I cugini Andrea Agnelli e Yaki Elkann si spartiscono quel che resta della dinastia. Fuori Montezemolo!
Fonte: Dagospia.com
Alla fine di agosto, esattamente il 31, Luchino di Montezemolo compirà 63 anni. È probabile che per quella data il ragazzo dei Parioli abbia già concluso le sue vacanze durante le quali avrà scorazzato i figli e la moglie con la sua nuova barca, il Marhana, che rappresenta uno dei suoi giocattoli preferiti.
Invece di perdere tempo all'ombra dei Faraglioni e nella villa caprese del suo compagno di merenda Dieguito Della Valle, Luchino rientrerà a Roma per preparare la controffensiva all'ultimo e clamoroso siluro che gli è stato confezionato dalla Sacra Famiglia degli Agnelli.
Sembra infatti che dopo l'uscita dalla presidenza della Fiat assunta a maggio di sei anni fa quando morì Umberto Agnelli, il clan guidato da John Elkann abbia deciso di sfilare al povero Luchino anche la presidenza della Ferrari.
Nella sua infinita miseria Dagospia ha raccolto negli ambienti torinesi notizie precise sulle intenzioni degli eredi dell'Avvocato di estromettere Luchino da quella Ferrari che rappresenta una delle medaglie più prestigiose nella sua collezione di cariche.
Il medagliere glorioso del ragazzo dei Parioli ha cominciato a impoverirsi nel marzo di due anni fa quando lasciò la presidenza di Confindustria nelle mani di Emma Marcegaglia che non più tardi di ieri gli ha sfilato anche la presidenza della Luiss, l'università di Confindustria.
Questo 2010 è destinato a segnare profondamente la vita e il futuro del 63enne manager bolognese. È infatti l'anno in cui lascia ad aprile la presidenza della Fiat e annuncia: "si apre una nuova fase, il mio lavoro è compiuto".
Di fronte a questo colpo di scena la sorpresa è stata grande e da più parti è stata interpretata come uno sganciamento progressivo e programmato di Luchino in vista della sua discesa nel campo della politica. In realtà a spingerlo fuori dal Lingotto e dalla cerchia aristocratica della Famiglia, è stata soprattutto la sensazione di svolgere un ruolo marginale nei confronti di Sergio Marpionne e di Yaki Elkann, il primogenito di Margherita Agnelli che dopo la morte del figlio di Umberto, Giovannino, è stato scelto dal nonno come erede della monarchia.
Quando morì l'Avvocato molti pensarono che la dinastia si sarebbe spappolata e che la Famiglia avrebbe potuto implodere sotto il peso di un impero aziendale e finanziario di enorme portata. Invece, come avviene spesso nella storia ciclica del capitalismo, i 150 eredi si ritrovarono uniti dopo il funerale di Gianni Agnelli e fu Suni, la sorella più amata dall'Avvocato, a caldeggiare insieme a Gabetti la scelta di Montezemolo come uomo della transizione.
Susanna Agnelli, madre di sei figli, aveva in pratica adottato Luchino, ma nel maggio 2009 la morte di Suni ha tolto al ragazzo dei Parioli una tutela fondamentale. Da quel momento si può dire che Montezemolo è apparso agli occhi del clan "carne aggiunta", una specie di corpo estraneo, e da allora è iniziata l'irresistibile ascesa del giovane Yaki che nella primavera di quest'anno diventa tri-presidente: della Fiat, della "Giovanni Agnelli Sapaz" al posto di Gabetti, e prende in mano la cassaforte Exxor.
È evidente che di fronte a un rilancio così vistoso della componente familiare lo spazio per Luchino si è fatto sempre più stretto e non è un caso se sulla scena è entrato da protagonista anche l'ultimo degli Agnelli, il giovane Andrea figlio di Umberto e di Allegra Caracciolo.
Di questo ragazzo 35enne fino a poco tempo fa si sapeva pochissimo. Dopo un diploma a Oxford e una laurea alla Bocconi ha lavorato in Svizzera, a Lugano, sia a Maranello, alla Ferrari Idea S.A., una società creata per lo sviluppo del marchio di Maranello e messa in liquidazione nel 2004. Di sicuro ha una forte passione per lo sport che lo ha portato a chiedere a Yaki Elkann di prendere in mano la Juventus, la squadra del cuore del padre Umberto, disastrata dalla gestione degli ultimi anni.
Il giovane Andrea (carattere riservato, ma allegro e simpatico nella vita privata) ha accanto a sé Antonio Giraudo, l'uomo caro al padre Umberto che per 12 anni ha gestito come amministratore delegato la squadra bianconera insieme a Luciano Moggi e a Roberto Bettega. Dalle sorti infauste della "triade", Giraudo è uscito assolto nel novembre scorso, e oggi si ritrova come mentore e gran suggeritore del ragazzo Andrea che dopo il calcio vuole mettere le mani sulla Ferrari.
È questo il missile terra-aria che la Sacra Famiglia degli Agnelli ha preparato per Luca Cordero di Montezemolo, ed è un missile che non nasce soltanto da un'irrefrenabile passione sportiva, ma soprattutto dalla pace raggiunta nella Sacra Famiglia degli Agnelli dopo la penosa battaglia di Margherita per l'eredità del padre.
A Torino come a Milano e a Losanna dove l'inquieta madre di Yaki e di Lapo e di Ginevra è nata 55 anni fa, danno per certo che l'orrenda saga giudiziaria innescata da Margherita contro il resto della Famiglia e contro i due tutori, Gabetti e Franzo Grande Stevens, è arrivata al capolinea.
La conferma è peraltro evidente nel silenzio che è calato negli ultimi mesi sulla furibonda guerriglia in tribunale. Ancora non si è capito chi sia stato l'artefice della trama che è riuscita a ricompattare i pezzi di un clan, frammentato ed eterogeneo, costruito sui successi e sulle tragedie di sei generazioni.
Molto probabilmente gli autori della pax familiare vanno ricercati nell'anziano Gabetti, nell'avvocato Michele Galasso, legale che Giraudo e Andrea Agnelli hanno "girato" a Margherita, e soprattutto nell'azione diplomatica del superpresidente Yaki.
Resta il fatto che in questo nuovo scenario di capitalismo familiare, i due manager che rappresentano "carne aggiunta" rispetto alla Sacra Famiglia degli Agnelli devono prendere strade diverse. Il primo, Marpionne (un uomo che non ha mai conosciuto di persona l'Avvocato), l'ha già imboccata e si è fatto carico di gestire il futuro dell'automobile.
Perfino un sindacalista dal pensiero debole come il leader della Cisl, Bonanni, sta cominciando a capire che il cuore della Fiat è ormai a Detroit e non c'è spazio per i "cialtroni del Sud". Al clan guidato da Yaki (un uomo terribilmente tirchio e falsamente umile) interessa soltanto non perdere soldi nelle quattro ruote. L'impero è grande e gli interessi finanziari vanno ben oltre le Panda e i suv della Chrysler.
Il padre di Yaki, lo scrittore Alain che tra un flirt e l'altro ha letto perfino i libri di Joyce, gli ricorda ogni tanto che "quattrini e cretini non si fanno compagnia". È un motto saggio che vale anche per Luchino che entro la fine dell'anno sarà posto di fronte all'ultimatum di lasciare la casa del Cavallino rampante nelle mani di Andrea Agnelli, il giovane bocconiano che ha già ottenuto 80 milioni per rilanciare la Juve e che con l'aiuto del luciferino Giraudo vuole ritornare al primo amore di Maranello.
A bordo del Mahara Montezemolone avrà quattro mesi di tempo per mettere in piedi una controffensiva con gli amici degli Emirati Arabi che nel luglio 2005 hanno comprato per 114 milioni il 5% della Ferrari. Purtroppo l'accordo firmato con il Fondo di Abu Dhabi non ha portato alla quotazione in Borsa altrimenti Luchino potrebbe parare il colpo facendo una delle solite collette (come è riuscito a fare per l'Alta Velocità di Ntv e per le imprese del lusso).
Diceva il grande regista Fellini: "sono i soldi che fanno venire delle idee", ma questa volta al ragazzo dei Parioli i soldi non bastano, ed ecco allora che prende sempre più corpo la necessità di salire sul ring della politica. Dietro le spalle non ha una dinastia che lo metta in orbita come il Kennedy italiano, ma di pugni sul ring della Sacra Famiglia degli Agnelli ne ha presi anche troppi. È ora di scendere e di cambiare.