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ESCLUSIVA TJ - Francesco Repice: "Sarà una sfida equilibrata quella di stasera. La Juventus ha una consuetudine con la vittoria clamorosa. Vi spiego quale è il problema delle italiane in Europa"

di Mirko Di Natale

La Redazione di TuttoJuve.com ha contattato telefonicamente, in esclusiva, il giornalista e voce storica di Radio Rai, Francesco Repice, per parlare del match di stasera e non solo:

Ciao Francesco, questa sera ci sarà Lazio-Juventus. A che tipo di partita assisteremo allo stadio Olimpico?

"Sarà una partita interessante. La Lazio sta giocando un buon calcio e soprattutto ha dei calciatori, in assenza di impegni settimanali, che possono dare fastidio. Hanno ritmo, hanno gamba, sono ben messi in campo e possono mettere in difficoltà la Juve. Sarà una sfida equilibrata".

In campionato come vedi il discorso Scudetto: più Juventus, più Roma, oppure intravedi un'altra squadra che potrebbe allargare il discorso a tre?

"Secondo me non ci sarà un discorso a tre. La Juventus ha una consuetudine con la vittoria clamorosa. In pochi avevano capito il vero valore effettivo di Massimiliano Allegri: sembrava fosse arrivato un carneade, uno che non sapeva dove metter le mani. Credo, però, che la Roma ha più talento e più giocatori a disposizione numericamente. Sarà una lotta incertissima fino alla fine".

Come giudichi il cambio di modulo che ha portato i bianconeri dal 3-5-2 adottato da Conte al 4-3-1-2 di Allegri?

"Ti rispondo, sinceramente, che solo noi in Italia ci chiediamo se un difensore sia capace a giocare a tre o a quattro in difesa. Sono questioni veramente inutili. Un calciatore che gioca sia in Serie A, sia in Champions e sia in Nazionale deve esser bravo a giocare in entrambe le fasi. Altrimenti di cosa parliamo".

Un esempio lampante può essere visto in Vidic che, secondo molti, ha sofferto il cambiamento dalla difesa a quattro a quella a tre di Mazzarri...

"Il problema non è Vidic, sono tutte cavolate. Se non hai un centrocampo che fa bene la fase difensiva, puoi mettere in campo la difesa a tre, a quattro o a dodici, ma ci deve essere un modo di giocare al pallone che ti consenta di attuare ciò".

In Europa abbiamo assistito ad una Juve che ha battuto a fatica i greci dell'Olympiacos, ad una Roma che ha preso otto gol di scarto nel doppio confronto con il Bayern e ad un Napoli che è stato eliminato dall'Athletic Bilbao ora ultimo nel suo girone. A cosa è dovuto, secondo te, il problema delle italiane nelle coppe?

"Il problema sono i soldi. Ci vuole del denaro per comprare dei giocatori importanti. Ho avuto modo di vedere la Juventus in Grecia e ho avuto modo di vedere la Roma che ha giocato all'Allianz Arena. La Roma che ha giocato in Germania era la stessa Juve che aveva giocato, a Monaco di Baviera, due stagioni prima in Champions, cioè basando a prenderne due e accontentandosi di quello. I bianconeri visti al Karaiskakis è una formazione che si è svegliata negli ultimi trenta minuti dopo aver concesso, di fatto, un tempo agli avversari senza alcuna spiegazione. Quando parlo di soldi mi riferisco non solo alla qualità dei giocatori, ma anche dal loro modo di interpretare le partite. Non che la Juve sia inferiore all'Olympiacos e sia stata inferiore al Galatasaray lo scorso anno, ma ci vogliono dei giocatori con una determinata indole e con una determinata testa in campo europeo. Nè i bianconeri, nè i giallorossi, attualmente, possono disporre di ciò. Tutto questo ha un prezzo".

Sulle ultime parole di Conte che idea ti sei fatto?

"Conosco bene Antonio Conte e se lui parla così vuol dire che ha in testa qualcosa, vuol dire che con qualcuno ce l'ha sia dentro che fuori. Non è uno che parla a vanvera, se parla così vuol dire che ha i suoi motivi e ha qualcosa in testa. Anche le parole di Tavecchio sugli stage sono a conferma di questo. Non so a chi si rivolge quando il ct parla di avere i calciatori pochi giorni, ma è chiaro che si rivolge ai club. Il riferimento è intuibile anche quando parla di giocatori che storcono il naso, così come è altrettanto chiaro quando dichiara di non avere nessuno attorno che lo supporti. Il suo messaggio era rivolto all'esterno ai club e all'interno a qualcuno con cui, forse, si sarà fatto sentire".

Tu che puoi esser tranquillamente definito una memoria storica del calcio, qual'è la partita che hai commentato dei bianconeri che ricordi con più piacere?

"Di partite della Juventus ricordo di averne raccontate tante. Quelle che ti fanno più piacere sono le partite di Conte dove ho visto a pochi minuti dalla fine la squadra, vincere 3-0 in trasferta, alzare un pressing fino alla bandierina del calcio d'angolo. I bianconeri non hanno fatto partite epiche in questa gestione come Milan-Manchester del 2007 oppure Inter-Barcellona del 2010, ma ha disputato incontri schiantando gli avversari in Italia dove era nettamente la più forte fino a quest'anno e in Europa purtroppo non è riuscita a ribadire il concetto. Questa voglia di non lasciare mai nulla mi è rimasto impresso. Un esempio di ciò che ti sto dicendo è quel Cagliari-Juventus 1-3 giocata nel dicembre 2012 sul neutro di Parma, dove i giocatori vanno a fare pressing nei minuti di recupero. La partita che più mi ha lasciato dei ricordi, forse anche per motivi anagrafici, è quel Juventus-Atalanta del maggio 2012 con Alex Del Piero che va via. Io, che juventino non sono, vederlo andar via un po' mi ha fatto male".

Del Piero, quel pomeriggio, monopolizzò un'intera partita da solo...

"Sì, esatto. Non era mai successo - e l'ho scritto anche su Facebook - che si interrompesse per andare su un altro campo non per un gol e non per un calcio di rigore. "Sta uscendo dal campo Del Piero alla sua ultima con la Juventus", una cosa che ti lascia pensare. Poi il calcio è fatto di certe scelte".

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