ESCLUSIVA TJ - de Ligt, la benedizione di Stam: "Mi somiglia in qualcosa, è fondamentale che resti alla Juve. Avrà successo". E sul 5 maggio: "Aspetto ancora la bottiglia di champagne..."
L'Olanda, ricordata da tutti come la squadra dal calcio totale per eccellenza, nella sua storia ha avuto anche ottimi difensori. Un esempio lampante è stato Jakob Stam - meglio conosciuto con il nome di battesimo Jaap -, che nella sua carriera ha vestito le maglie di Manchester United, Lazio e Milan affermandosi come uno dei migliori nel suo ruolo della scuola orange. E chi meglio di lui, ora allenatore reduce dall'ultima esperienza alla guida del Feyenoord, ci può parlare bene dell'astro nascente Matthijs de Ligt? La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per parlarne approfonditamente e non solo:
Qual è la tua opinione sui primi mesi italiani di Matthijs de Ligt con indosso la maglia della Juventus?
"La mia opinione nei suoi confronti è positiva, negli ultimi mesi poi si è espresso veramente bene. E' stato un po' criticato, ma le difficoltà iniziali sono state dovute al fatto che doveva capire come adattarsi ad un tipo di calcio differente. E' ancora molto giovane, Matthijs gioca in un grande club che dispone di grandi giocatori e le pressioni a cui va incontro sono decisamente maggiori. Da considerare, inoltre, che gli avversari affrontati in Italia sono molto differenti da quelli incontrati in Olanda. La Juventus ha investito una cifra consistente per assicurarselo, in molti pensano sia stato pagato tanto ma a mio avviso bisogna solo pensare alla crescita continua avuta fin qui da questo ragazzo. Per me è stato molto bravo fin qui".
Hai accennato alle difficoltà incontrate inizialmente: te le aspettavi?
"Sì, a mio avviso è normale che un giocatore così giovane avesse delle difficoltà. Ha iniziato a giocare in un campionato nuovo e in un top club, in Olanda era più semplice in quanto le squadre affrontate erano di un livello inferiore. Ma è proprio lì che è diventato grande, per lui l’Ajax è stata una sfida vinta. Questa esperienza ha fornito sicurezza in sé stesso necessaria per affrontare squadre più forti. Il risultato attuale è questo: la Juventus crede in lui nella stessa maniera in cui Matthijs ha fiducia nelle sue qualità. E' un ragazzo intelligente dentro e fuori dal campo, ha voglia di imparare e si vede che vuol far sempre meglio. Questa è una buona qualità individuale. Deve imparare anche l’italiano in quanto è importante saper comunicare con i suoi compagni".
Quanto è importante per lui giocare con difensori forti come Bonucci e Chiellini?
"E' molto importante per lui restare accanto a Bonucci e Chiellini perché sono difensori di livello, vincenti e abituati a disputare grandi gare. Nel campionato italiano, loro sono i migliori in questo ruolo. Lo stesso Bonucci quando si trasferì al Milan non era lo stesso della Juventus, dunque non sono soltanto i più giovani a doversi adattare ma anche quelli con più esperienza quando cambiano squadra. La loro vicinanza è fondamentale perché possono insegnargli molto bene quel che deve fare, come difendere, come restare uniti. Nella Juventus, l'impostazione della difesa è più come concetto di squadra rispetto all'Olanda dove invece si preferisce l'uno contro uno".
Pensi che de Ligt potrebbe essere il tuo erede calcistico?
"Con molta onestà, non so se è uguale a me. In alcune qualità che possiede direi di sì, siamo simili nel modo di giocare ma non in tutto. In alcune parti di gioco lui fa qualcosa meglio di me e viceversa, difficile da dire ma lui non è come me. Posso aggiungere, però, che in qualcosa mi somiglia".
Un po' ti somiglia, ma non del tutto. Dunque, a quale ex giocatore del passato potrebbe assomigliare?
"Difficile fare un paragone con giocatori del passato. Lui è fisico, forte tecnicamente ed è capace di impostare l'azione, inoltre ha grande senso della posizione. In Italia c'erano molti calciatori forti e non riesco a trovarne uno, ma penso che lui avrà successo in Serie A e nella Juventus".
Pensi che de Ligt dovrebbe rimanere alla Juventus ancora per molti anni?
"A mio parere è fondamentale che resti perché solo così può migliorare, confrontarsi coi migliori, imparare a gestire la pressione in gare importanti in Champions e in Serie A".
Una curiosità che forse nessuno ti ha mai chiesto: hai mai avuto i ringraziamenti da parte dei giocatori bianconeri dopo il 5 maggio 2002?
"L’Inter era in vantaggio, ma vincemmo noi e la Juve vinse lo scudetto. I calciatori della Juve non mi ringraziarono, credo che debbano ancora farlo. Sarebbe carino sentire qualcosa da loro (ride ndr). Scherzi a parte, è quello che succede nel calcio. A volte ci si gioca il campionato fino alla fine e una squadra come quella Lazio non era una squadra che regalava i tre punti per far vincere gli altri. Volevamo fare bene, era la nostra ultima partita, l’ultima in casa. La Lazio era molto competitiva, volevamo fare bene contro grandi squadre ed è quello che abbiamo fatto. Li abbiamo battuti, sfortunatamente per l’Inter non vinsero loro il campionato. Lo vinse la Juve. Ma è quello che succede nel calcio. L’ho vissuto anche io. A volte è dura ma capita, allora augurai il meglio alla Juve. Ora sto ancora aspettando quella bottiglia di champagne".
Che poi, rimanendo in tema, hai sfiorato la Juve nella tua carriera.
"E' vero, sono stato molto vicino ad unirmi a quel club quando vestivo la maglia della Lazio (nel 2004 ndr) ma ho fatto una scelta diversa. Non perché non mi piacesse la Juve, anzi. Penso sia un grande club vincente con grandi tifosi, ma ho scelto il Milan. Nutro, però, grande rispetto per i bianconeri".
Si ringrazia Jaap Stam per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.