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I NUOVI ARRIVI E IL FASCINO DELLA VECCHIA SIGNORA

di Thomas Bertacchini

La scorsa estate il primo acquisto della Juventus nuovamente targata Agnelli fu quello di Simone Pepe; a distanza di poco meno di un anno (e dopo una stagione disastrosa alle spalle), Madama è ripartita annunciando di aver trovato l’accordo con Andrea Pirlo. "Quantità" da una parte, "qualità" dall’altra.

L’approdo a Torino di Pepe gettò nello sconforto quei tifosi bianconeri che speravano nell’imminente arrivo di (almeno) un campione in grado di farli sognare ad occhi aperti: c’era ancora tutta una sessione di calciomercato estivo da affrontare, ma erano talmente alte le aspettative riposte nel nuovo corso juventino che la delusione finì col prendere il sopravvento sulla pazienza.

Il Dottor Umberto Agnelli, padre del giovane Andrea, nei suoi anni di presidenza al timone della Vecchia Signora decise di portare sotto la Mole due fuoriclasse del calibro di Omar Sivori e John Charles per invertire una rotta che vedeva Madama incapace di raggiungere lo scudetto da cinque campionati consecutivi.

Tramandata geneticamente la passione per la Juventus al figlio, era opinione di molti che una storia simile potesse venire riscritta usando la stessa traccia, anche a distanza di più di cinquant’anni. Per una Vecchia Signora debole tanto dentro quanto fuori dal campo, invece, il nuovo Presidente bianconero ha deciso di puntare per l’immediato su una trama diversa, anticipata ai sostenitori nell’ormai famosa lettera scritta loro il 18 giugno 2010 e pubblicata sul sito internet del club.

In quelle poche righe definì Giuseppe Marotta "l’acquisto più importante" di Madama, chiese a Del Neri l’arduo "compito di riportare cultura e disciplina sportiva nello spogliatoio" per poi ammettere che "la distanza dai rivali, che si è creata in questi anni, richiede un percorso complesso".

Si iniziò così a parlare di un "cantiere Juve", proprio quando dalle ceneri del vecchio "Delle Alpi" ne era già stato aperto uno per la costruzione della nuova casa bianconera. Senza dimenticare come i disastri compiuti da Jean Claude Blanc (in entrambi i settori, a quanto pare) lasciarono alla nuova gestione una pesante eredità, venne poi scelta la strada dell’evoluzione del parco giocatori (in pratica una "rivoluzione mascherata"), da guardare crescere pazientemente nel tempo sorseggiando ogni tanto un bicchiere "mezzo pieno".

Alla conclusione di un campionato che ha portato la Juventus a stabilizzarsi nuovamente al settimo posto, Simone Pepe è rimasto uno dei pochi a salvarsi dal grigiore generale. Attorno a lui e a qualche altro compagno verrà costruita ora una rosa di ventiquattro calciatori pronta per affrontare gli avversari nella prossima stagione, infortuni compresi.

Il tono delle dichiarazioni che stanno accompagnando le presentazioni dei nuovi arrivi (oltre a Pirlo c’è stata pure quella dello svizzero Ziegler) è diverso da quello ascoltato nel recente passato: adesso trapela una maggiore sicurezza nelle potenzialità in sede di mercato del club. Per verificarne la differenza basta fare un salto indietro nel tempo e fermarsi al 28 agosto 2010, quando Del Neri - nel vedere Quagliarella mostrare contento la sua nuova maglia bianconera numero diciotto accanto a Marotta e davanti ai giornalisti - ammise: "Non si poteva fare più in fretta: il mercato ha i suoi tempi e dirigenti sono stati bravissimi".

Proprio in quei giorni Giampiero Boniperti rilasciò un’intervista a Enrica Speroni, inviata della "Gazzetta dello Sport". Non volle esprimere giudizi sulla nuova Juventus per non interferire con chi stava cercando di ricostruirla, lasciandosi scappare soltanto qualche piccola confessione: "La Juve bisogna vederla in campo, ne parliamo tra sei mesi. Perché l’importante non è solo comprare, ma gestire".
Alla luce dell’andamento negativo dell’ultima stagione, adesso si può affermare come le radici del fallimento bianconero si sono possano trovare in entrambi gli aspetti sopraccitati.

Pirlo, Ziegler, ma non solo: i nomi accostati alla Juventus tornano ad essere quelli di giocatori importanti, attenti al richiamo di Madama e consoni alle ambizioni di un club che deve riprendere a vincere non soltanto con le parole. A quelle si è aggrappato nella giornata di ieri Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, infastidito dall’inserimento del club torinese nella trattativa (aperta da mesi) con l’Udinese per il passaggio di Inler dai friulani ai partenopei: "La Juve? Ne ha bisogno. Con l’arrivo del nuovo allenatore dovrà cambiare 25 giocatori". Quando si dice il fascino di una Vecchia Signora: pensare che Mazzarri avrebbe fatto carte false pur di scegliersi quei venticinque elementi…
 


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