ESCLUSIVA TJ - A tutto Lichtsteiner: "Il mio ritiro, come mi ha cambiato la Juve e perché vince sempre". E aggiunge: "Sul trasferimento all'Inter, Pirlo, Dybala e Ramsey..."
Poco più di una settimana fa, Stephan Lichtsteiner annunciava al mondo intero il suo ritiro dal calcio giocato. Una scelta, questa, che ha trovato impreparati tutti gli amanti di questo magnifico sport, in particolar modo chi lo ha tifato e supportato nelle sue esperienze in Svizzera, Italia, Inghilterra e Germania. La nostra redazione lo ha contattato telefonicamente, in esclusiva, per capir meglio quali sono stati i motivi che lo hanno spinto a prendere questa decisione e per parlare, insieme, degli ultimi avvicendamenti in casa Juventus:
La notizia del ritiro è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Nell'ambiente non si aspettava questa notizia. Come è maturata questa incredibile decisione? Che cosa ci puoi raccontare a riguardo?
"Già da diversi anni, con la mia famiglia, stavo maturando questa decisione. Ero già vicino al ritiro la scorsa stagione, ma poi decisi di fare un altro anno in Germania e poi di smettere definitivamente. Non è stata una scelta presa all'ultimo momento. La mia priorità è rappresentata dai miei ragazzi che vanno a scuola, non puoi cambiare città ogni anno".
Credo tu possa esser orgoglioso della carriera che hai fatto, visto che hai giocato per tanti anni ad alti livelli e hai vestito la gloriosa maglia della nazionale svizzera. Che cosa ti mancherà di più del mondo del calcio?
"Sicuramente ciò che mi mancherà di più sarà il gioco in sé, lo spogliatoio per gli scherzi fatti e gli amici che ho incontrato durante il mio lungo cammino. Di sicuro non sentirò la mancanza del contesto, come i frequenti viaggi e le polemiche accese dopo ogni incontro (sorride ndr). Il mio sogno era quello di diventare un calciatore, posso dire di aver raggiunto questo obiettivo".
Ti piacerebbe rimanere nel mondo del calcio? Quali sono i tuoi progetti e che cosa ti piacerebbe fare?
"Ho vissuto talmente tanto questo mondo che sarebbe più facile rimanerci all'interno, ma valuterò due strade: la prima sarà quella di prendere tutti i diplomi per diventare un dirigente oppure un allenatore, la seconda riguarderà un progetto per la vita normale".
In un futuro molto prossimo, vorresti lavorare in Italia?
"Vedremo, vedremo, vedremo. Prima vorrei percorrer le due strade indicate, ma per decider bene avrò bisogno di un po' di mesi".
Si può dire che avendo giocato per tanti anni in Italia sei diventato ormai italiano d'adozione. E a Torino ti hanno conosciuto per sette anni come "Swiss Express". In che modo la Juventus ti ha cambiato?
"Quando arrivai alla Juventus, che non stava attraversando un periodo vincente, si avvertiva già una pressione differente rispetto a quella percepita nella mia esperienza alla Lazio. Qui devi vincere, non c'è altro messaggio che puoi apprendere. Ogni giorno pensi sempre questo, il mio obiettivo era di rimanere il più a lungo possibile in una delle società più grandi al mondo. La Juve mi ha cambiato tantissimo, forse anche come uomo, per il tipo di responsabilità. E' stata un'ottima scuola di vita".
C'è una domanda ricorrente tra i tifosi e, forse, anche tra voi giocatori: perché nella storia la Juventus vince sempre e le altre no? Che cosa c'è di diverso nella Juventus rispetto alle altre società?
"Perché la vittoria è nel suo dna, qui alla Juventus devi vincere e continuare a farlo. Non c'è mai nulla di regalato, ogni minuto in cui indossi quella maglia sei a conoscenza che devi sudare e correre più degli altri. E tutti all'interno di questo club vogliono farlo, questa è una grande iniezione di energie e stimoli che possono servire nei momenti duri e difficili in cui sei stanco e sotto pressione. Anche lo spogliatoio e i dirigenti sono sempre accanto per aiutarti, il segreto della Juve è la sua grande voglia di vittoria. Che è più grande di quella dei suoi rivali".
Forse dipende anche dai mostri sacri presenti nello spogliatoio: quando arrivasti te c'era Alex Del Piero, c'è stato Carlos Tevez ed oggi c'è Cristiano Ronaldo. Oltre a Gigi Buffon, Leo Bonucci e Giorgio Chiellini.
"Sì, è la loro grande mentalità che deve rimanere anche quando i grandi campioni vanno via. La storia dice che la Juventus vince quasi sempre, appena arrivi capisci che si respira un'aria diversa. Anche lo stadio e le infrastrutture sono necessarie per svolgere un ottimo lavoro".
Un amore quello con la Juventus che non è sempre stato senza problemi. Ricordo che ad un certo punto potevi andare all'Inter, ma non lo hai fatto. A distanza di anni ci puoi raccontare in che modo, poi, si è ricucito il rapporto con i bianconeri?
"Presi tante critiche per quel che venne riportato sui giornali, scrissero che avrei tradito la Juventus con l'Inter ma non era per niente vero. E nessuno mi ha mai creduto. La verità è che sono rimasto in bianconero, i fatti dicono questo. Posso dire che con l'arrivo di Dani (Alves ndr) sapevo che sarebbe stato più difficile giocare i grandi match, avevo due offerte fuori dall'Italia ma alla fine si risolse tutto e rimasi fino a raggiungere il settimo di fila".
Conosci molto bene Andrea Pirlo, come compagno in bianconero avete vinto davvero tanto. A tuo parere sarà in grado di gestire subito un gruppo di grandi campioni?
"Sicuramente il vantaggio di Andrea sarà quello della credibilità, perché tutti loro lo hanno conosciuto come calciatore e sanno benissimo quel che è stato in grado di fare. E' stato un vincente sia in Italia che in Europa, come uomo è molto simpatico e anche tranquillo. Non ho nessun dubbio: per me farà molto bene. Scommetto che saprà gestire al meglio questa squadra".
La Juve di Pirlo sarà migliore di far quella della stagione appena conclusa che ha un po' fallito a parte il nono di fila?
"Chiaramente quando vinci ogni anno le aspettative sono sempre più alte, la Juve arrivava da quattro anni di double e due finali di Champions ma non si può parlare di fallimento se riesci a vincere solo il campionato in una stagione. Allora le altre squadre che cosa devono dire? Sicuramente a livello di gioco non è stata all'altezza, ma non sarei così drastico nel descrivere l'annata passata".
Tornando a Pirlo, lui ha dichiarato di ispirarsi ad Antonio Conte. Come sarebbe rivedere di nuovo una Juventus con la difesa a tre e con giocatori come Chiellini e Bonucci che sono delle vere e proprie leggende?
"Sì, potrebbe essere anche perché siamo stati allenati da mister Conte per tre anni. Dipenderà molto dal tipo di squadra che gli verrà costruita, è difficile poter dare una risposta da molto lontano. Penso che queste sono domande che vadano rivolte a lui (sorride ndr)".
I tifosi sono divisi: Dybala deve restare oppure no? Quale è il tuo pensiero?
"Certo, per me deve rimanere. Sul piano calcistico, se la Juventus vuole continuare a crescere, non puoi dar via uno come Paulo che è un calciatore fuori dal normale. In Europa non esistono tanti calciatori come lui. Chiaramente non posso rispondere dal punto di vista economico perché non sono a conoscenza della situazione della società, ma sul campo è un fenomeno".
E sui terzini quale è il tuo pensiero? Alex Sandro e De Sciglio hanno finito il loro ciclo ed è giusto cercare sostituti come Gosens e Bellerin che conosci molto bene?
"Sul mercato non voglio dir tanto, ho giocato con Bellerin e ho affrontato come avversario Gosens. Non bisogna sottovalutare i giocatori in rosa della Juventus, dovesse dipender da me giocatori come Cuadrado ed Alex Sandro li terrei sempre".
Conosci Ramsey molto bene, non so se l'anno scorso hai dato qualche consiglio su come sarebbe stato alla Juventus. A tuo parere vedremo il vero Aaron quest'anno?
"Non lo so, quella inglese è completamente un'altra cultura. L'ho capito quando ho fatto il passo verso l'Arsenal, lui ha le potenzialità per fare grandi cose ma la pressione che vivi qui è diversa da quella di Londra. Per me può far bene, bisognerà solo capire se riuscirà ad accettare questa sfida anche dal punto di vista della mentalità".
Si ringrazia Stephan Lichtsteiner per la cortesia e la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.