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ESCLUSIVA TJ - Emery ammette: "Contatti con club italiani, Juve è il top. Sarri? Vi dico cosa mi ha colpito". E aggiunge: "A Ramsey ho fatto i complimenti per la scelta, su Rabiot..."

di Mirko Di Natale

Se gli nomini Turín (Torino ndr), dall'altra parte della cornetta si avverte un leggero sorriso. E non potrebbe esser così. Lo "Juventus Stadium" è stato il teatro del primo dei tre successi consecutivi europei di Unai Emery, che tra il 2014 e il 2016 fece razzia di Europa League alla guida del suo Siviglia migliorando, persino, i fasti gloriosi del decennio precedente. Navigando lungo il Guadalquivir in un percorso immaginario che lo porta fino in riva alla Senna, il tecnico di Hondarribia continua a vincere anche in Francia alla guida del Paris Saint Germain - anche se quell'1-6 a Barcellona è ancora ricordato - e nell'ultima esperienza sulla panchina dell'Arsenal ottiene comunque una percentuale del 55% di vittorie. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlare approfonditamente dei suoi ex giocatori Adrien Rabiot ed Aaron Ramsey:

La domanda d'apertura, inevitabilmente, è riservata al "Covid-19": come è la situazione in Spagna?

"La situazione in Spagna è difficile e di grande responsabilità. Ora non dobbiamo pensare al nostro mestiere, l'unica cosa importante è quella di aiutare il più possibile e in qualsiasi forma. Come cittadino, devo aiutare restando a casa seguendo le raccomandazioni sanitarie".

Così come la Spagna, anche l'Italia non sta vivendo affatto un periodo facile.

"Dobbiamo stare accanto ai più bisognosi, con la consapevolezza che rimanere isolati significa non contagiare nessuno. Non dobbiamo pregiudicare in alcun modo le persone più deboli. Ci rialzeremo".

Ha allenato fino a dicembre, le manca un po' il mondo del calcio?

"Un po' mi manca, ma stiamo vivendo un periodo storico in cui la maggior preoccupazione è dal punto di vista sociale. Provo ad aggiornarmi il più possibile, mi tengo sempre impegnato guardando partite e studiando i giocatori. Ma in questo momento la priorità è quello di aiutare la società ad andare avanti in questo momento difficile".

Al di là del periodo difficile che stiamo vivendo, è strano non vederla al timone di un club blasonato europeo.

"Ho allenato per 16 anni di fila, ora ho deciso di riposare un po' per preparare al meglio il prossimo progetto che potrà coinvolgermi. Come dicevo poc'anzi, sto guardando tantissimo calcio. Per la prossima avventura non escludo nessun paese: Inghilterra, Francia, Spagna, dove sono già stato, e l'Italia in cui non ho mai allenato. Mi sto preparando per fare la scelta giusta".

Ci fa capire abbastanza bene che le piacerebbe allenare in Italia. Ci sono mai stati contatti?

"Sì, ho avuto contatti con diverse società italiane. Ma per una cosa o per un'altra, non è stato possibile allenare in Italia. Ora sono aperto a tutto, tra l'altro seguo tantissimo la Serie A".

Uno di questi club che l'ha cercata, per caso, è la Juventus?

"Per rispetto e correttezza, non farò i nomi dei club che mi hanno cercato negli anni scorsi".

Che cosa ne pensa della Juventus? Quale è la sua opinione in merito?

"La Juventus ha un grandissimo allenatore, Sarri possiede esperienza da vendere ed è molto abile nel suo lavoro. Lo ha dimostrato in maniera brillante a Napoli e nell'anno trascorso a Londra alla guida del Chelsea. Penso che stia facendo molto bene in bianconero, in questo finale di stagione che verrà gli manca soltanto di riuscire a centrare gli obiettivi prefissati dalla società".

Tra l'altro, Sarri lo ha affrontato lo scorso anno sia in Premier che in Europa League. Che giudizio ha di lui?

"Mi ha molto colpito l'estrema attenzione per i dettagli e l'organizzazione delle sue squadre. Nell'ordine tattico, a spiccare sono le individualità. Nel Chelsea ha fatto molto bene: è arrivato terzo, ha meritato di vincere la finale di Europa League dove ha fatto meglio di noi. Ha svolto un gran lavoro in Inghiilterra, è ritornato in Italia anche perché è stato chiamato da un grande club come la Juventus".

La Juve, a suo avviso può vincere la Champions League?

"E' vero che all'andata il Lione ha messo in difficoltà la Juve, ma penso che i bianconeri fanno parte di quel gruppetto - composto da tre o quattro squadre - favorito per vincere la Champions".

Forse la poteva vincere nel 2017, quando ha eliminato quel Barcellona che aveva fatto 6 gol al suo Psg.

"Sì, concordo. Quella volta poteva davvero vincere la Champions".

In questa squadra ci sono due suoi ex giocatori: Blaise Matuidi ed Adrien Rabiot. Che ricordi ha di loro?

"Matuidi è un gran professionista, oltre che un gran giocatore. Possiede una gran personalità, le sue buonissime prestazioni hanno aiutato tantissimo la Juventus negli ultimi anni. Rabiot è più giovane, ma è all'altezza di giocare in un top club come lo è la 'Vecchia Signora'. Il primo è sempre l'anno dell'adattamento. L'ho visto giocar bene, ma c'è una concorrenza molto folta ed è normale che qualche volta non cominci dall'inizio. Adrien è un giocatore che vorei sempre avere nelle mie squadre, è stata una fortuna poterlo allenare. Potranno aiutarsi molto reciprocamente".

Ci può raccontare come era negli allenamenti?

"Un professionista esemplare, ha sempre avuto un buon rapporto con me, lo staff ed i suoi compagni".

Un altro giocatore che si è trasferito alla Juventus e che conosce molto bene è Aaron Ramsey: come mai non siete riusciti a trattenerlo a Londra lo scorso anno?

"Sono state decisioni prese dalla società e lo stesso Ramsey. Il giocatore ha deciso di partire e si è trasferito in una grande squadra, questo lo ha portato inevitabilmente a conoscere un altro calcio. Aaron sarà un giocatore molto importante per la Juventus, possiede la sua stessa ambizione".

Quando ha saputo che sarebbe andato alla Juventus, quale è stata la sua reazione?

"Gli ho fatto i complimenti, perché ha scelto una squadra dove può vincere tanto. La Juve è una big del calcio europeo e mondiale. Dopo tanti anni in Inghilterra, questa rappresenta una bella sfida per lui. Ruolo? E' un 8 o un 10, lui cerca sempre l'inserimento".

Una curiosità: ha vinto a Torino la prima delle tre Europa League consecutive. Pensa che sarebbe potuta andare diversamente con la Juventus di Conte in finale invece del Benfica di Jesus?

"Jorge Jesus è un ottimo allenatore, lo ha dimostrato tante volte. Il Benfica è una grande squadra, storica e con una tradizione importante alle spalle. Credo che vincere una volta l'Europa League sia difficile, farlo tre volte è difficilissimo. E' una competizione che è cresciuta tantissimo, con tante squadre forti che si affrontano per vincerlo. Più gli anni passano, più aumenta la difficoltà. E le squadre italiane, inglesi, tedesche, portoghesi sono veramente molto interessate ad alzare al cielo questo trofeo".

Si ringrazia Unai Emery per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.
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