.

Che il buon Dio ci eviti un altro Esposito o Raciti

di Leonardo Labita

"Ogni volta che un bambino prende a calci un pallone per strada, lì rinasce la storia del calcio" scriveva lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Il problema è quando ad essere preso a calci, è lo stesso calcio, ad opera di grandi (soltanto per questioni anagrafiche) che ragionano e agiscono da bambini, con l'augurio che quest'ultimi non si offendano per il paragone. Non vogliamo sprecare altre righe e far impegnare altre diottrie in merito al vergognoso post partita di coppa Italia, messo in scena della società Napoli, capace di superare quello di Pioli in occasione dell'ultimo Juve-Inter, che in realtà sembrava aver di gran lunga consolidato il primo posto nella speciale classifica dei piagnistei, grazie anche all'ingegnosa opera del canale tematico ufficiale nerazzurro. Quello che vogliamo fare è cercare di comprendere se i protagonisti di questa sceneggiata, a partire dai tesserati del Napoli, dal loro ufficio stampa, fino ad arrivare al giornalista della RAI che usa Twitter come fosse un ultras qualsiasi, facciano davvero fatica a capire come il loro atteggiamento porti soltanto ad un solo risultato: quello di fomentare odio e violenza. Odio su odio, che nell'era social quando va bene, finisce a "colpi di tastiera" dove madri, sorelle e mogli sono chiamati continuamente in causa, il problema è quando la realtà non è quella virtuale ma quella reale dove i tifosi (o coloro che poi cercando di definirsi tali) arrivano ad essere realmente, fisicamente in contatto tra loro. Perché allo stadium come successo ieri, un tifoso napoletano può esultare in modo del tutto legittimo e palese in una tribuna piena di juventini, senza per questo rischiare l’incolumità fisica, ma non siamo così sicuri che a stadio e maglie invertite questo possa accadere... Questa ormai quotidiana dose giornaliera di odio e violenza, somministrata da allenatori e giocatori che sproloquiano sui social, su giornalisti che non mancano l'occasione per trasformarsi in ultras, riesce pian piano a far effetto non solo in quei tifosi che per motivi culturali o intellettivi, riversano nel tifo del calcio il proprio istinto violento, ma anche in stimati professionisti, teneri genitori e dolci ragazze da far invidia anche all'ultras con il più lungo periodo di daspo a carico. Questa ormai quotidiana somministrazione dose giornaliera di odio e veleno, ovviamente nei confronti di quella Juve che vince da cinque anni, trova terreno fertile nell'atteggiamento provocatorio davanti la telecamera di Pioli, nella decisione di affidare la fascia di capitano da parte della Roma ad un suo tesserato che parla proprio di odio, piuttosto che in un tweet ingiustificabile di Tonelli (per chi non lo conoscesse, calciatore del Napoli) che forse ispirato da Enrico Varriale, scrive: "E' uno scandalo". Tutto questo trova ancora maggiore appoggio, quando si riesce perfino ad aizzare i tifosi contro i telecronisti che commentano la partita o nel presentarsi davanti la telecamera pretendendo e dettando le regole agli organi di stampa, cose da far invidia al Duce... L'importante di tutto questo è che questi personaggi siano pronti ad assumersi le responsabilità del clima che stanno creando, l'importante di tutto questo è non cercare chissà quale rimedio per capire il perché degli stadi sempre più vuoti in Italia, la risposta è molto semplice. Speriamo che il buon Dio possa evitarci un altro Esposito o Raciti, evitando di vedere i volti di questi stessi personaggi che si mostrerebbero scioccati, esterrefatti, con l’espressione di chi non sa darsi una giustificazione, pronti con dichiarazioni e tweet del tipo "Tragedia che deve far riflettere" "Siamo sconcertati" "E’ necessario sradicare la violenza dal calcio" "Ci stringiamo in un commosso abbraccio" e chi più ne ha più ne metta. Trovate la coscienza, e se ne siete capaci, pulitela. A fondo.


Segui Leonardo Labita su A PANE E JUVENTUS