); è tornata alla vittoria la Juventus; è tornato al goal Amauri (grazie ad un cross degno di quel nome, finalmente); è tornata quel pizzico di cattiveria in più che aiuta a superare quella linea divisoria tra un pareggio ed una vittoria. E’ tornato anche quel clima di antipatia che sinceramente mancava. Il potere logora chi non ce l’ha: la simpatia, nello sport, la si prova per i perdenti. Se qualcuno tenta di inserire questo virus nel DNA di una società come quella bianconera, i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti. E non è un caso se nel tourbillon di polemiche che si sono scatenate domenica, a partire da Torino sino ad arrivare nella tarda serata a Napoli, si sia poi eretta la figura di Roberto Bettega: ecco il comandante che si cercava. Così come casuale non può essere il fatto che qualcun altro, di grado superiore, è rimasto oscurato dalla sua juventinità.

Tolta la divisa del campionato, la Vecchia Signora indosserà giovedì sera l’abito elegante per il rientro in Europa (League): non sarà una serata di gala, ma si tratta di un appuntamento a cui non si deve rinunciare. Troppo importante riprendere confidenza con i successi, per far crescere quell’autostima che deve permettere di ritrovare al più presto la retta via.
Ajax e Juventus: due culture calcistiche diverse, due storie che si sono incrociate in alcuni dei loro momenti di massimo splendore. Dal goal di Johnny Rep all’inizio della finalissima di Coppa dei Campioni a Belgrado nel 1973, all’ultimo rigore segnato da Jugovic in quella di Roma del 1996.
Dal calcio totale olandese della formazione allenata da Stefan Kovács negli anni settanta ai giovani terribili di Louis Van Gaal degli anni novanta; dalla Juventus di Vycpaleck e Trapattoni a quelle di Lippi e Capello: leggende che si guardano negli occhi, si studiano, si affrontano a viso aperto per poi lasciarsi. E ritrovarsi dopo anni. Se non decenni.

In chiusura un complimento sincero ai giovani della Juventus protagonisti della "Viareggio Cup", per il costante ricordo di Alessio Ferramosca e Riccardo Neri. A distanza di più di tre anni dalla tragedia, quella è stata la ciliegina sulla torta della vittoria ottenuta nella finalissima contro l’Empoli. La naturale conseguenza di una squadra forte non solo dal punto di vista umano.
 


Altre notizie
PUBBLICITÀ