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ESCLUSIVA TJ - Lanzafame: "Mi ispiro a Conte, grande maestro. Quel paragone con CR7? Una spada di Damocle"

di Marco Spadavecchia

"Arrivo da un'annata positiva conclusa con una promozione. Un mio modello in panchina? Conte, un grande maestro da cui ho imparato tanto a Bari" racconta il 37enne ex bianconero Davide Lanzafame, oggi allenatore protagonista del brillante passaggio in serie D del Borgaro alla sua prima stagione da tecnico in Italia, dopo l'esperienza alla guida del Pestszentimré (quarta serie ungherese) e prima di finire il supercorso di Coverciano. "Abbiamo deciso di salutarci dopo un anno trionfale. Ho parlato poi con la Luese di Alessandria ma non c'erano i presupposti per partire insieme. Ora sono impegnato per prendere il patentino Uefa A. Nel frattempo valuterò, ho tanta voglia di tornare a mettermi in gioco e fare esperienza per potermi migliorare" confessa il giovane tecnico. 

Per lei che arriva dal vivaio bianconero, cosa significa oggi la Juve?
"Per me la Juventus è disciplina. Sono cresciuto con orari fissi, obiettivi chiari e grande ambizione. A Torino ho assimilato la cultura della vittoria. La Juve è stata la mia scuola di vita da cui ho tratto insegnamenti che poi mi hanno permesso di fare il calciatore professionista. Per fortuna o per sfortuna, il talento non è l'unica cosa che conta nel calcio". 

Cosa ricorda invece della sua esperienza sul terreno di gioco?
"Il mio esordio in prima squadra che arrivò con la Juve di Deschamps (dalla Primavera con Corradini in panchina, ndr) la penultima giornata a Bari". 

E poi a Bari lei ci andò la stagione successiva, con Conte come tecnico
"Il lavoro con mister Conte mi ha dato tantissimo. Lui e Marco Rossi (ct della nazionale ungherese, ndr) sono stati certamente i tecnici più importanti della mia carriera". 

Tornando alla Juventus, cosa le rimane oggi della sua breve avventura in prima squadra?
"Ricordo i cinque top player nell'anno di serie B. E mi riferisco ovviamente a Buffon, Camoranesi, Nedved, Del Piero e Trezeguet, calciatori mostruosi con cui ebbi la possibilità di allenarmi. Tra gli altri, condivisi lo spogliatoio anche con Chiellini, Marchisio Quagliarella, tutti ragazzi perbene e grandissimi giocatori da cui imparai moltissimo. Dopo la buona esperienza a Bari tornai poi a Torino per un semestre con Delneri. In quel periodo avevo una brutta pubalgia che non mi permise di potermi esprimere al meglio con la maglia bianconera. Si tratta probabilmente del rammarico più grande della mia vita". 

Oltre a Bari e Torino, quali furono le tappe più importanti in Italia? 
"A Parma con Guidolin segnai sette gol in serie A, compresa una doppietta proprio alla Juventus. E poi ci fu Perugia, una città che ancora oggi è nel mio cuore".

Come reti raggiunse l'apice in Ungheria, a Budapest, dove vinse il campionato e il titolo di capocannoniere con le maglie di Honved e Ferencvaros.
"Entrambe esperienze indimenticabili. In particolare con mister Rossi con l'Honved, visto il basso budget, fu qualcosa di incredibile. In Ungheria oggi il calcio è in forte sviluppo. Ci sono grandi investimenti sugli impianti e sulle strutture per i vivai. In generale, c'è entusiasmo e quindi molta gente allo stadio".

Diceva di Conte, grande maestro da cui cui arrivò anche un grandissimo paragone, quello con CR7.
"Giocavo da attaccante centrale. Fu lui a mettermi esterno d'attacco nel 4-2-4 e feci un anno oggettivamente mostruoso a Bari in B. Da lì a quel riferimento un po' ingombrante... parallelismo che in un certo senso fu per me una spada di Damocle. Quel paragone con Ronaldo da un lato mi lanciò ma dall'altro mi mise davanti a enormi aspettative, confesso, non così semplici da gestire. Per Conte ho comunque grande riconoscenza per il prezioso lavoro fatto insieme. E grazie anche ai suoi insegnamenti mi sono poi tolto delle gran belle soddisfazioni".


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